Pasta con grani 100% siciliani, sarà vero? Cresce sempre di più la quota di grano estero importato

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Secondo lo studio di settore condotto dall’Osservatorio dell’Accademia Siciliana della Pasta, sulla nostra isola continuano a sbarcare navi con grano straniero e gli agricoltori hanno grandi difficoltà ad andare avanti

Pasta con grano tutto siciliano? Forse. Il problema della tracciabilità è però purtroppo reale. Scrivere un falso nell’etichetta è un reato ma quante tra le aziende che dichiarano che il proprio prodotto è confezionato con il grano nazionale dicono la verità? In realtà non molte, almeno in base a quanto risulta all’Osservatorio dell’Accademia Siciliana della Pasta che vuole essere un punto di riferimento sul mondo dei prodotti biologici e certificati a km0”. È questo quanto si legge nel documento redatto dall’ Osservatorio dell’Accademia Siciliana della Pasta che ha effettuato, sul tema, uno studio di settore.

In Sicilia, ad esempio, continuano a sbarcare navi con grano straniero e gli agricoltori hanno grandi difficoltà ad andare avanti: ‘Secondo i dati dell’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agro alimentare) la produzione nazionale di grano duro non è sufficiente a soddisfare la domanda estera e interna – spiega il presidente dell’Accademia Siciliana della Pasta, l’imprenditrice Margherita Tomasello, la cui famiglia è stata proprietaria dello storico pastificio palermitano -. Molini e pastifici, quindi, devono approvvigionarsi sfruttando i mercati con una quantità di grano dall’estero che oscilla tra il 30% e 40% del fabbisogno delle imprese di trasformazione’.

Le statistiche dimostrano che il consumo della pasta definita 100% italiana è cresciuto circa dell’8 per cento grazie soprattutto alle aziende a vocazione artigianale. ‘Questa, per noi di Accademia, è una grande vittoria – continua Tomasello – perché il consumatore comincia a percepire la qualità del grano italiano e, in particolare di quello siciliano. L’unica vera incognita rimane la quantità di importazione del grano estero che continua ad aumentare, invece di diminuire. Allora ci chiediamo quanto siano vere le diciture nei pacchi che promettono il 100% di pasta nostrana. Credo che ormai non basti più affidarsi alla reputazione del marchio, o alla brand reputation così come amano chiamarla gli uomini di marketing. I clienti infatti hanno bisogno di conoscere con certezza l’origine degli ingredienti, che deve essere riportata con esattezza e semplicità sulla confezione, per chiarire da dove arriva il grano sperando che durante la produzione non cada accidentalmente qualche chicco canadese o proveniente dall’estero’. Se guardiamo ad altri numeri forniti dall’Ismea, l’incremento dell’offerta del grano canadese ha toccato una quota del +22,6% rispetto al 2019 mentre per l’Italia i raccolti dovrebbero rimanere sugli stessi livelli dello scorso anno attestandosi attorno ai 3,8 milioni di tonnellate: un risultato del tutto simile a quello prospettato dagli operatori della filiera nazionale del frumento duro. Ma che non si è trasformato in un vantaggio per i coltivatori siciliani. ‘Nell’Isola – sottolinea la presidente dell’Accademia Siciliana della Pasta – il prezzo del grano non è aumentato nonostante a luglio siano cresciute del 2 per cento le trebbiature, che hanno riguardato l’80 per cento delle superfici, con risultati qualitativi molto soddisfacenti sotto il profilo del contenuto proteico. Se guardiamo al mercato interno la Puglia ha utilizzato il 10% in più delle superfici rispetto all’anno precedente ma le rese non hanno soddisfatto gli operatori mentre in Basilicata c’è stata una flessione del 2%. In controtendenza dovrebbe risultare la produzione delle Marche, dove le piogge sono state più favorevoli e le rese dovrebbero aumentare portando ad un incremento complessivo dei raccolti rispetto allo scorso anno anche del 10%“.

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