Reddito di Cittadinanza, Cafasso: “Metà dei percettori è evasore? Una buona parte di verità c’è. In Italia mancano totalmente le politiche attive del lavoro”
Nino Carmine Cafasso, giuslavorista, presidente dell’AIS (Associazione Imprese di Servizi) è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sul reddito di cittadinanza agli evasori fiscali. “I riscontri sono totalmente negativi –ha affermato Cafasso-. Nelle parole di Boeri sul fatto che la metà dei percettori del rdc potrebbe esse composta da evasori, una buona parte di verità c’è. Tutto è possibile, ma andiamo a verificare. Perché non si va a verificare? Il problema è dare del denaro finalizzato a trovare la giusta occupazione per questi signori. In Italia mancano totalmente le politiche attive del lavoro. Questa parte è assolutamente assente in questo momento. Come si può pensare che improvvisamente il lavoro arrivi quando non ci si prepara per affrontare questo tipo di opportunità? Diventa esclusivamente una partita di assistenzialismo. Ci vuole comunque una prospettiva e progettazione. Abbiamo scomodato un importante manager che è poi diventato presidente dell’Anpal che aveva assicurato che, attraverso l’incrocio dei dati, avrebbe rivoluzionato il mondo del lavoro, purtroppo nonostante i proclami questo tipo di risultato è ben lontano dal verificarsi. Se alcuni percettori del reddito di cittadinanza hanno risposto che non volevano andare a lavorare nei campi, penso che a quel punto non sia più un’operazione nobile, ma andrebbe gestita con la giusta determinazione”.
Sullo smart working. “Lo smart working, se gestito in un’ottica innovativa rispetto ad una norma un po’ vetusta, potrebbe dare ottimi risultati. Il problema è andarlo a regolamentare secondo una logica europea. Pensare che il lavoratore debba essere obbligato ad un preciso orario di lavoro come quando era in sede significa non sfruttare le potenzialità dello smart working. Io sono anche datore di lavoro e la mia esperienza è positiva, c’è maggiore produttività e redditività da parte dei dipendenti. C’è da dire però che l’aspetto psicologico è fondamentale, ogni persona vive questa situazione in maniera diversa. Bisogna poi considerare che si riducono fortemente i consumi dell’indotto, di quelle attività che vengono alimentate dal lavoratore che si sporta, dai trasporti ai bar”.