Referendum, Perilli (M5S): “vittoria dei cittadini. Taglio stipendi? Non solo in Parlamento ma anche nelle aziende pubbliche”
Gianluca Perilli, capogruppo del M5S al Senato, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sul risultato del referendum. “E’ stata una vittoria innanzitutto dei cittadini che ha dato fiducia al lavoro fatto dal parlamento con la riforma –ha affermato Perilli-. Dire che il M5S è stato il motore di questa riforma è un fatto vero. A fronte di dichiarazioni sulla carta favorevoli, non è un mistero che c’erano posizioni molto tiepide all’interno dei partiti. Dire che questa riforma fosse antidemocratica è stato un grande errore da parte dei fautori del no. Noi siamo in Parlamento e quello che stiamo dicendo lo stiamo dicendo con consapevolezza. Noi abbiamo sempre detto che questo era un referendum puntuale, con una modifica semplice. Ci siamo posti con i cittadini in maniera onesta e chiara, senza particolari interpretazioni, mentre gli altri facevano strumentalizzazioni”.
Sul taglio degli stipendi ai parlamentari. “Sfido chiunque a dire che carichiamo questa iniziativa di un significato ulteriore rispetto a quello che facciamo da anni. Non capisco perché se una cosa la fa il M5S dev’essere considerata come una cosa limitata al M5S stesso e non può essere abbracciata anche dalle altre forze politiche. Noi parlamentari del M5S alla fine prendiamo poco più di 5mila euro, perché rinunciamo a una parte dello stipendio. Avevamo proposto di iniziare da subito a decurtare gli stipendi di tutti i parlamentari, così come in altri settori del Paese nel pubblico. Anche in settori molto danarosi, come quello del calcio, vista la situazione hanno cominciato a capire che forse quelle cifre sono esagerate. Io la pongo in maniera molto sobria, vengo dal Consiglio regionale del Lazio dove abbiamo dimostrato che si poteva fare una campagna elettorale anche con meno di mille euro. Questa nel mondo politico è stata vista quasi una trasgressione. Invertire il senso storico di tante abitudini significa far crescere un Paese”.
Sulla legge elettorale. “Il percorso è molto difficile, c’è una maggioranza non omogenea rispetto alle provenienze, alle tradizioni politiche. Ci si è trovati su alcuni temi e obiettivi. La legge elettorale è una cosa a parte e necessita di una permanente discussione perché è difficile raggiungere gli equilibri. Intanto l’equilibrio è stato raggiunto sul tema del proporzionale, ora si affronterà il discorso delle preferenze”.
Sulle regionali. “Abbiamo cercato di fare quest’alleanza programmatica col Pd, laddove è stato possibile farlo lo abbiamo fatto come in Liguria. In altre regioni non c’erano le condizioni. Sicuramente ci possiamo impegnare di più, ma dire si dovrebbero impegnare più gli altri che noi. Noi abbiamo su certi temi un lavoro pregresso, molto importante, quindi va capito dove va messa l’asticella. Finire in mezzo a un fritto misto può diventare penalizzante per chi come noi ha un’identità precisa. Strizzarci l’occhio non è sufficiente, valutiamo i fatti concreti e lì purtroppo siamo da soli anche quando partiamo in tanti”.