Tesi di Laurea in… storia della Reggina! Il bel racconto di Danilo Esposito, tra i ricordi del nonno e la Calabria nel cuore: “Tutta l’Università di Roma doveva conoscere la mia terra, l’ho fatto tramite gli amaranto” [INTERVISTA]

  • Danilo Esposito
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    Danilo Esposito da piccolo con il fratello ed il nonno
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StrettoWeb

StrettoWeb ha intervistato Danilo Esposito, neolaureato a Roma con la tesi sulla storia della Reggina: la sua testimonianza e l’amore per la Calabria e per il nonno

Dottore in… Reggina. Sì, avete capito bene. Laurea conseguita a Roma con tesi incentrata sulla storia della squadra amaranto. Il protagonista è Danilo Esposito, ragazzo di Mileto (Vibo Valentia) ma grande tifoso della compagine dello Stretto da sempre, da quando era bambino. Trasferitosi a Roma nel 2016, è diventato dottore in Scienze Motorie nella giornata di ieri.

Una storia bella, la sua, interessante, non comune, a tal punto da intrigare la nostra redazione, che lo ha contattato per conoscere lui e la sua storia, contorniata da lati nostalgici, romantici e profondi, come quelli legati alla scelta di rendere omaggio alla Calabria e trasmessi dall’importante figura del nonno, un punto di riferimento.

Danilo Esposito“Sono della provincia Vibo Valentia, di Mileto, l’ultimo paese di Vibo prima di Reggio  – dice a StrettoWeb – Però sono sempre stato legato alla Reggina. Mio nonno aveva una scuola calcio, ha portato un sacco di ragazzi al Sant’Agata. Tra l’altro, ieri avevo sul tavolo un pupazzo che la Reggina ha rilasciato alle società in un torneo che fece 20 anni fa e la scuola calcio di mio nonno arrivò seconda perdendo ai rigori contro il Catania. Ho pensato: ‘questo pupazzo deve essere qua sul tavolo il giorno della mia laurea”.

Quando e come nasce l’idea di una tesi legata alla storia della Reggina?

“Mi è venuta in mente a gennaio 2020, quando ho capito che questo sarebbe stato l’anno in cui mi sarei laureato. Sono andato via dalla Calabria nel 2016 perché mi ero annoiato di questa mentalità, sono sincero, ma – dopo il primo anno di adattamento a Roma – ho iniziato a capire quanto si sta bene in Calabria, ho capito le sue potenzialità. Non che mi mancasse o che non stessi bene a Roma, anzi mi ero anche ambientato, lavoravo e studiavo, ma mi mancava proprio la semplicità che c’è qui: il mare, la montagna, la famiglia. Da lì ho capito e mi sono detto: ‘davanti a tutta l’Università dovrò parlare della mia terra’. Mi erano venute in mente tante idee, alla fine ho pensato di fare la tesi sulla storia della Reggina”. 

Danilo Esposito
Danilo Esposito da piccolo con il fratello ed il nonno

E’ stato difficile? Come hai lavorato?

“Sono stato molto contento perché ho scoperto cose che non sapevo, come ad esempio il perché del colore amaranto e tante altre situazioni. L’unica difficoltà è stata sui pochi documenti reperibili per scrivere la tesi e documentarsi. Da qui, tramite alcuni libri, ho scoperto anche la situazione dei moti di Reggio, altro argomento che non tutti conoscono e che ho voluto mettere in risalto nella tesi, legandolo alla storia della città e al preciso momento storico della Reggina in quegli anni. Ero fidanzato con una ragazza di Palmi che mi raccontò questa storia e ne rimasi incuriosito. Mi sono detto: ‘chissà come me quanti altri non conoscono questa vicenda’ e ho voluto farla risaltare”.

Hai avuto anche delle testimonianze dirette? Hai parlato con qualcuno?

“Sì, ho parlato con l’ex presidente Foti. E’ stato disponibile, sono andato sul posto di lavoro a porgli alcune domande sulla stagione del -11, sul rapporto con l’attuale presidente, sui suoi rimpianti. Poi ho sentito anche Salvatore Laiacona, che mi ha fornito informazioni sul centro sportivo Sant’Agata, su com’è stato costruito”. 

E il tuo rapporto con la Reggina com’è nato? Sei andato allo stadio di recente?

“L’ho sempre seguita. A Roma lavoravo allo stadio Olimpico, quindi nel weekend non ho mai avuto la possibilità di scendere a Reggio e seguirla. Volevo andare al derby martedì ma era il giorno prima della Laurea. La prima partita in assoluto è stata un Reggina-Juventus del 2008, quando vincemmo in pieno recupero con un rigore di Amoruso. Ma anche in Serie C l’ho seguita tantissimo, andando allo stadio più volte”.

Danilo EspositoE Danilo “fuori dallo studio” com’è?

“Giocavo a calcio, adesso faccio l’allenatore. Ho preso il patentino per allenare i settori giovanili”.

Obiettivi?

“Voglio stabilirmi definitivamente qua, per me è importante. Penso che se tutti noi ragazzi, coloro magari con una buona mentalità, andiamo via da qua, la Regione rimane abbandonata a se stessa. Il mio obiettivo è proseguire quella che era la scuola calcio di mio nonno, con i valori che mi ha insegnato lui. Per esempio lui la domenica ci portava a Messa prima delle partite. E’ normale che si dovrà migliorare col tempo, ma oltre a questo ho anche tanti altri progetti legati al mio settore tra preparazione atletica e ginnastica correttiva. Ho conseguito una triennale ma tra qualche mese spero di cominciare anche con la Magistrale”.

Ragazzo garbato e a modo, Danilo, si mostra sempre attento ad esaltare coloro che gli hanno permesso di crescere in questo percorso. Oltre alla figura del nonno, tiene a ringraziare il suo relatore, Antonio Lombardo: “E’ nato a Marina di Gioiosa Jonica, conosce quindi il territorio oggetto della tesi di cui ho parlato. Era molto contento per questo e ci tengo a ringraziarlo”.

Così come avrebbe piacere a ringraziare anche l’attuale presidente della Reggina: “E’ stato merito anche di Luca Gallodice a chiusura d’intervista – se ho scelto questa tesi. Ha fatto ritornare l’entusiasmo e mi ha fatto scattare la scintilla per poter portare avanti il nome della Reggina. Vorrei tanto ringraziarlo per questo”.

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