Coronavirus, Pregliasco: “Speriamo di arrivare al picco entro una settimana, ma dovremo conviverci ancora”

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Le parole del virologo Fabrizio Pregliasco in merito alla convivenza col Coronavirus, al picco e al ruolo della Cina un anno dopo il primo caso nel mondo

“La curva del contagio è ancora in crescita, ma è una crescita lineare. Direi che dobbiamo aspettarci ancora una crescita e arrivare spero al picco entro una settimana. Lo ha detto a ‘Buongiorno’, su Sky TG24, Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi di Milano e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano. “La curva – ha aggiunto – sarebbe stata esponenziale, invece con le disposizioni abbiamo creato una curva che è una collina. Siamo nella fase di plateau e bisogna insistere, questo è fondamentale”. 

A Fanpage, poi, il virologo ha parlato della Cina in rapporto al primo anniversario – purtroppo – dal primo caso ufficiale (diagnosticato) al mondo di Covid-19, il 17 novembre 2019. “Non sappiamo quanto hanno nascosto, nei fatti – dice Pregiasco sulla Cina – Mi rendo conto che a posteriori si possa dire ‘accipicchia’, però rimane sempre questo elemento di dubbio. Questa è una patologia in cui gli asintomatici hanno una grande importanza. Lo abbiamo ben compreso solo recentemente che sono sicuramente una concausa del mantenimento della catena dei contagi. È una malattia che nella maggior parte dei casi determina un’infezione assolutamente irrisoria e banale, anche se non sappiamo ancora se in futuro possa lasciare in eredità qualche problema. Era anche il periodo dell’influenza. Se fosse una malattia in cui tutte le persone diventano blu sarebbe un conto, ma qui siamo davanti a forme influenzali, con manifestazioni assolutamente sovrapponibili. Anche la polmonite, se non si fa la lastra e la curi così, nelle forme non pesanti è una comune polmonite dal punto di vista della sintomatologia. Come accaduto in Italia, anche in Cina c’è stata una crescita con una tempistica diversa, anticipatoria di forse un mese o due nell’evidenza clinica, perché la malattia si mostra come un iceberg. L’iceberg ha una parte visibile che è assolutamente irrisoria rispetto a quella sottostante”.

Secondo Pregliasco al momento la medicina non può stabilire se “l’asintomatico ha davvero ‘schivato’ il Covid ed è finita lì, o qualche danno a lungo termine ce l’ha. Ad oggi si può dire che è meglio evitarselo in ogni caso. Non sappiamo se alcune persone che hanno avuto danni a livello respiratorio li hanno ancora. Alcuni non hanno recuperato dai sintomi dopo 3 mesi. Conosciamo la storia naturale della malattia solo da febbraio, e la storia naturale delle malattie è più lunga. Non sappiamo nel tempo come questa patologia può evolvere. La spagnola ha avuto tre ondate. È chiaro che non ci sia un automatismo per una terza ondata; dipenderà da come noi gestiremo i contatti, perché le persone sono ancora molto suscettibili e quindi noi non possiamo far altro con le misure, se non spalmare nel tempo queste infezioni. Ci sono state almeno 22 persone che si sono reinfettate, quindi ancora non sappiamo se rimane una risposta immunitaria per la vita. È tutto da capire. Dovremo convivere con questo virus ancora a lungo. Sicuramente per tutto il 2021″. 


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