20 e 21 Settembre gli italiani saranno chiamati al voto per il Referendum sul taglio dei parlamentari: le ragioni del NO
Al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari che si terrà 20 e 21 Settembre in Italia, voterò NO. Voterò NO perchè non ritengo sia la soluzione ai problemi del nostro Paese e del nostro Parlamento, bensì al contrario un’eventuale vittoria dei SI’ potrebbe soltanto aggravare il funzionamento, già estremamente farraginoso, della nostra democrazia. Il problema principale è quello della rappresentanza: soprattutto al Senato, con il taglio proposto dal legislatore ci sarebbero alcune Regioni che avrebbero un profondo deficit di rappresentanti parlamentari, e che quindi farebbero fatica a veder rappresentate le loro istanze in parlamento.
La riforma, concepita sull’onda dell’antipolitica per sbandierare il vessillo di aver dato un colpo alla casta, in realtà non taglia proprio nulla: le cifre del risparmio sarebbero irrisorie, l’equivalente di un caffè per un comune cittadino rispetto alle spese dello Stato. Se davvero si volesse risparmiare tagliando gli sprechi, si sarebbe dovuta fare un’altra scelta etica: tagliare i privilegi, e non i privilegiati.
Per i cittadini invece cambia moltissimo: oggi abbiamo 1 parlamentare ogni 63 mila abitanti, in linea con le altre grandi democrazie europee. La Francia ne ha uno ogni 70 mila abitanti, la Spagna uno ogni 76 mila abitanti, il Regno Unito uno ogni 46 mila abitanti: con l’eventuale vittoria dei SI l’Italia ne avrebbe soltanto uno ogni 100 mila abitanti, diventando l’ultimo Paese tra i big d’Europa per rappresentanza parlamentare.
Se i parlamentari saranno di meno, anche il lavoro delle Commissioni diventerà più lento e inefficiente, così come sarà molto più facile che i partiti e le lobby riescano a imporre un forte controllo e condizionamento sui pochi parlamentari esistenti. Più che concentrarsi sul numero, dovremmo trovare la soluzione di favorire il merito affinchè in parlamento possano tornare a sedere quelle che davvero sono le menti migliori del Paese, come accadeva molti decenni fa, e che siano profili di alto livello culturale ma ancora in grado di mantenere un forte contatto con il popolo, per interpretarne le sensibilità e capirne le necessità. In tal senso, sarebbe fondamentale tornare alle preferenze.
La riforma su cui siamo chiamati a decidere 20 e 21 settembre non entra affatto nel merito di questo tipo di necessità urgenti per il nostro Paese. E’ soltanto l’aborto della sottocultura populista che ha la necessità di rivendicare provvedimenti di facciata da sbandierare al popolino dell’invidia, dell’odio e della rabbia sociale. Abbiamo tagliato 345 parlamentari. Il Vaffa-Day è diventato realtà. Il Parlamento aperto come una scatoletta di tonno.
E pazienza se l’Italia va a rotoli e tutto funzionerà sempre peggio: intorno a qualche cadavere di leone festeggeranno orde di cani credendo di aver vinto. Ma i leoni rimarranno leoni e i cani rimarranno cani.