Reggio Calabria, due piccoli focolai di Coronavirus e la città sprofonda nel panico più totale ma in realtà quello che è successo era ampiamente prevedibile, previsto e anche scontato. La situazione è sotto controllo, mentre la gente si indigna alla ricerca di un colpevole che non c’è
E’ colpa dei giovani che vanno a ballare in discoteca e “si ammassano” nei lidi. E’ colpa della movida. E degli immigrati. E’ colpa di chi arriva dal Nord e di chi va in vacanza all’estero.
E’ bastato qualche tampone positivo e la paura della gente è sfociata nella barbarie della caccia all’untore: siamo tornati indietro di mesi, non certo per l’emergenza sanitaria (che in Calabria non c’è oggi così come non c’è mai stata prima), ma per la psicofobia della gente che ha la necessità di individuare dei colpevoli, anche quando colpevili non ce ne sono.
Le notizie dal fronte epidemiologico continuano ad essere ottime e rassicuranti: oggi è il 77° giorno consecutivo (s-e-t-t-a-n-t-a-s-e-t-t-e-s-i-m-o, siamo ormai a oltre due mesi e mezzo!) senza morti a Reggio e in Calabria. L’ultima vittima Covid-positiva dell’intera Regione, infatti, risale al 29 maggio scorso quando un ultra 80enne pluri patologico per pregresse gravi malattie veniva a mancare presso gli Ospedali Riuniti.
In città ci sono stati due piccoli focolai: quello del Papo’s Cafe e quello dei Riuniti. Non è successo nulla di grave: pochi contagiati, tutti asintomatici, nessun ricoverato. Non è successo nulla di diverso rispetto a quanto era già accaduto a metà luglio alla Tonnara di Palmi. Non è successo nulla di diverso rispetto a ciò che era previsto e scontato, e che succederà ancora più volte nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi e nei prossimi anni. E’ la nuova normalità, la convivenza con il Coronavirus.
Il focolaio degli Ospedali Riuniti è ancora più piccolo: si tratta di 10 positivi, tra pazienti e dipendenti del GOM. Anche in questo caso, sono tutti asintomatici: nessuno è ricoverato, nessuno ha sintomi, nessuno desta preoccupazioni. Anzi: 3 su 10 sono già risultati negativi al secondo tampone, quindi si possono considerare guariti. I medici del GOM parlano di “bassa carica virale“, significa che in questo periodo dell’anno, grazie al clima caldo e soleggiato (molti studi scientifici hanno già dimostrato la stagionalità del Covid-19), il Coronavirus è meno pericoloso: gli effetti del contagio sono meno gravi nei pazienti che vengono a contatto con il virus, e il contagio stesso è rallentato rispetto ai mesi invernali.
E’ bene ricordare che questi casi emersi in città nelle ultime due settimane (26 positivi in tutto) sono stati certificati su un numero altissimo di soggetti sottoposti a tampone, oltre 4.000 persone. E’ risultato positivo lo 0,6% dei soggetti sottoposti a test nonostante fossero già test mirati a persone che hanno avuto contatti con positivi. Si tratta di un dato bassissimo che testimonia in modo inequivocabile che il virus sta circolando pochissimo in città.
Non c’è il minimo paragone rispetto al picco epidemiologico del 1° aprile, quando a Reggio Calabria avevamo 42 persone ricoverate per Coronavirus: 36 nei reparti e 6 in terapia intensiva. Quel giorno i positivi in isolamento domiciliare erano 150. Eppure neanche allora c’è mai stata alcuna emergenza sanitaria, la capienza ospedaliera garantiva ampie disponibilità di ulteriori posti letto e il contagio era molto contenuto nel territorio cittadino e provinciale. Ecco perchè a maggior ragione oggi non c’è alcun motivo di allarme. Già a metà luglio alla Tonnara di Palmi avevamo avuto un focolaio con 15 casi positivi in un paio di giorni, ma è stato immediatamente spento. E neanche i 28 immigrati pakistani giunti con il Covid-19 al porto di Roccella il 12 luglio hanno provocato alcun tipo di fantomatica “catastrofe” quotidianamente annunciata dagli “mpanicati“. Non è successo niente di grave, nè a Palmi nè a Roccella. Tantomeno a Reggio in questi giorni.
E’ molto importante che tutti, con senso di responsabilità, continuino ad adottare comportamenti coscienziosi seguendo le regole dettate dalle autorità competenti: lavarsi le mani, rispettare il distanziamento, utilizzare le mascherine se si frequentano luoghi chiusi e affollati come negozi, supermercati etc. E’ chiaro che, pur rispettando queste norme, non è possibile azzerare il contagio di un virus che circola in modo assolutamente incontrollabile in tutto il mondo e che quindi non si potrà mai arginare. Ne’ si può attendere come una chimera un vaccino che non sappiamo neanche se ci sarà mai, e qualora (come tutti ci auguriamo) dovesse essere individuato, è molto difficile che possa essere disponibile in pochi anni per tutta la popolazione mondiale.
Episodi terribili che non vorremmo mai raccontare.