Elezioni Comunali Reggio Calabria, come leggere l’Exit Poll nella lunga notte prima dello spoglio

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Elezioni Comunali Reggio Calabria, il dato dell’Exit Poll del Consorzio Opinio Italia per la Rai e la lunga notte di attesa prima dello scrutinio

E’ iniziata una lunga notte prima dello spoglio a Reggio Calabria: è la prima volta nella storia delle elezioni comunali in cui bisogna aspettare addirittura il martedì mattina per l’inizio delle operazioni di scrutinio, a causa della concomitanza con il referendum costituzionale e le elezioni regionali che si sono tenute in Veneto, Liguria, Valle d’Aosta, Toscana, Marche, Campania e Puglia. I giochi sono fatti anche per il Comune di Reggio Calabria, ma per il risultato bisogna attendere domani. L’unica certezza è l’affluenza alle urne, che a Reggio è stata più alta di sei anni fa: è andato a votare il 67,03% degli elettori, pari a 98.576 persone sui 147.063 aventi diritto.

Foto StrettoWeb / Salvatore Dato

E sarà l’attesa di una notte lunga e snervante, soprattutto per i protagonisti e in modo particolare per l’uscente Giuseppe Falcomatà, che sperava di vincere al primo turno ed è rimasto particolarmente deluso dall’Exit Poll realizzato dal Consorzio Opinio Italia per la Rai. Secondo il sondaggio, Falcomatà e Minicuci andrebbero al ballottaggio con una percentuale molto vicina, entrambi tra il 31 e il 35% delle preferenze. L’outsider Angela Marcianò si classificherebbe terza, con una percentuale compresa tra 10 e 14%, seguita da Pazzano tra il 5 e il 7%. Poi tutti gli altri, compresi Klaus Davi e Fabio Foti del Movimento 5 Stelle, a dividersi il rimanente 1418% con Fabio Putortì, Maria Laura Tortorella e Giuseppe Siclari.

Come leggere il dato di questo Exit Poll e che affidabilità dargli? Per capirlo abbiamo confrontato gli altri Exit Poll realizzati dallo stesso istituto in questi giorni per il Referendum e per le elezioni Regionali, con i risultati reali.

L’exit poll per il referendum dava il Sì tra il 60 e il 64% e il No tra il 36 e il 40%. Alla fine il Sì ha vinto con il 69,5%, mentre il No si è fermato al 30,5%. In ogni caso, l’Exit Poll ha rispecchiato in modo molto verosimile la realtà.

Per quanto riguarda le Regionali, in Veneto la Rai aveva previsto Zaia tra il 72 e il 76% e il governatore uscente ha ottenuto il 75%, mentre lo sfidante Lorenzoni del centrosinistra era dato dal sondaggio tra il 16 e il 20% e si è fermato al 17%. In Liguria la Rai aveva previsto la vittoria di Toti tra il 51 e il 55%, e il governatore uscente ha raggiunto proprio il 55%, mentre lo sfidante del centrosinistra Sansa era dato tra il 38 e il 42% e ha ottenuto il 40% dei voti. Anche nelle Marche le performance del sondaggio Rai sono state eccezionali: Acquaroli del centrodestra era stimato tra il 47 e il 51%, e ha vinto con il 48% delle preferenze rispetto a Mangialardi che s’è fermato al 38% e nell’exit poll Rai era dato proprio tra il 34 e il 38%.

Nelle tre Regioni vinte dal Centrosinistra, invece, il risultato dell’Exit Poll si scontra con una realtà un po’ differente: in Campania a cambiare è solo lo spessore del successo di De Luca, stimato al 54-58% e invece forte di un 67% di preferenze, circa 10 punti in più rispetto a quelli dell’Exit Poll. Caldoro, lo sfidante del Centrodestra, era dato al 23-27% e invece s’è fermato al 16%. Situazione analoga in Toscana, dove Giani era stimato al 43,5-47,5%, in lieve vantaggio su Ceccardi al 40-44% e nei dati reali c’è stata la vittoria del centrosinistra ma con una forbice un po’ più ampia, 49% contro 40%.

