Reggio Calabria, i partiti si interrogano in vista delle prossime elezioni comunali: meglio un buon candidato, o un buon sindaco?
A due mesi esatti dalle elezioni comunali di Reggio Calabria, impazza il toto-candidato: chi sarà davvero, alla fine, a sfidare Falcomatà? L’impressione è che stavolta non sia soltanto una partita a due: tra centrodestra, Klaus Davi, Fabio Foti del Movimento 5 Stelle, Pazzano a sinistra e un polo civico che potrebbe riunire molti degli altri papabili aspiranti sindaci, stavolta sembra inevitabile un ballottaggio tra i due candidati che avranno ottenuto il più alto numero di preferenze al primo turno. Perchè il 50%+1 in questo momento sembra un miraggio per tutti, soprattutto in funzione del voto disgiunto che consente agli elettori di votare un candidato a sindaco di una coalizione differente rispetto alla lista e al candidato al consiglio comunale che si decide di scrivere sulla scheda. Ecco perchè, al netto di progetti politici, il nome del candidato è così importante: può infiammare i cittadini, entusiasmarli o al tempo stesso deluderli soltanto per ciò che rappresenta, a prescindere dai contenuti che andrà a sostenere. E’ la democrazia. Ma nel primo ballottaggio della storia, quello voluto da Ponzio Pilato, la gente preferì Barabba a Gesù. E allora si capisce perchè il più grande dilemma che sta letteralmente affligendo le segreterie dei partiti è quello dei candidati.
Ben differente, invece, è la situazione nel centrodestra e nella società civile, che vivono un forte dibattito e un proliferare di liste e candidati da un lato sintomo della voglia di dare alla città un futuro diverso, dall’altro evidenza della consapevolezza di avere nelle mani il pallino della partita nel momento decisivo, perchè è tra questi candidati che si giocherà la vittoria.
E così il tema, triste, drammatico, diventa tra vincere e governare. Anzi, se vincere o governare. Bisogna scegliere, o l’uno o l’altro. E vincere sembra più semplice che governare. Ma gli unici a volere soltanto un buon candidato possono essere gli avvoltoi della politica, gli speculatori dell’area grigia, gli ‘ndranghetisti che brulicano se manca una leadership sana e competente. Insomma, tutti coloro che vogliono continuare a fare i loro porci comodi e basta, come accaduto fino ad oggi.
Quant’è davvero importante, quindi, che sia un “buon candidato”?
Certo, bisogna vincere. Ma l’impegno dei partiti dovrà essere profuso proprio a convincere la gente di aver scelto un buon sindaco, e non un buon candidato. Per quanto la partita possa sembrare inizialmente difficile e zeppa di difficoltà, dovere morale di un partito serio è quello di scegliere un buon sindaco, non un buon candidato. Se il candidato sarà un buon sindaco, la campagna elettorale dei prossimi due mesi sarà il passaggio più difficile e complicato di tutta la legislatura. Ma superata quella, la strada si presenterà in discesa nonostante le sfide più complesse e difficili, perchè ci sarà un Comandante al timone di Palazzo San Giorgio. E con un bravo Comandante, si può superare ogni tempesta.