Elezioni Comunali Reggio Calabria: la Lega insiste con Minicuci, Zagami e Lombardo ma i loro profili non convincono perchè sono poco conosciuti in città e con uno scarso “appeal” elettorale
“Appeal” debole, a tratti scarso. Popolarità ridotta allo zero virgola. Condivisione degli “alleati” inesistente.
La Lega è impantanata. Da quando, circa trenta giorni fa, il partito del Carroccio è stato designato per indicare il nome del candidato a sindaco del centrodestra alle prossime elezioni comunali di Reggio Calabria, gli uomini di Salvini non riescono a venire fuori dalle sabbie mobili in cui sembrano essere risucchiati.
A giocare un ruolo decisivo per l’empasse creatasi, l’inconsistenza del partito sul territorio e la mancanza di una classe dirigente autorevole, radicata, conosciuta. E apprezzata. E i numeri delle regionali dello scorso gennaio ne sono plastica dimostrazione. Ma i leghisti insistono su tre nomi che, già da qualche settimana, fanno discutere la base elettorale e gli alleati della coalizione, non convinti dai profili.
Tre profili di professionisti su cui sono forti le resistenze degli altri partiti ma anche della base degli elettori e dei militanti di centrodestra che non vogliono digerire scelte “calate” dall’alto senza logica, affidando la delicata competizione elettorale ad un candidato poco conosciuto dai cittadini e con un appeal quasi inesistente. “Nulla di personale”, confidano ambienti importanti del centrodestra reggino “ma rischiamo di non essere compresi dai reggini”.
Certo che da comprendere c’è poco. Il centrodestra ha avuto almeno due anni per preparare e programmare con lucidità un’alternativa all’uscente Falcomatà, ed invece a meno di sessanta giorni si ritrova senza candidato e senza liste (sono in molti che, nonostante un timido avvicinamento stanno seriamente pensando di ritirare la propria disponibilità dopo aver visto i nomi sul tavolo e la mancanza di unità nella coalizione).
Minicuci, Zagami e Lombardo non sembrano corrispondere ai profili chiesti a gran voce dalla città: sicuramente ottimi professionisti ma incapaci di appassionare quella grande fetta di comunità alla spasmodica ricerca di cambiamento e soprattutto affidabilità.
Il rischio ulteriore è che una scelta di questo genere possa, proprio nelle battute finali, dividere ufficialmente la coalizione con la corsa autonoma di esponenti fino ad oggi rappresentanti di partiti di centrodestra, soprattutto quelli che sono espressione del civismo: un’incognita per il centrodestra, uno scenario non proprio impossibile. I rumors in tal senso crescono, rispetto al malcontento sulle modalità di una scelta che sembra tanto quella di una “colonizzazione” della città.
Proprio per questo in molti si dicono convinti che, in queste ore, l’ultimo tentativo “di coalizione” sia quello di individuare un nome nuovo, conosciuto ed apprezzato in città e che possa immediatamente catapultarsi in campagna elettorale partendo dai contenuti e non dalla promozione del personal branding che, in caso contrario, sarebbe necessario.