L’unica Regione per cui si può considerare sbagliato l’Exit Poll della Rai è la Puglia, dove Fitto ed Emiliano erano dati in testa a testa, entrambi stimati alla pari con il 39-43% delle preferenze, invece l’uscente Emiliano ha vinto con il 47% dei voti mentre Fitto si è fermato al 39%.

In linea generale, tranne che per la Puglia, possiamo dire che l’Exit Poll realizzato dal Consorzio Opinio Italia per la Rai oggi è stato un successo straordinario, rispetto ai tanti strafalcioni a cui l’Exit Poll di altre elezioni del passato ci avevano abituato. Da qui a dargli particolare affidabilità per le elezioni reggine ce ne passa: analizzare il dato per una Regione è certamente più semplice rispetto a quello di un Comune, soprattutto se – come oggi accadeva in tutti gli enti regionali al voto – c’è una semplice sfida a due senza altri contendenti. In Veneto tra Zaia e Lorenzoni c’era il 92% delle intenzioni di voto dell’Exit Poll e c’è stato il 92% dei voti reali; in Liguria tra Toti e Sansa c’era il 93% delle intenzioni di voto e c’è stato il 95% dei voti reali; nelle Marche tra Acquaroli e Mangialardi c’era l’85% delle intenzioni di voto e c’è stato l’86% dei voti reali; in Campania tra De Luca e Caldoro c’era l’81% delle intenzioni di voto e c’è stato l’83% dei voti reali; in Toscana c’era l’88% delle intenzioni di voto e c’è stato l’89% dei dati reali; infine in Puglia c’era l’82% delle intenzioni di voto e c’è stato l’86% dei voti reali. Praticamente erano dei ballottaggi, e in quei casi è più semplice che un sondaggio fotografi molto da vicino la realtà.

A Reggio Calabria, invece, la situazione è molto differente: abbiamo 9 candidati, di cui 6 tutti competitivi oltre la soglia di sbarramento del 3%. L’Exit Poll si ferma, tra Falcomatà e Minicuci, a una stima del 66% dei voti complessivi: significa che c’è un altro 34% che viene assegnato ai vari Marcianò, Davi, Pazzano e Foti. Ecco perchè se il dato di Falcomatà e Minicuci dovesse essere sovrastimato, anche di poco o anche per solo uno dei due, allora l’outsider più quotato – Angela Marcianò – potrebbe anche ambire al secondo posto che la porterebbe al ballottaggio qualora nel sondaggio Rai lei fosse sottostimata. Dovrebbero allinearsi più dati, ma non è un’ipotesi impossibile.

Sono comunque teorie, fantasie. Poco meno di fantapolitica, al momento. Il dato dell’Exit Poll è quello, e conta per quello che è: un sondaggio realizzato chiedendo agli elettori per chi hanno votato uscendo dal seggio. Ma come mai i falcomatiani sono così nervosi e scontenti? Avevano la percezione di poter vincere davvero al primo turno, e invece secondo la previsione Rai sono nella migliore delle ipotesi 15 punti sotto, forse anche 20. Qualcuno ipotizza che alcuni elettori di Falcomatà lo votino per disperazione, turandosi il naso, vista la mancanza di alternative considerate ai loro occhi valide, ma se ne vergognino persino di dirlo nel sondaggio. E’ possibile, ma difficile che siano in tanti. Anche perchè soprattutto a sinistra tra Pazzano, Davi, Foti ma anche Siclari e Tortorella c’erano svariate alternative e un vero e proprio imbarazzo della scelta umano, ideologico e di programma.

Foto StrettoWeb / Salvatore Dato

Anche Minicuci è particolarmente deluso dall’Exit Poll della Rai: a differenza di Falcomatà, nell’ultima settimana di campagna elettorale un po’ tutti i big del Centrodestra si erano rassegnati all’idea di non poter vincere al primo turno ma non hanno mai messo in discussione il rischio di poter perdere il ballottaggio, e comunque si sentivano più vicini al 40 che al 30%, certi di superare al primo turno i consensi di Falcomatà. In realtà, l’outsider Angela Marcianò ha probabilmente raccolto consensi sì trasversali ma un po’ più sbilanciati nell’elettorato tradizionalmente di destra, deluso dalla scelta di un uomo come Minicuci e dalla presenza così ingombrante della Lega come leader della coalizione proprio nella città principale della Calabria.

