Coronavirus: il sindaco di Messina ha puntato il dito contro il governatore siciliano Nello Musumeci e l’assessore regionale alla Salute
“La verità è che il Ministero della Salute ci ha considerati inaffidabili, al contrario di Lazio e Campania. Siamo zona arancione e tali resteremo per i prossimi 15 giorni. A questo punto l’unico modo per uscirne è fare quello che finora si è solo annunciato. La rete sanitaria fa acqua da tutte le parti, non possiamo permetterci di sbagliare“: è quanto ha affermato il sindaco di Messina, Cateno De Luca, che in una diretta Facebook ha puntato il dito contro il governatore siciliano Nello Musumeci e l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza. “Non consento a Razza e Musumeci di giocare sulla pelle dei siciliani continuando a mentire“.
Il primo cittadino si è detto “preoccupato per la situazione sanitaria dei nostri ospedali. I posti di terapia intensiva sono estremamente carenti. I parametri individuati per stabilire le criticità che ci hanno relegato nella zona arancione si basano su dati inviati dalle Regioni. Il 25 ottobre la Sicilia ha dichiarato 504 focolai, la Campania 154, il Lazio 420. Tali Regioni stanno meglio della Sicilia per alcuni criteri, come l’indice di trasmissione che è più moderato del nostro“.
Le scuole a Messina resteranno chiuse sino “a data da destinarsi“: il sindaco De Luca, lo scorso 31 ottobre aveva emesso un’ordinanza per fermare la didattica in presenza negli istituti di ogni ordine e grado. La decisione di prorogare il provvedimento è arrivata dopo una nota dell’Azienda sanitaria provinciale che faceva “emergere una preoccupazione massima perché il trend di contagio è in aumento inesorabile nella fascia di età tra i 20 e i 50 anni“, ha spiegato De Luca. “Nel periodo di stop scolastico abbiamo ricostruito la catena dei contatti stretti dei positivi: diversi sono i casi direttamente nelle scuole. Se vuole, il ministro Azzolina potrà impugnare la mia l’ordinanza. Venga il Governo e m’impugni l’ordinanza. Preferisco questo piuttosto che mettere a rischio gli alunni e le loro famiglie“.