Vincenzo il mitico

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Gli “Invisibili”, persone diverse tra loro ma tutti legati da un denominatore comune: l’essere nati brillanti in un paese non libero

Negli ultimi tempi sono diventata un po’ metodica come i vecchietti. Al mattino, per esempio, mi alzo presto prendo un caffè al solito bar,  mi siedo nel tavolino fuori e mi accendo una sigaretta. Al terzo quarto tiro arriva “Vincenzo il mitico”, fa due passi qua e là tra l’ingresso del bar e il mio tavolino, si avvicina, mi guarda negli occhi con le mani dietro la schiena e mi dice: “Graziella, amica mia, me lo offri il caffè? Ed io rispondo: “Sì”, e lui: “E una sigaretta?” ed io “Certo!”. Enzo sorride, con un salto felino arriva al bancone del bar, beve il caffe ed esce fuori a fumare. Sto sciupafemmine solitamente, ha delle bellissime camice di marca, legate all’ombelico con un nodo, dei pantaloni di lino bianchi, arrotolati al ginocchio a mo’ di pescatore, un paio di ciabattoni da mare ai piedi e la chiave di casa attaccata al collo. Enzo è un “Invisibile”, eppure è laureato in chimica e tecnologia farmaceutica e a me ha spigato il motivo per cui non riesco a perdere peso. Me lo ha chiarito al tavolino del bar, mi ha detto appunto che il mio problema era concentrato nella fase alcalina della digestione, putacaso la stessa cosa me la disse mesi dopo un luminare lombardo, ma dietro il compenso di 500 euro. Ma come mai un dottore in chimica e tecnologia farmaceutica, laureato con 110 e lode, pittore fine e poeta superbo è diventato un “Invisibile”? Semplice! Vincenzo ad un certo punto della sua vita ha incontrato un ostacolo, uno di quelli che con un po’ di ingegno e cura si superano facilmente. La famiglia del ragazzo ha usato entrambi gli strumenti e allora che cosa non ha funzionato?  Semplice! Vincenzo era di origine contadina e nel nostro ambiente non si perdona ai contadini l’essere nati brillanti. Dopo le cure, sono iniziate le angherie dei conterranei; i medici e la famiglia costruivano e il contesto ambientale distruggeva. Ma da chi era composto questo contesto? Generalmente erano persone mediocri che si rodevano il fegato perché Enzo era carino, elegante e parlava il greco e il latino con la stessa fluidità con cui io bevo un bicchier d’acqua. I miseri lo angustiavano perché la loro pochezza gli mordeva l’anima. Poi c’erano alcuni col chichè da bravi ragazzi, quelli, che magari facevano la Comunione ogni domenica e partecipavano alle marce per la pace o alle marce contro le mafie. Ora, a me, sembra d’ aver capito che le mafie sono la sopraffazione del più forte sopra il più debole. E allora? Quando sti bravi ragazzi angustiavano Vincenzo non commettevano anche loro una sopraffazione? E allora alle marce contro le mafie che ci andavano a fare? Poi c’erano alcuni padri di famiglia i cosiddetti “bravi figghioli”, quelli che “bucca hannu e parola no”, quelli tutti casa e lavoro, le mezze cartucce, quelli che per darsi un po’ di tono giocavano con Vincenzo come il gatto fa col topo. Infine, c’erano le persone per bene, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza; quelli a cui piangeva il cuore per la sorte di Vincenzo ed erano parecchi e il loro dolore era così profondo “da diventare un urlo silenzioso” per citare la filosofa tedesca Simon Weil. Alla fin della fiera, comunque, Vincenzo ha mollato la spugna e se ne è andato in giro fischiettando, osservando il mondo senza guardare nessuno. Alla fine il giovane chimico, non aveva più nulla da perdere perché, inoltre, “il popolo” gli aveva affibbiato anche il marchio d.o.c di “folle”. Ecco, secondo me, arrivati a quel punto Dio è morto. Lì è morta la “Speranza” del cambiamento, della salvezza. Le società schiave, quelle che hanno paura, danno i marchi alle persone e la nostra è una società non libera dal pregiudizio. Ecco perché, nel nostro ambiente il folle rimane folle, il mafioso rimane mafioso, il fedifrago rimane fedifrago, il drogato rimane drogato e il ladro rimane ladro ed il presunto gay rimane gay. Il pregiudizio uccide la Speranza e quando muore la Speranza “Dio muore”. “La massa è un mostro senza testa”, come diceva Oriana Fallaci e se non c’è testa non c’è il raziocinio, non si ragiona e come diceva Ghoia: “Il sonno della ragione produce mostri”. I  mostri dell’emarginazione e della morte sociale. Finito questo preambolo e tornando al tavolino del bar in compagnia di Vincenzo, io, solitamente, dopo aver fatto due chiacchiere me ne torno a casa e osservo. Guardo la gente per strada e incontro ancora altri “Invisibili”: Roccu u storto, imprenditore brillante finanziariamente fallito, Giulio il bello, la cui raffinatezza  e cura ai tempi, mozzava il fiato; la lista è abbastanza lunga e nutrita. Gli “Invisibili”, persone diverse tra loro ma tutti legati da un denominatore comune: l’essere nati brillanti in un paese non libero. Camminando ancora incontro anche tante persone perbene, la cui sofferenza di fronte alle ingiustizie è talmente profonda da diventare un urlo silenzioso e impercettibile. Mi vengono, allora ancora in mente, gli scritti di Simon Weil, “C’è nell’intimo di ogni essere umano, dalla prima infanzia sino alla tomba e nonostante tutta l’esperienza dei crimini commessi, sofferti e osservati, qualcosa che ci si aspetta invincibilmente che gli si faccia del bene e non del male. È questo, che è sacro in ogni essere umano. Il bene è l’unica fonte del sacro. Non si fa il bene quando si martorizzano i deboli, quando si marchiano le persone, togliendo loro la speranza di un futuro diverso, migliore. Chi usa questi atteggiamenti fa del male prima di tutto a se stesso e poi agli altri. Si fa del male perché non autoriconosce il Sacro che è tipico solo degli uomini. Ciò che distingue un uomo da un animale è il riconoscimento del Sacro in se stessi prima, negli altri dopo. Ora, se a Vincenzo avessero riconosciuto il senso del sacro anche lui come il luminare lombardo  di cui sopra avrebbe guadagnato 500 euro a visita, si sarebbe sposato e avrebbe avuto dei figli. E allora continuando a camminare e sfumacchiare e mi chiedo ancora: Con quale diritto e con quale autorità hanno tolto a Vincenzo e compagnia bella la speranza di una vita sana, pulita, bella, civile, diversa? CON QUALE AUTORITA’?COME SE LA SONO ARROGATI QUESTA AUTORITA’?

Graziella Tedesco

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