Cotticelli, venga nelle pizzerie della Calabria: gli ‘ndranghetisti li incontra più facilmente nei ristoranti stellati di Roma e Milano

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Cotticelli, un invito a cena nelle pizzerie calabresi

Abbiamo ascoltato con grande attenzione le dichiarazioni di Saverio Cotticelli ospite da Massimo Giletti su La7 e confidiamo che proceda nelle sedi preposte a dare continuità alle denunce già lanciate in Tv. Che ci sia qualcosa di molto strano nella vicenda che lo coinvolge, è palese: la dichiarazione di una “zona rossa” in Calabria completamente infondata rispetto alla reale situazione epidemiologica e ospedaliera della Regione; l’immediato servizio di Rai Tre, non certo una TV del’opposizione; la nomina a strettissimo giro di Zuccatelli, no mask detto anche “Mister pomicio 14 minuti e non mi infetto“, compagno di partito dello stesso Ministro che aveva dichiarato la “zona rossa“.

Che sulla pelle di 2 milioni di calabresi si sia consumata una guerra di potere interna al Governo giallorosso con l’esigenza di dare una posizione di comando a Liberi e Uguali al posto del Movimento 5 Stelle, anche in vista delle nuove elezioni Regionali calabresi, è più di un sospetto e merita ulteriori approfondimenti.

C’è un passaggio, però, dell’intervista di Cotticelli, che ha fatto male forse anche più della “zona rossa“, forse anche più del buco della sanità, forse anche più delle inefficienze e omissioni di dirigenti e amministratori. L’ex commissario alla sanità calabrese, infatti, ha rivendicato con orgoglio di aver fatto una “vita monastica” in Calabria per evitare contaminazioni con la società civile locale, evidentemente considerata criminale. “Ho vissuto come un eremita. Ho fatto come mi ha detto Gratteri, limitando ogni contatto sociale, pensate che in due anni non sono andato neanche una volta in pizzeria. A pranzo andavo alla mensa, a cena mi portavo un sacchetto nella Caserma dei Carabinieri dove ho trovato alloggio“.

Ecco, caro Cotticelli, lei potrebbe anche essere la vittima di un giochetto di potere ordito da Conte e Speranza ai danni del Movimento 5 Stelle. Lei potrebbe anche aver agito in modo discreto nella gestione della sanità calabrese e dell’emergenza Coronavirus. Lei potrebbe anche aver realizzato il piano Covid, come sostiene e come effettivamente è documentato agli atti. Sappiamo bene che in Calabria oggi ci sono soltanto 16 ricoverati in terapia intensiva, sappiamo che a fronte degli attuali posti letto disponibili (146) non c’è nessun’altra Regione d’Italia che ne ha così pochi occupati e sappiamo bene, quindi, che anzichè “rossa”, la Calabria doveva semmai essere l’unica Regione d’Italia “verde” se paragonata a realtà come Campania, Liguria, Veneto, ToscanaUmbria e Marche dove il contagio galoppa, gli ospedali sono al collasso ma sono dichiarate “zona gialla“.

Sappiamo che da parte di questo Governo, del premier Conte, del ministro Speranza e del commissario Arcuri, ci sono stati errori madornali, ritardi, lentezze, autogol e pasticci nella gestione della pandemia sin dallo scorso mese di Gennaio e poi in modo particolare nell’approccio alla seconda ondata. Li abbiamo raccontati giorno per giorno. Sappiamo quindi, caro Cotticelli, che non è lei il responsabile della “zona rossa” in Calabria ne’ tantomeno delle condizioni della sanità calabrese, che affonda i propri mali in decenni di cattiva gestione e che in ogni caso stavolta ha saputo dimostrare di sapersi organizzare meglio di tante altre Regioni del decantato Nord. E siamo convinti proprio come lei che se Jole Santelli fosse ancora il Governatore della Regione, la Calabria – che ha ricevuto la copertina del New York Times e il recentissimo riconoscimento della Germania per come è riuscita a tenere a bada il contagio – non sarebbe mai finita in “zona rossa”.

Non ci uniremo agli strali che adesso, comodamente, faranno di lei l’unico capro espiatorio di una decisione che invece è soltanto ingiusta perchè politica, e non ci sorprenderemmo neanche poi così tanto qualora dovessero emergere anche le prove che lei stavolta sia stato addirittura una vittima di un tranello ordito ad hoc dai compagni di Governo del Movimento 5 Stelle per elargire il suo prezioso incarico a un loro amico di vecchia data, già candidato – e trombato – alle elezioni politiche con LeU.

Premesso tutto questo, caro Cotticelli, non possiamo accettare che mentre chiede scusa alla Calabria, mentre denuncia le anomalie che sono apparse a tutti noi in tutta questa vicenda, vada in una così popolare trasmissione TV ad etichettare quella stessa Calabria come una regione di mafiosi in cui non si può andare a prendere una pizza o in cui per salvarsi bisogna vivere come gli eremiti. A parte il fatto che in Calabria le pizze sono buonissime sia perchè abbiamo locali e pizzaioli di altissimo livello, sia per la genuinità dei prodotti tipici locali, la nduja, la cipolla di tropea, i fichi secchi, gli affettati e i formaggi locali, la farina autoctona dell’Aspromonte, il peperoncino.

Ma a prescindere dalle specialità culinarie, le assicuriamo che se viene in pizzeria in Calabria sarà circondato da brava gente che lavora e che vorrebbe avere garantiti i propri diritti fondamentali, come quello alla salute, esattamente al pari delle altre Regioni. Se viene in pizzeria in Calabria, potrà immedesimarsi nel sentimento di rassegnazione che pervade una comunità provata da decenni di violenze politiche e scippi amministrativi. Se viene in pizzeria in Calabria potrà ascoltare le istanze e le esigenze di cittadini onesti, che pagano le tasse e chiedono allo Stato semplicemente ciò che gli spetta. Se viene in pizzeria in Calabria potrà conoscere e incontrare professionisti straordinari che dal nulla, con sacrificio e creatività, hanno realizzato eccellenze mondiali in ogni settore, da una terra così difficile. Se viene in pizzeria in Calabria potrà capitarle di avere a che fare con luminari della scienza, personaggi di primo piano della politica internazionale, famosissimi attori, cantanti e sportivi che tornano a casa loro o dei loro genitori per le vacanze, visto quant’è bella, ma avrebbero avuto piacere di realizzare il loro talento lì dove sono nati, senza dover emigrare fuori.

Mafiosi e  ‘ndranghetisti? Certo, ci sono anche loro. Ma può guardarsene bene dall’averne a che fare, come facciamo tutti noi. Ed è comunque molto più probabile che li possa incontrare nei ristoranti stellati di Roma e Milano.

Ci spiace che dopo due anni non è mai venuto in pizzeria in Calabria, caro Cotticelli. Non sa cosa s’è perso. Se cambia idea sarà un piacere accompagnarla, il conto lo paghiamo noi.

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