Silvio Berlusconi aveva promesso un Monza molto giovane, fatto totalmente di italiani, con i capelli in ordine e senza tatuaggi. Ma la realtà dice altro
Berlusconi dixit: “Per il Monza abbiamo un progetto molto particolare; pensiamo a una squadra molto giovane e tutta di italiani. Ragazzi che avranno i capelli in ordine, tant’è che a Monza e c’è già un parrucchiere pronto, gratis, che non dovranno avere la barba e assolutamente nessun tatuaggio. E non dovranno portare orgogliosamente orecchini vari. Saranno esempi di correttezza in campo, si scuseranno se faranno un fallo a un avversario e tratteranno l’arbitro come un signore; stringeranno la mano agli avversari alla fine delle partite e, se richiesti di un autografo, non faranno storie, ma scriveranno bene nome e cognome e andranno sempre in giro vestiti con sobrietà”. Un progetto interessante e controcorrente rispetto al calcio attuale. Tante belle intenzioni, ma la realtà dei fatti, a due anni di distanza da queste dichiarazioni, dice altro.
Promesse da marinaio, non mantenute, o se preferite (visto il personaggio) promesse da politico. Di quelle che vanno fatte durante la campagna elettorale per ammaliare gli elettori e foderare i loro occhi di prosciutto, di quelle che “conviene” fare per portare la gente dalla propria parte e che difficilmente vengono mantenute. Ci siamo abituati. Ma non vogliamo andare contro Berlusconi, lungi da noi. Ci atteniamo ai fatti. E quelli dicono che il suo Monza ha fatto benissimo in Serie C, stravincendo il campionato. E lì sì, tutti italiani, niente tatuaggi, orecchini, niente di niente. Tutto bene. Ma forse la promozione in Serie B ha dato alla testa anche all’ex presidente del Consiglio, visto che i primi acquisti dei brianzoli portano i nomi di Dany Mota Carvalho (a dir la verità arrivato già nella sessione invernale, ma a campionato praticamente già vinto), José Machin (Guinea Equatoriale), Christian Gytkjær (Danimarca), Mirko Marić (bosniaco naturalizzato croato), Carlos Augusto (Brasile). Ma il colmo si è raggiunto con l’arrivo di Kevin-Prince Boateng. Sulle qualità tecniche e umane del calciatore nulla da eccepire, ma il ghanese è quanto di più lontano dall’identikit fatto da Berlusconi per i calciatori del suo Monza. Straniero, una collezione di tatuaggi, capelli ordinati non ci sembra, con barba ed orecchini, uno stile tutto suo nel vestire. Per carità, a scanso di equivoci precisiamo subito che non abbiamo nulla contro razza, colore della pelle, tatuaggi, orecchini, vestiti, ognuno è libero di fare quello che vuole. Ma Berlusconi aveva pensato a tutt’altro mentre faceva quelle dichiarazioni.
Cosa è cambiato da due anni a questa parte? Berlusconi si sarà dimenticato le promesse fatte? No, sicuramente. Ma è un politico (che ci volete fare?), è abituato. Scherziamo (o forse no). L’intento era difficile da mantenere. Nelle squadre italiane vediamo sempre più stranieri e, anzi, uno dei problemi principali della nostra Nazionale negli ultimi anni è stato proprio il fatto di non avere in giro giovani pronti e che giocassero con continuità. Quindi perdoniamo il Cavaliere se non è riuscito a fare quello che prometteva, se ha predicato bene e razzolato male. E’ riuscito a conquistare una storica Serie B ed ora, insieme ad un dirigente navigato ed esperto come Adriano Galliani, sta formando sulla carta una delle squadre meglio attrezzate per raggiungere la promozione. E siamo sicuri che i tifosi del Monza saranno contenti. Anche se a portarli in Serie A dovessero essere calciatori stranieri, con orecchini e tatuaggi.