Mafia, processo a Matteo Messina Denaro per le stragi del ’92: i giudici in camera di consiglio

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Sicilia. Processo a Matteo Messina Denaro, il pm: “Decisione di uccidere i due giudici ben piazzata al centro di una strategia stragista a cui Matteo Messina Denaro ha partecipato con consapevolezza, dando disponibilità totale”

I giudici della Corte d’Assise di Caltanissetta si trovano in camera di consiglio, dove dovranno giudicare il latitante Matteo Messina Denaro, accusato di essere tra i mandanti delle stragi che nel 1992 costarono la vita ai magistrati Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, insieme ad 8 mebri delle rispettive scorte.

Il collegio è presieduto dal giudice Roberta Serio e si è riunito dopo una breve udienza durante la quale Salvatore Baglio, avvocato d’ufficio di Messina Denaro, ha replicato al contenuto di una memoria depositata dal pm Gabriele Paci in una delle ultime udienza. Quest’ultimo ha chiesto la condanna dell’imputato all’ergastolo con una lunga requisitoria durata otto udienze. L’avvocato difensore ha invece chiesto l’assoluzione poiché il fatto non sussite.

Questo un estratto della requisitoria del pm, durante la quale viene messo in evidenza il ruolo significativo assunto da Matteo Messina Denaro in relazione alle stragi del ’92, per le quali non era ancora mai stato processato: “La decisione di uccidere i due giudici non fu un fatto isolato, ma ben piazzato al centro di una strategia stragista a cui Matteo Messina Denaro ha partecipato con consapevolezza dando un consenso, una disponibilità totale della propria persona, dei propri uomini, del proprio territorio, delle famiglie trapanesi al piano di Riina che ne fu così rafforzato e che consentì alla follia criminale del capo di Cosa Nostra di continuare nel proprio intento: anzi, più che di consenso parlerei di totale dedizione alla causa corleonese“.

Matteo Messina Denaro, ancora latitante era già stato condannato all’ergastolo per le stragi del 1993 a Firenze, Roma e Milano in cui morirono 10 persone.

Riguardo al procedimento in atto ad oggi, iniziato nel 2017, vede i figli ed il fratello del giudice Paolo Borsellino tra le parti civili. A costituirsi anche l’Avvocatura di Stato, in rappresentanza di Presidenza del Consiglio e del ministero dell’Interno.

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