Calabria: usava gli impianti Sacal per estrarre criptovalute, nei guai dipendente dello scalo lametino

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Denunciato un dipendente della Società Aeroportuale Calabrese che utilizzava gli impianti Sacal per “estrarre” criptovalute

La Polizia Postale di Reggio Calabria e Catanzaro ha denunciato un dipendente della Società Aeroportuale Calabrese che utilizzava gli impianti Sacal per “estrarre” criptovalute.
Attirato dal miraggio dei guadagni offerti dalle nuove opportunità della tecnologica informatica, l’uomo ha approfittato della sua posizione lavorativa all’interno dello scalo aeroportuale di Lamezia Terme, per istallare un malware e sfruttare l’infrastruttura informatica della Sacal s.p.a., che gestisce gli aeroporti calabresi per ‘estrarre’ ovvero produrre moneta virtuale, mettendo in pericolo la sicurezza dell’infrastruttura critica.
Il tecnico addetto all’infrastruttura informatizzata dell’aeroporto di Lamezia Terme aveva avviato il business illegale pensando di passare inosservato.

I tecnici della Sacal, società che gestisce l’aeroporto, allarmati da alcune anomalie sui sistemi informatici della rete tecnologica aeroportuale, hanno immediatamente informato la Polizia di Frontiera, che ha richiesto l’intervento degli esperti della Polizia Postale. Gli investigatori, con la collaborazione delle autorità aeroportuali, hanno analizzato approfonditamente le partizioni della rete informatica interna all’hub aeroportuale, scoprendo la presenza, in due differenti locali tecnici, di una vera e propria “Mining farm”, una rete abusiva composta da ben cinque potenti elaboratori elettronici, denominati “Mining Rig”, termine con il quale si indicano in gergo tecnico i sistemi utilizzati per la creazione bitcoin o altre criptovalute, collegati alla rete Internet esterna attraverso i sistemi dedicati alla gestione dei servizi aeroportuali ed alimentati attraverso la fornitura di energia elettrica dell’Aeroporto. Tale architettura consentiva all’utilizzatore del sistema integrato con la rete aeroportuale, di approvvigionarsi della criptovaluta ‘Ethereum’, prodotta senza sostenere le ingenti spese di energia elettrica necessaria per il funzionamento h24 delle apparecchiature e sfruttando la connettività fornita dagli impianti info-telematici della Sacal, compromettendo la sicurezza ed esponendo i sistemi di gestione dello scalo.

L’Autorità Giudiziaria lametina, che ha convalidato il sequestro di tutte le apparecchiature elettroniche abusivamente installate nei sistemi aeroportuali, ha disposto ulteriori approfondimenti per accertare l’eventuale coinvolgimento di altri soggetti.

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