La rissa di Reggio, la deriva di una società malata ed il fallimento dei nativi digitali

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Sono evidenti le mancanze della famiglia che non possono credersi innocenti

La violenta rissa di sabato sera a Reggio Calabria non è diversa da quelle di Napoli, Milano, Roma o qualsiasi altra città italiana (ma anche mondiale, probabilmente). Immagini squallide, che lasciano l’amaro in bocca e tracimano ignoranza autentica dei protagonisti. Ma le risse, la violenza, non sono certo fenomeni attuali.

Ma la società contemporanea, nell’epoca dei social, non si lascia scappare nulla ed immortala ogni singola azione, specie quelle spregevoli come quell’insulso tumulto di schiaffi, pugni e calci indegni di una società civile. Le risse ci sono sempre state: nel passato dovevi, purtroppo e per tua sfortuna viverle passivamente da spettatore in diretta, oggi deve subirle nel tam-tam comunicativo scrollando un qualsiasi social network. La tecnologia moderna da un lato ha aumento il rimbalzo mediatico di fenomeni disgustosi, dall’altro e cosa ben più grave, ha ampliato le distanze tra esseri umani, confinando i rapporti sociali a semplicistici scambi via chat.

L’io, il tu ed il noi, un abbraccio o un bacio sostituiti da fredde emoticon e abbreviativi che insultano anche la lingua italiana. C’è del marcio nella società moderna ed i nativi digitali che dovrebbero essere l’avamposto e i rivoluzionari di una nuova epoca, sembrano invece bifolchi primitivi carenti di raziocinio. Ed il futuro? Appare ancora peggiore. In questo vuoto educativo e formativo evidenti sono le mancanze della famiglia, intesa non come aggregato di donne e uomini, ma come elemento fondante che cresce e modella coscienze civili, snodo centrale della società: la famiglia è una società naturale, cuore della società civile. Le famiglie non possono dirsi non colpevoli davanti a cotanta violenza fisica.

Troppo spesso però i genitori al giorno d’oggi abdicano al loro ruolo, giustificano allo sfinimento i propri figli non comprendendo che così, crescono e pullulano generazioni “bruciate”, giovani convinto che a loro tutto sia concesso, in termini materialistici e anche comportamentali. Così in questa epoca fragile, a scuola se il figlio viene ripreso dall’insegnante, il genitore si scaglia contro l’insegnante e non pensa a punire il figlio; se le forze dell’ordine sanzionano un’infrazione di un ragazzo i genitori tendono ad incolpare chi tutela la Legge. E così via potremmo continuare con un lungo e corposo elenco.

Bisogna ripartire dall’abc. I genitori facciano i genitori: educhino, insegnino, puniscano. Non giustifichino a prescindere i figli. Le altre istituzioni accelerino i percorsi di crescita e confronto culturale utili a plasmare coscienze pulite. C’è una folla variegata lì fuori piena di cretini, presuntuosi e maleducati. Ma c’è anche una gran folla di gente perbene e di ragazzi lontani anni luce da gesti sconsiderati e indegni. La società deve guardare ad entrambi, per redimere i primi ed valorizzare i secondi.

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