“Vien da pensare che a molti conviene stare a casa, anziché cercare occupazione e questo è preoccupante, anche in prospettiva futura”: è l’allarme lanciato dagli imprenditori del turismo
Perché un giovane dovrebbe cercare lavoro, se può tranquillamente restare a casa percependo bonus fiscali e reddito di cittadinanza? E’ probabilmente la domanda che tanti italiani si saranno posti al termine del lockdown nazionale imposto a causa dell’emergenza Coronavirus. Una situazione che ha messo in difficoltà soprattutto i gestori di locali stagionali ed hotel, oggi alla disperata ricerca di personale. “Siamo nel momento clou di una stagione già di per sé molto complicata e si è aggiunto un problema gravoso: la difficoltà a reperire personale. In tanti vengono a fare il colloquio e poi ci rispondono che preferiscono rimanersene a casa, coperti da reddito di cittadinanza, bonus o altre forme di sostegno”, ha messo un imprenditore di Jesolo.
Un allarme a cui si accoda anche il presidente dell’Associazione Jesolana Albergatori, Alberto Maschio, che spiega: “Molti colleghi, ma il problema riguarda anche le attività di ristorazione, stanno continuando a segnalare alla nostra segreteria, ma anche a me personalmente, la difficoltà a reperire personale: si tratta di figure professionali tra le più disparate, per un totale che si assesta attorno al 30%. Già nel mese di luglio, quando il lavoro richiedeva l’assunzione di altre persone, avevamo ottenuto una risposta non particolarmente confortante da parte di varie figure professionali; in questo momento la situazione si è aggravata. Anche LavoroTurismo, il sito leader in Italia per la ricerca di personale nei settori dell’ospitalità, della ristorazione e del turismo, con il quale l’associazione collaba, sta riscontrando difficoltà a proporre potenziali collaboratori. Vien da pensare che a molti conviene stare a casa, anziché cercare occupazione e questo è preoccupante, anche in prospettiva futura”.
Cassa integrazione, divieto di licenziamenti, prestiti, sussidi: il governo ha steso un’enorme rete di protezione sotto decine di milioni di famiglie e sotto milioni di imprese, una manovra che se dovesse restare lì troppo a lungo costerebbe centinaia di miliardi e farebbe degli italiani un popolo di assistiti. E’ questo il concetto sui cui insiste Maschio: “Il problema è imputabile in parte a una sorta di cultura dell’assistenzialismo che si sta creando: stiamo pagando potenziali lavoratori per starsene a casa. Più di qualcuno, al termine del colloquio, ci ha risposto che preferisce non venire a lavorare, perché comunque percepisce, ad esempio, il reddito di cittadinanza”.
“Anche per evitare questa situazione – continua il presidente dell’Associazione Jesolana Albergatori – e creare comunque posti di lavoro, oltre che aiutare le aziende, fin da subito avevamo proposto la decontribuzione dei rapporti di lavoro stagionali. Il concetto era semplice: visto che lo Stato comunque garantiva un sostegno alle persone, proponevamo che questo importo si tramutasse in abbattimento del costo del lavoro; le aziende avrebbero potuto permettersi di avere del personale a pieno organico (oltre che un po’ di respiro, dal punto di vista dei costi, visto che quest’anno gli incassi avranno un abbattimento di almeno il 50%) anche nei momenti iniziali più critici della stagione. Il lavoratore avrebbe avuto un compenso più alto, rispetto, ad esempio, ai vari bonus ricevuti fino ad ora, la garanzia di un posto di lavoro, creando così economia. Purtroppo non ci hanno voluto ascoltare e queste sono le conseguenze. Ricordiamoci sempre che molte imprese hanno aperto, nonostante le incognite, per un senso di responsabilità sociale, cui non sono mai venute meno, contrariamente alle istituzioni. Il primo, vero, ammortizzatore sociale sono sempre state le piccole e medie imprese”.
Il rischio è quello di mandare in frantumi il settore del turismo, punto cardine per l’economia italiana. Camerieri, cuochi, bagnini e comunque i lavoratori dipendenti stagionali del settore turismo e degli stabilimenti termali ci stanno pensando due volte prima di accettare una proposta di lavoro: secondo quanto si legge nell’ultimo bozza del Dl Agosto, coloro che hanno cessato involontariamente il rapporto di lavoro nel periodo compreso tra il 1°gennaio 2019 e il 17 marzo 2020, non titolari di pensione, né di rapporto di lavoro dipendente, né di Naspi, è riconosciuta un’indennità onnicomprensiva pari a 1.000 euro e non di 600 euro come inizialmente previsto per i mesi di giugno e luglio. Un buon motivo dunque per non alzarsi dal letto la mattina per andare a lavorare o, perché no, un pretesto per chiedere di iniziare un rapporto di lavoro senza registrazione (in nero) garantendosi un “doppio stipendio”. Spendere quegli stessi miliardi per puntare sull’abbattimento del costo del lavoro sarebbe stato forse più opportuno per aiutare un’economia già in netta crisi vista la particolare situazione, ma probabilmente a Roma non ci avrà pensato nessuno…