Cara Jole,
ti scrivo adesso che non puoi più leggermi e ti scrivo per raccontarti cosa sei stata per questa terra bella e sfortunata.
Sei arrivata in punta di piedi, meno di un anno fa, voluta da Berlusconi in persona a guidare la Regione più povera, arretrata e marginale del Paese. Lui, il Cavaliere, che ha governato l’Italia per oltre 8 anni, che è stato leader di una grande coalizione per tre decenni e che nonostante un potere sconfinato non era mai riuscito a indicare di persona personalmente il candidato alla Presidenza della Calabria. Il territorio aveva scelto Occhiuto, tuo amico e Sindaco della tua città. Salvini si è opposto, ha messo il veto soltanto perchè era indagato. Alla faccia del garantismo. Quant’è scomodo per un liberale come te avere un alleato così l’avevi confidato più volte… Fatto sta che involontariamente ti ha fatto l’assist più bello: Berlusconi a quel punto ha preso in mano la situazione e ha indicato uno dei suoi. Jole Santelli. E non se n’è discusso più.
Una vita in Forza Italia, sempre al servizio della politica, deputata di grande esperienza, donna forte e al tempo stesso umile: ti ho conosciuto meglio durante la campagna elettorale di Gennaio, e ho avuto la conferma di quelle sensazioni maturate nei pochi contatti degli anni precedenti. Una politica vera, d’altri tempi rispetto alla deriva dei populisti bipartisan dell’era dei social. Mai una parola fuori posto. Mai un gesto inconsulto. Ma tanto coraggio delle scelte e l’intraprendenza del fare. Oltre alla consapevolezza dei propri limiti, un pregio sempre più raro. La forza della tua libertà, della tua enorme distanza da logiche deviate dal malaffare. Doti e virtù confermate nei primi mesi di governo, quando sempre con disponibilità e gentilezza rispondevi a questo giornalista rompiscatole che chiamava a qualsiasi ora del giorno e della notte per sapere di quest’ordinanza o di quella dichiarazione.
La politica di egocentrici su facebook che poi però non hanno il coraggio di prendersi le responsabilità l’hai combattuta in silenzio, con il fare: hai agito da mamma sensibile di un territorio debole e smarrito. Hai guidato una Regione in un momento di enorme difficoltà con la giusta autorevolezza e altrettanta comprensione. Quante te ne hanno combinate per quei tavolini aperti in anticipo e in cui, dati alla mano, non s’è contagiato nessuno: ma il Governo è di opposto colore politico, quindi doveva contrastarti a prescindere.
Ti brillavano gli occhi quando in campagna elettorale parlavi della “reputazione” della Calabria. E non sarà certo un caso se l’ultimo post sulla tua pagina facebook, pubblicato poche ore prima della tua morte, racconta il cortometraggio di Gabriele Muccino “Calabria terra mia”, che sarà presentato martedì 20 ottobre alla Festa del cinema di Roma. Che non si azzardino ad annullare o rinviare l’evento. Chissà quanto ti incazzeresti da lassù. Avevi detto di voler lavorare per cambiare l’immagine della Calabria, e in pochi mesi nonostante le emergenze ci sei riuscita. Anche prima del corto.
Sono bastati quei tavolini all’aperto, sono bastati i dati del contagio così contenuto, a trasformare la dimenticata Calabria nella meta turistica più ambita dell’estate 2020 quando i nostri operatori turistici hanno recuperato in due mesi le drammatiche perdite del lockdown, ospitando un numero di visitatori senza precedenti nella storia.
Hanno provato a farti soffrire con considerazioni omofobe e sottoculturate. Che non ti scalfivano. Il tuo partito è l’emblema dei diritti delle donne e della parità di genere, come ha dimostrato con fatti concreti, dalle norme parlamentari alle posizioni di vertice tutte ricoperte da competenze femminili. Ma a differenza dell’isterico femminismo da pride, tu volevi farti chiamare Presidente. Jole Santelli è stato il Governatore. Quanto disprezzo ti facevano quelle paladine della fica che si vogliono far chiamare “Sindaca” o “Ministra”. Poverette. Hanno bisogno della “a” al posto della “o” per sentirsi donne. Si erano scandalizzate persino quando hai sorriso alla battuta di Berlusconi che a Tropea ci ha detto che in 26 anni non gliel’hai mai data. Vuoi mettere il gusto di rivendicare i diritti delle donne come fanno quelle debosciate delle Femen, rispetto a chi in silenzio, senza spogliarsi o sfilare per strada, ha approvato la legge sullo stalking che oggi in Italia è un reato soltanto grazie al meticoloso lavoro di Mara Carfagna, o al Codice Rosso che riconosce il reatro di matrimonio forzato e aumenta le tutele per le donne vittime di violenza e i minori orfani di femminicidio, fatto approvare da Forza Italia con il contributo decisivo di Giusy Versace, Matilde Siracusano, Mariastella Gelmini, Anna Rita Bernini, Stefania Prestigiacomo, Giusi Bartolozzi, Maria Rizzotti, Donatella Conzatti, Urania Giulia Rosina Papatheu e la stessa Mara Carfagna?
Non so cosa ci rimarrà di tutto questo; voglio sperare un solco profondo. Voglio sperare che lo spirito di una Regione con 2 milioni di abitanti vada oltre l’insegnamento di un singolo. Breve, ma intenso. Voglio sperare che la tua testimonianza, la tua azione, il tuo impegno ci lascino qualcosa.
Se riesci, fai un ultimo sforzo: proteggici da lassù. Perchè ne abbiamo davvero molto bisogno: il modo con cui te ne sei andata è l’ennesima beffa che i calabresi devono subire impotenti.
Buon viaggio Presidente, e grazie di tutto.