Cornuti e mazziati

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La Sicilia “zona arancione” e soprattutto la Calabria “zona rossa” con gli ospedali vuoti e senza alcuna emergenza, mentre la sanità è al collasso nelle “zone gialle” di Campania, Marche, Umbria e Liguria: è l’ennesimo schiaffo del Governo al Sud

A marzo e aprile la Calabria e la Sicilia sono rimaste blindata 2 mesi senza alcuna emergenza sanitaria, senza alcun motivo epidemiologico. I calabresi e i siciliani hanno fatto sacrifici enormi mentre il virus non circolava sul territorio delle due Regioni e gli ospedali erano vuoti. I medici e gli infermieri curavano pazienti lombardi che venivano trasportati con gli aerei dell’aeronautica militare perchè nella sanità lombarda non c’era più posto, e le Regioni del Sud avevano messo a disposizione le loro strutture per ospitarli.

Adesso anche nella seconda ondata si ripete la stessa situazione: la Calabria è in assoluto la Regione meno colpita d’Italia, seguita dalla Sicilia. In rapporto alla popolazione Regionale (2 milioni di residenti in Calabria, 5 milioni di residenti in Sicilia) il tasso di contagio è il più basso d’Europa. In Calabria abbiamo appena 3.893 positivi, in Sicilia sono 17.618. I ricoverati sono appena 223 in Calabria, il 5,7% dei positivi, e 1.253 in Sicilia, il 7,1% dei positivi. Tra questi, in terapia intensiva abbiamo soltanto 11 pazienti in Calabria (su 180 posti letto) e 148 pazienti in Sicilia (su 580 posti letto disponibili). La stragrande maggioranza dei casi (il 93% in Sicilia e il 94% in Calabria) sono asintomatici o paucisintomatici, in isolamento domiciliare. Il livello di saturazione ospedaliero complessivo è inferiore al 30% in Calabria e Sicilia, quello delle terapie intensive è del 7% in Calabria e del 22% in Sicilia. Sono inoltre le uniche due Regioni d’Italia che hanno tra i positivi un’elevata percentuale di immigrati sbarcati sulle coste calabresi e siciliane già contagiati eppure conteggiati nei bollettini regionali al punto da aver fatto schizzare verso l’alto l’indice Rt, rendendolo fuorviante rispetto alla reale circolazione del virus sul territorio regionale.

La situazione è in entrambe le Regioni è assolutamente sotto controllo, senza alcuna emergenza sanitaria o ospedaliera. Eppure il Governo ha decretato, con apposita ordinanza del Ministro della Salute Roberto Speranza, la “zona arancione” in Sicilia e addirittura la “zona rossa” in Calabria, quando in base ai dati epidemiologici la Calabria dovrebbe essere l’unica “zona verde” d’Italia e la Sicilia senza ombra di dubbio una delle tante “zone gialle“. Mentre virologi ed esperti parlano esplicitamente di “scelta politica“, il Governo non ha fornito alcun dettaglio sui criteri adottati per definire le zone rosse, arancioni e gialle. Non c’è una graduatoria di Regioni, non si capisce perchè la Campania, che è in piena emergenza sanitaria e dove il governatore chiedeva il lockdown, sia “gialla” mentre la Calabria dove gli ospedali sono vuoti è “rossa”. Persino il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris parla di “scelta sconcertante“.

Come sono stati stabiliti i colori di rischio? E perchè tante Regioni che hanno già ampiamente superato la soglia di criticità ospedaliera e hanno un elevato numero di casi in ulteriore aumento negli ultimi giorni sono “zona gialla” pur con situazioni enormemente peggiori rispetto a quelle calabresi e siciliane? Gli ospedali calabresi devono forse rimanere vuoti per ospitare i pazienti delle altre Regioni, ancora una volta?