La stessa Marcianò ha combattuto come un leone con l’obiettivo di centrare un ballottaggio che sarebbe comunque clamoroso considerando la sua candidatura di totale rottura rispetto ai partiti, completamente libera e indipendente, fuori da ogni tipo di schieramento politico e senza il supporto di alcun grande elettore. Anche qualora dovesse fermarsi al terzo posto con le percentuali stimate dall’Exit Poll della Rai, la sua non sarebbe una vera e propria sconfitta: mai nessuno a Reggio Calabria era riuscito a raggiungere percentuali così alte e, quindi, ad eleggere diversi consiglieri comunali, fuori dai riferimenti dei principali partiti ma con un’estrazione puramente civica. Potrebbe essere, a partire dal Consiglio Comunale, l’inizio di qualcosa di nuovo e diverso da tutto ciò che la città ha sempre visto fino ad oggi (soltanto chi non la conosce ipotizza che potrebbe apparentarsi con Minicuci in cambio di una vicesindacatura o una sindacatura della Città Metropolitana, proposte che tra l’altro ha già avuto – e rifiutato – prima di decidere di candidarsi autonomamente).

Ovviamente stiamo fantasticando, ma qualora davvero l’esito del primo turno fosse quello di un ballottaggio tra Minicuci e Falcomatà, l’esito sarebbe imprevedibile e probabilmente deciso all’ultimo voto. Minicuci potrebbe contare sulle preferenze dei delusi da Falcomatà, di coloro che vogliono cambiare le cose e che comunque non vogliono più il Sindaco che ha amministrato la città negli ultimi 6 anni e che al primo turno hanno votato chi Marcianò, chi Davi, chi Foti, chi Pazzano. Ma siamo sicuri che l’elettorato di Pazzano, di Fabio Foti e anche di Klaus Davi possa mai scegliere un candidato che non è leghista ma è stato comunque scelto dalla Lega di Salvini? Sarà più forte l’avversione nei confronti di Falcomatà e del suo modo di amministrare la città o il preconcetto ideologico nei confronti della Lega? Non è neanche affatto scontato che gli elettori che hanno scelto al primo turno Angela Marcianò vadano tutti a Minicuci in un’eventuale ballottaggio.

Minicuci punterebbe certamente sulla questione giudiziaria, chiedendo alla città di non fare una scelta suicida rivotando Falcomatà non solo dal punto di vista politico e amministrativo, ma anche perchè sul Sindaco uscente incombe la sentenza del processo Miramare che potrebbe determinare la sua immediata decadenza, per la Legge Severino, e quindi l’arrivo dei commissari.

Ad essere determinante potrebbero essere ancora una volta liste e consiglieri: se davvero, come ipotizza l’Exit Poll della RAI, a superare la soglia di sbarramento ed entrare in consiglio comunale non ci sarebbero solo le due principali coalizioni ma anche i candidati di Angela Marcianò, Saverio Pazzano, Klaus Davi e Fabio Foti, allora è evidente a tutti come chi – tra Falcomatà e Minicuci – dovesse perdere il ballottaggio, si ritroverebbe poi con appena 3-4 seggi a Palazzo San Giorgio nonostante un esercito di liste, candidati e di grandi elettori che hanno speso migliaia di euro nella campagna elettorale. Inevitabilmente avremmo tanti “trombati” che rimarrebbero a casa dopo aver ottenuto mille voti di preferenza. Ecco perchè domani sarà molto importante anche capire quali liste – tra quelle di Centrodestra e quelle di Centrosinistra – avranno ottenuto di più, e quindi quali consiglieri si impegneranno al massimo, personalmente, anche per il ballottaggio.

Sempre che il Consorzio Opinio Italia ci abbia preso. Fatto che – viste tutte le variabili in gioco – non è per nulla così scontato.

Buona notte prima dello spoglio a tutti. 

Appuntamento alle 9:00 in punto per lo speciale in diretta dai seggi, con i risultati minuto per minuto pubblicati su StrettoWeb.

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