Da Cotticelli a Zuccatelli, un intreccio di potere sulla pelle della Calabria: Conte, Speranza e Bersani, i retroscena della guerra di Governo tra Pd e M5S

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Il nuovo commissario alla sanità della Calabria, Giuseppe Zuccatelli, è un uomo di Bersani messo al posto di Saverio Cotticelli per i nuovi assetti di potere della maggioranza di Governo. I retroscena

Dalla padella alla brace. La Calabria si risveglia con un nuovo commissario alla sanità nominato nella notte dal Consiglio dei Ministri presieduto dal premier Conte su indicazione del Ministro della Salute Roberto Speranza: il nuovo leader della sanità calabrese è Giuseppe Zuccatelli, 76 anni di Cesena, convinto che per il Covid-19 “la mascherina non serve a un cazzo” perchè “per prenderti il virus devi baciarti con un positivo per 15 minuti con la lingua in bocca” (qui il video). Chissà con chi avrà pomiciato Zuccatelli, fatto sta che adesso c’ha il Covid, è in quarantena nella sua Romagna e non può lavorare da subito alle massime urgenze che richiede la situazione calabrese, dove una Regione di 2 milioni di abitanti si trova in “zona rossa” non per l’alta diffusione del contagio, non per il riempimento dei reparti ospedalieri, che fortunatamente restano semi-vuoti in tutta la Regione, ma soltanto per la mancanza burocratica del piano Covid che doveva essere realizzato da quell’altro genio di Saverio Cotticelli, 69 anni di Castellammare di Stabia, carabiniere in pensione, l’ex commissario che due giorni fa ha scoperto in diretta TV le proprie mancanze ed è stato poi prontamente scaricato da Conte come se non fosse stato proprio il premier ad averlo messo lì nel 2018 e poi confermato due volte, nel 2019 e tre giorni fa.

Ma dopo la nomina di Zuccatelli i contorni della vicenda appaiono molto più chiari: Rai Tre, la televisione da sempre in mano al Pd, ha tirato fuori questo scandalo che ha determinato il benservito all’ormai ex commissario del Movimento 5 Stelle per sostituirlo con un amico di Bersani ed espressione dello stesso partito del Ministro Speranza. E’ evidente che, sulla pelle dei calabresi, adesso è LeU ad avere bisogno di potere e visibilità, a maggior ragione a ridosso delle nuove elezioni Regionali a cui evidentemente si stanno preparando a scendere in campo: uno scenario clientelare degno della Prima Repubblica.

Se aggiungiamo che Zuccatelli si era candidato alla Camera nel 2018 con LeU (senza successo) e che la zona rossa in Calabria che ha innescato il servizio di Rai 3 su Cotticelli è stata dichiarata proprio dal Ministro Speranza, allora si chiude il cerchio su una clamorosa strategia politica per una nomina fatta a danno dei calabresi.

In Calabria, quindi, si giocano le lotte di potere intestine alla maggioranza del governo romano, una maggioranza in cui il Movimento 5 Stelle conta sempre di meno (e nella loro ingenuità hanno persino ringraziato Conte di questa ‘manovra’…!!!), e riemergono il Pd e la sua costola di sinistra Liberi e Uguali.

E’ certamente riprovevole che questa partita di potere politico si giochi sulla pelle dei calabresi, che alle ultime elezioni Regionali hanno tra l’altro espresso chiaramente una maggioranza di Centrodestra e che continuano a subire il commissariamento statale della loro sanità da oltre 10 anni. Tanto si sta blaterando in questi giorni sull’inutilità del regionalismo e sui problemi che le Regioni starebbero determinando nelle scelte per fronteggiare l’emergenza sanitaria, ma poi abbiamo scoperto che l’unica Regione a non avere il piano Covid era l’unica in cui la sanità era gestita dallo Stato centrale. Tutte le altre Regioni, quelle che hanno un Assessore alla Sanità con poteri decisionali, hanno realizzato il piano per fronteggiare l’emergenza. Evidentemente, quindi, è lo Stato centrale che bisogna ulteriormente ridimensionare rispetto a chi è sui territori, ci mette la faccia e viene eletto direttamente dai cittadini ogni 5 anni, a differenza dei massimi rappresentanti delle istituzioni centrali (Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidente della Camera, Presidente del Senato) tutti nominati in parlamento e sempre più lontani dalla comprensione delle sensibilità popolari.

Che la politica nomini nei ruoli chiave della pubblica amministrazione i propri fedeli compagni di partito è anche accettabile, comprensibile e ovvio. Ma anche tra gli amici bisognerebbe saper scegliere in base al merito. E cosa c’entri con la sanità calabrese un 76enne romagnolo che “le mascherine non servono a un cazzo, per prenderti il virus devi pomiciare 15 minuti” facciamo fatica a capirlo, anche perchè il suo nome non compare neanche negli elenchi dei manager da cui eventualmente una regione dovrebbe obbligatoriamente attingere per nominare chi deve guidare le aziende.

In questo contesto, la Calabria resta “zona rossa” con attività chiuse e divieti enormemente sproporzionati rispetto alla situazione epidemiologica. In tutte le città continuano le proteste dei cittadini che ieri sono scesi in piazza per la terza sera consecutiva. Il Consiglio Regionale nella notte ha deliberato la richiesta della “zona gialla” minacciando di agire in autonomia e nominarla in una successiva seduta qualora non venisse dichiarata entro pochi giorni. Sull’orlo di un conflitto costituzionale e mentre la bomba sociale è già esplosa, la Calabria si vede per l’ennesima volta offesa e violentata dagli amministratori dello Stato che evidentemente la considerano utile soltanto come serbatoio di nomine e poltrone.

Ci conforta poco il fatto che la subcommissaria Maria Crocco, protagonista del servizio di Rai 3 su Cotticelli (“te l’ho detto io che devi andare preparato“), resti al suo posto. Almeno lei, brutte figure in questa triste storia non ne ha fatte.

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