Spread nel linguaggio politico e finanziario sta ad indicare la differenza che c’è tra due valori. In termini precisi è “il differenziale tra i rendimenti dei titoli di stato Italiani e quelli tedeschi (bund)”
Nel mese di novembre 2011 lo spread italiano raggiunse il suo massimo storico di 574 punti. E non c’era giornale che non avesse la notizia in prima pagina o telegiornale che non aprisse con questo argomento. Questo spread era così alto che il Capo del Governo Silvio Berlusconi fu costretto a dimettersi e il Capo dello Stato Napolitano scelse come successore uno stimato economista gradito all’Europa: Mario Monti. Fu a quel punto che la maggior parte degli italiani si cominciò a chiedere: ma cos’è questo spread? Infatti fino ad allora il termine “spread” era riservato agli addetti ai lavori, agli economisti, ai politici, alle istituzioni economiche/finanziarie ma la gente comune non ne aveva praticamente mai sentito parlare. Oggi, invece, quasi tutti ne hanno cognizione e alla fine della giornata molti danno un’occhiata a come è andata in “Borsa” e a quanto ammonta lo spread. Spread nel linguaggio politico e finanziario sta ad indicare la differenza che c’è tra due valori. In termini precisi è “il differenziale tra i rendimenti dei titoli di stato Italiani e quelli tedeschi (bund)”. Il rendimento di un titolo di Stato è in sostanza una misura di solidità del Paese. Più basso è il rendimento più significa che gli investitori lo ritengono affidabile e di conseguenza quello Stato possa ripagare facilmente il debito.
Capiamo tutti, pertanto, come questo valore sia molto importante per classificare la solvibilità di uno Stato. Infatti ci ricordiamo tutti il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti che dopo pochi mesi dal suo insediamento apparse in televisione con un grafico in mano per far vedere a tutti che in pochi mesi con il suo intervento in materia economica lo spread in Italia si era quasi dimezzato. Lo spread come lo intendiamo oggi nasce con l’istituzione della moneta unica e praticamente fino alla grande crisi della banca americana Lehman Brohters del 2008 viaggiava in Italia nell’ordine di 30/40 punti base. Subito dopo con la grande crisi finanziaria lo spread cominciò lentamente a salire fino ad arrivare nel 2009 a circa 200 punti. Con la crisi politica e finanziaria del 2011 con Berlusconi Capo del Governo lo spread schizzò a 574 punti. Ma perché dobbiamo considerare il differenziale tra Italia e Germania? Ci dovrebbe essere uno spread tra Italia e Francia, uno tra Italia e Spagna e così via. Perché i titoli di Stato tedeschi (i cosiddetti bund) sono considerati i titoli del Tesoro più affidabili d’Europa.
I mercati domandano all’Italia di pagare un tasso di interesse più alto rispetto alla Germania perché hanno più fiducia nella Merkel che in Conte. Ora appare evidente che più alto è il valore dello spread meno fiducia hanno gli investitori stranieri sui titoli di Stato e più interessi deve pagare lo Stato stesso. Se lo Stato spende più in interessi e non è possibile aumentare il deficit bisogna ridurre le spese o aumentare le tasse. Una conseguenza molto negativa si avrebbe se gli investitori stranieri o i risparmiatori italiani perdessero fiducia nello Stato che è debitore. Non rinnovando i titoli di Stato che vengono a scadere si avrebbero conseguenza disastrose. Crollerebbe la fiducia di imprese e famiglie, l’economia affonderebbe, si scatenerebbe una crisi che porterebbe al fallimento dello Stato con ripercussioni internazionali. Lo Stato per poter provvedere al proprio sostentamento ha necessità di emettere titoli di stato (BOT, CCT,BPT ecc). Su questi soldi che chiede in prestito agli investitori internazionali e ai risparmiatori italiani deve pagare ovviamente degli interessi che incidono pesantemente sul bilancio annuale dello Stato stesso. Consideriamo che l’Italia è arrivata a pagare nel periodo in cui lo spread era oltre 400 punti interessi sui titoli di Stato pari a quasi 70 miliardi di € anno. Praticamente il costo di due finanziarie. Ora per fortuna la situazione è migliorata. E dopo uno spread che a causa del coronavirus era nuovamente salito fino ad oltre 300 punti questo si è finalmente stabilizzato scendendo sotto i 130 punti. Se si riuscirà a tenerlo sui 100 punti base si potrebbero risparmiare diverse decine di miliardi di € l’anno e finalmente potremmo nuovamente essere considerati un paese economicamente solido ed affidabile.