Reggina, Raffaello a StrettoWeb: “altro che lecchino, con Gallo non c’entro nulla. Vi racconto com’è nato l’inno, dagli aneddoti dell’Olimpico all’incontro con Foti al Miramare”

StrettoWeb

Ai microfoni di StrettoWeb il cantautore dell’inno ufficiale del club amaranto ‘Vai Reggina’, Raffello Di Pietro, che parla anche del suo nuovo album

Se a un tifoso amaranto non eccessivamente in là con l’età chiedi: “Qual è la tua canzone preferita?”, è alta la probabilità che risponda Vai Reggina. Questo brano è diventato, ormai da tanto tempo, “IL” brano. E’ la canzone che rappresenta “l’entità Reggina” in tutto e per tutto, con la sua storia, la passione del tifo e della città. E’ la canzone che si ascolta in auto, che si utilizza come suoneria del cellulare, che si ascolta allo stadio all’ingresso delle squadre e dopo importanti eventi. E’ la canzone di tutti. E, da più di un anno, è anche diventato l’inno ufficiale, dopo l’acquisizione da parte della società dopo l’avvento di Gallo.

Il cantautore del brano è Raffaello Di Pietro, che nei mesi scorsi ne ha annunciato uno nuovo dedicato alla Reggina, dal titolo “Cuori amaranto“. Ha lanciato l’anteprima sul profilo personale Facebook, svelando una parte di testo e di video. Incuriositi dalla canzone che uscirà nel suo nuovo album, abbiamo deciso di fare quattro chiacchiere con lui sull’argomento.

“Io con Gallo non c’entro niente, assolutamente – esordisce ai microfoni di StrettoWeb in relazione alle critiche ricevute per aver parlato del presidente nel suo nuovo brano, in tanti lo hanno infatti additato di essere un ‘lecchino’ del patron romano – ‘Non importa cosa siamo, ma dove andiamo’, recita una parte di testo. A dimostrazione che è la storia a farla da padrone, con i personaggi che cambiano e la arricchiscono. Se io parlo di Reggina parlo della sua storia e Gallo ne fa parte. La gente pensa che io abbia accordi con lui, ma non è affatto così. Anzi, c’è anche del malcontento, ma la canzone l’ho voluta scrivere lo stesso, per la città e per i tifosi. Sono stato contento quando il presidente è arrivato a Reggio Calabria e ha deciso di investire, ma non mi si venga a dire che io sia un suo servo. Tutt’altro. Purtroppo si parla senza sapere. Io sono nato a Reggio Calabria, questa canzone l’ho voluta scrivere io senza alcuno scopo. Mi sentivo ispirato e l’ho fatto”.

Come nel caso di Vai Reggina.

“Sì, esattamente. Io vivo da 30 anni a Roma, abito di fronte allo stadio Olimpico, eppure non c’ero mai andato fino al 1999. Avevo fatto una promessa: andare la prima volta che ci sarà Roma-Reggina. Avendo un’amicizia con Carraro, ebbi in regalo un biglietto in tribuna stampa. Quella partita fu fantastica, vincemmo 0-2 con gol di Cozza e Cirillo. E così tornai a casa ispiratissimo, sapevo già che testo scrivere, l’unico dubbio era se parlare di Maestrelli o di Granillo nella canzone. Alla fine optai per Granillo, anche per la questione stadio e perché suonava bene. Da lì poi è diventata una canzone conosciutissima a Reggio Calabria e di questo sono molto contento”.

Come ne venne a conoscenza l’allora presidente Foti?

“Dopo aver reso pubblico il brano, avevo piacere che arrivasse alla società, anche soltanto perché la ascoltasse. Così ci sentimmo con Foti e fissammo un appuntamento, in autunno. Ci dovevamo incontrare al ‘Miramare’, ma mi rimandò tantissime volte. Alla fine, riuscì a venire da me e gli feci ascoltare il brano”.

Come andò?

“Non lo vidi entusiasta. La ascoltò, mi fece i complimenti e poi mi regalò due magliette”.

Però poi il brano diventò famoso a Reggio, forse la canzone piaceva?

“Sì, anche perché iniziarono a passarla allo stadio. Io ero contento di questo, anche se non era inno ufficiale la mia canzone veniva ascoltata dalla gente. Un anno, quando la Reggina era in Serie A, durante le feste mariane venni invitato da Gigi D’Alessio, che cantava a Piazza del Popolo. Mi fece salire sul palco, mi presentò come un’artista di questa terra (Reggio Calabria, ndr) e mi fece cantare la canzone”.

Poi arriva Gallo e la canzone diventa ufficiale.

“Sì, ci siamo incontrati a Roma con lui per gli accordi sull’acquisizione dell’inno, affinché diventasse ufficialmente del club. Per gli accordi non è stato come mi auspicavo ma va bene così, la canzone adesso è a tutti gli effetti ufficiale”.

Torniamo a parlare della tua nuova canzone, “Cuori Amaranto”. Ci puoi svelare la data?

“Uscirà presto, siamo avanti con il lavoro e tante cose sono già pronte. Intanto ho pubblicato l’anteprima della canzone, che farà parte dell’album “Personale sognante”. Mi piacerebbe anche potermi esibire a Reggio Calabria, cantando per la prima volta dal vivo questo brano, ma la situazione attuale non me lo permette ovviamente, per via degli assembramenti vietati. Ho pensato così ad una sorta di concerto online, sul web. Registrerò da uno studio di Roma e la gente potrà vedermi in streaming”. 

Parlando ancora di “Cuori Amaranto”, la gente ha anche criticato il fatto che nell’anteprima del video da te pubblicata compaiano immagini di Roma.

“Quella è un’anteprima, non è il video completo. Nel video completo ci sono immagini di Reggio per il 95%, poi qualcosa di Roma. Ma si parla della città di Reggio e ci sono le bandiere amaranto. Io penso che le persone debbano criticare sempre tutto e tutti. Io amo Reggio, amo la città e amo le persone, quelle non cattive e che non trovano da criticare ovunque. Siamo un popolo stupendo, ma abbiamo un piccolo difetto”.

Quale?

“Quando non riusciamo ad arrivare a qualcosa, siamo invidiosi di chi ci riesce”. 

Chiudiamo con la più classica delle domande: verrai al Granillo, ovviamente quando sarà possibile? Sei già stato in passato allo stadio a vedere qualche partita?

“Sì, ai tempi della Serie A venni più volte invitato. Di recente anche l’ex presidente Praticò mi aveva chiamato più volte”. 

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