L’aspetto più importante di tutta questa vicenda è che in Calabria i posti letto e gli ospedali doveva adeguarli il Governo, commissariato da Conte che un anno fa a Reggio Calabria prometteva “provvedimenti straordinari” per la sanità calabrese che però in Calabria non ha mai visto nessuno. La sanità calabrese è commissariata da oltre 10 anni, cioè gestita dallo Stato. Proprio ieri Conte in Consiglio dei Ministri ha prorogato il commissariamento per almeno altri 2 anni. Ogni responsabilità è quindi in capo al Governo. La politica locale di oggi e di ieri, di destra e di sinistra, con tutti i suoi limiti, non ha alcuna responsabilità sull’attuale situazione sanitaria. Anche perchè un calabrese, di qualsiasi partito e di qualsiasi livello, ha sempre una dignità data dal dna di questa terra, al contrario dei super commissari che arrivano da Roma e si limitano a fare i burocrati. In tutti questi anni di commissariamento, infatti, la situazione è enormemente peggiorata rispetto a quando la sanità veniva gestita dai calabresi.

Il Governo, invece, si era dimenticato della seconda ondata: per tutta l’estate ha pensato a monopattini, bonus bici e banchi a rotelle tanto che il commissario Arcuri ha pubblicato il bando di gara per i nuovi posti letto in terapia intensiva il 9 Ottobre, quando la seconda ondata era già iniziata. E avevano anche avuto il coraggio di sbeffeggiare Bertolaso che era stato l’unico a costruire nuovi Ospedali in tempi non sospetti.

Adesso perchè la Calabria deve chiudere di nuovo? L’hanno chiusa senza neanche spiegare i motivi. La situazione epidemiologica non lo richiede. La situazione ospedaliera non lo richiede. Tutti gli indicatori sono lontanissimi dalle soglie di criticità che invece molte altre Regioni hanno superato da settimane e adesso sono “gialle”. Quindi i parametri per le chiusure differenziate non sono ne’ scientifici ne’ trasparenti. I posti letto, a prescindere dalle responsabilità, sono nazionali: perchè se a marzo e aprile in Calabria e Sicilia sono stati curati pazienti lombardi, adesso non possono essere eventualmente curati calabresi in altre Regioni, ammesso e non concesso che negli ospedali calabresi dovessero mancare i posti (sempre per colpa del Governo che non li ha fatti)? Perchè, quindi, considerare così tanto il fattore dei posti letto, rispetto al numero di contagiati? Anche perchè se la Calabria è “zona rossa” adesso che gli ospedali sono vouti, allora significa che lo rimarrà sempre, ininterrottamente, in modo preventivo! Quando dovrebbe uscirne, se anche senza contagio e senza ricoveri, è “zona rossa”?!?

Appare quindi evidente che si tratta di una scelta politica, che poco ha a che fare con la situazione epidemiologica. Una scelta assolutamente inaccettabile contro cui il Presidente f.f. Spirlì ha già annunciato ricorso al Tar mentre si stanno mobilitando pesanti proteste di piazza non autorizzate già da stasera in tutte le città calabresi. Nessuno si augura violenze, e sarebbe opportuno che la gente mantenesse la calma anche di fronte a uno scenario così drammatico. Ma a determinare ogni tipo di reazione è sempre l’azione. E qualsiasi cosa succederà nelle piazze, nelle strade e nelle città calabresi nelle prossime ore, sarà solo ed esclusivamente responsabilità di chi a Roma ha deciso di violentare per l’ennesima volta questa terra per meri interessi politici. Una violenza molto più grave di un pugno, una violenza che i calabresi non possono accettare. Anche perchè il tasso di mortalità di Covid-19 in Calabria è inferiore allo 0,006% (125 morti in 9 mesi su 2 milioni di abitanti), il più basso d’Europa. Invece il numero di calabresi morti di fame, di disperazione, di depressione e di altre patologie che non si possono curare e diagnosticare per il panico del Covid-19 sarà molto più alto. E sono morti tutti provocati dal Governo e da scelte scellerate di cui i vari Conte, Speranza, Boccia, Arcuri e compagnia dovranno dare conto a questa terra.

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