Sicilia. Il sindaco di Agrigento pronto ad alzare i toni della protesta dopo la rivolta dei migranti ospiti del centro “Villaggio Mosè”. In controtendenza però sul tema Covid19: “I positivi non sono arrivati sui barconi, sono i nostri villeggianti”
“Ora basta, sono mesi che segnaliamo alla prefettura che il centro di accoglienza si trova in una zona dove non dovrebbe stare, perché è una zona ad alta densità commerciale. È accaduto più volte che da quel centro di accoglienza venissero gettati dei materiali dai balconi, mentre le persone si recavano nelle attività commerciali. Forse ho alzato troppo poco la voce, ora rappresenterò in forma ancor più energica lo stato di sofferenza che stanno vivendo quelle attività commerciali”. Così Lillo Firetto, sindaco di Agrigento, intervenuto ai microfoni della trasmissione “Cosa succede in città”, su Radio Cusano Campus, in merito tema della rivolta dei migranti nel centro di accoglienza “Villaggio Mosè” di Agrigento.
“Adesso la situazione è rientrata – ha proseguito Firetto –, ma ci sono una serie di incompatibilità che vanno eliminate. L’abbiamo fatto presente alla prefettura da mesi e dopo questo ulteriore episodio è evidente che il livello di tensione anche del Comune sale. Episodi come questo diventano non sopportabili”.
Rimane comunque equilibrata la posizione del sindaco di Agrigento che sottolinea come, nonostante i disagi, gli attuali flussi di migranti nell’agrigentino non superino quelli registrati tra il 2006 ed il 2009, che identifica come periodi di picco storico.
Sul tema coronavirus Firetto risulta in controtendenza rispetto a molti colleghi amministratori: “I positivi non sono arrivati con i barconi perché vengono seguiti e gli vengono fatti i test. Sono invece arrivati dai nostri concittadini che sono tornati da luoghi di villeggiatura. In città di positivi legati al fenomeno migratori abbiamo avuto un solo caso che è poi andato su Palermo”.
Questo, non a caso, è questo il commento del sindaco di Agrigento sull’attuale postura del Governo siciliano in merito alla gestione dei flussi migratori, inevitabilmente legata a quella dell’emergenza coronavirus: “In un momento particolare della crisi estiva, con quei numeri che ci sono stati e la difficoltà a reperire aree per fare la prima accoglienza e il triage, sono stato tra quelli che più hanno alzato la voce. Se poi penso all’ordinanza che ha fatto sui centri di accoglienza, lì secondo me ha pigiato troppo l’acceleratore per andare sui panni della militanza politica anziché quelli istituzionali”.