Successo per il soprano reggino Marily Santoro nella “Vedova Allegra” a Salerno

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Lo scorso 9 settembre si è tenuta, a Salerno, una splendida rappresentazione della “Vedova Allegra” di Lehar, nella quale, nel ruolo del titolo, ha spiccato il celebre soprano reggino Marily Santoro

Lo scorso nove settembre, presso il teatro Verdi di Salerno, si è svolta una rappresentazione di quelle che, probabilmente, può essere considerata una delle più emblematiche rappresentanti dei capolavori del melodramma (in generale) e dell’operetta in particolare: “La Vedova Allegra” di Franz Lehar. Vi chiederete, tuttavia, per quale ragione ci stiamo occupando di una messinscena operistica avvenuta in Campania; ebbene, vi colpirà sapere come la “vedova” del titolo è stato inscenato da un giovanissimo e celebre soprano reggino, Marily Santoro. Ebbene sì, infatti, spesso ci capita di aver di che lamentarci, parlando o pensando alla nostra città; ma invece spesso, nel contempo, essa alleva delle eccellenze universalmente riconosciute: in questo caso, infatti, nel campo della lirica. Formatasi infatti, la Santoro, al nostro conservatorio cittadino, ha poi, tra le altre cose, spiccato il volo, dopo aver studiato con Raina Kabaivanska (uno dei soprani più celebri di sempre): la sua voce, infatti, duttile e dallo spiccato fraseggio, gli ha permesso di spaziare tra diversi e svariati ambiti del melodramma: dalla “languida” Contessa d’Almaviva delle “Nozze” mozartiane, alla Leonora del Trovatore (l’eroina, probabilmente, più emblematica del teatro verdino), fino alla Norma (ruolo, peraltro, questo, da lei svolto proprio nella nostra Reggio). E, questa volta, ha egregiamente rivestito i panni di Anna Glavari, “Vedova Allegra” di una immaginaria Parigi ottocentesca, di belle epoque e di ritorni di fiamma.
Interessante, comunque, sarà fare brevemente riferimento al grande cast che ha calcato con lei il palco: dal Danilo di Mario Cassi, alla Valencienne di Nina Solodnikova, fino al Camille de Rossignon di Giorgio Misseri ed il barone Zeta di Angelo Nardinocchi e il Njegus di Gennaro Canovacciuolo; fino (last but not least) alla magistrale bacchetta di Daniel Oren: senza dubbio uno dei capisaldi della storia della direzione d’orchestra, universalmente conosciuto come uno dei più grandi e celebri al mondo.
Accompagnata, dunque, da un egregio cast, ha dunque dato ancora una volta splendida prova della sua bravura. Sperando, dunque, di sentirla presto in tanti e diversi ruoli, ci auguriamo, anche, che qualcuno di essi, ad esempio, sia da lei rivestito proprio nella nostra Reggio: terra di tanti problemi, ma anche di eccellenze.

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