Sanità in Calabria, intervista al cardiologo Enzo Amodeo: il primario di Cardiologia a Polistena ai microfoni di StrettoWeb sul commissariamento della sanità e l’ipotesi Gino Strada
Il dott. Enzo Amodeo è un luminare della medicina calabrese: cardiologo di fama internazionale, oggi è primario di Cardiologia all’Ospedale di Polistena dove ha ottenuto risultati straordinari negli ultimi anni grazie a un lavoro serio e meticoloso. Uomo di grande cultura, è molto legato alla sua terra: in pochi minuti di chiacchierata cita Socrate, Manzoni, Gramsci, Pertini, ma anche tanti detti della tradizione calabrese. Dialogando a microfono spento, per illustrare il proprio punto di vista sull’idea che ha della Calabria e dei calabresi, Amodeo usa un riferimento goliardico: “noi non siamo sottosviluppati come dicono; siamo sviluppati di sotto. E in senso metaforico è la verità, i calabresi hanno sempre una marcia in più“. Sul perchè non riescono ad esprimerla, il cardiologo ha le idee chiare: “dobbiamo fare squadra, dobbiamo lavorare tutti insieme, aiutarci e remare nella stessa direzione. Basta all’idea che la Calabria debba essere considerata ancora come una colonia delle Regioni del Nord, e basta alle modalità di commissari e commissariamenti che determinano di fatto questa colonizzazione, a maggior ragione vedendo quali sono i risultati“.
Amodeo analizza in modo particolarmente lucido quanto accaduto negli ultimi giorni: “Abbiamo visto una partita caratterizzata da una serie di autogol: prima Cotticelli ha provocato un danno psicofisico a se stesso, poi Zuccatelli che mi dicono abbia un buon curriculum ma che in base a quello che ha detto credo abbia problemi caratteriali, appare evidente che non si può pensare che un settore così delicato possa essere gestito da chi non è aperto al dialogo e non ha l’umiltà e la semplicità di farsi consigliare da altri. Per fare il commissario alla sanità in Calabria arrivando da fuori serve prima di tutto una grande capacità di ascolto e quindi di farsi consigliare. Ma la verità del commissariamento è un’altra e passa attraverso l’idea che la Calabria sia una terra di delinquenti, una terra che ha sperperato denaro pubblico, e così la sanità in Calabria in questi ultimi anni è stata gestita esclusivamente dal Ministero degli Interni e dal Ministero delle Finanze. Il primo è andato alla ricerca disperata di imbrogli, che probabilmente ci sono anche stati ma non hanno coinvolto tutti i calabresi, nè tutti gli amministratori calabresi nè tantomeno i medici e gli infermieri che lavorano negli ospedali. L’altro obiettivo è stato quello di effettuare tagli alle spese e gli investimenti. Ma Ministero della Salute e quello della Pubblica Istruzione sono quelli che per definizione non devono chiudere in attivo il loro bilancio perchè investono sulla salute della gente e sulla formazione delle future generazioni. E’ noto che la longevità e la cultura dei cittadini è direttamente proporzionale alla produttività del Paese. Quindi quando parliamo di salute e di scuola, non possiamo mai fare dei ragionamenti economici“.
Invece in Calabria è successo proprio questo: “Sono stati inviati per tagliare tutto, meno investimenti, meno spesa e siamo arrivati addirittura ad una mancata osservanza di quelle che devono essere le spese necessarie ad affrontare il minimo indispensabile, e mi riferisco in modo particolare ai LEA, i Livelli essenziali di assistenza. Oggi in Calabria non è concesso a nessuno di usare le somme per garantire l’indispensabile della salute dei calabresi. Questa partita fatta di autogol sono stati però i calabresi a perderla: sono i calabresi, infatti, che stanno soffrendo per l’idicazione della Calabria come zona rossa e vedere umiliata la propria classe medica. L’idea passata in tutt’Italia è che in Calabria il personale sanitario, medico e infermieristico, sia stato la causa di chissà quale disastro. Qualcuno dovrebbe dire in modo chiaro che ciò che non funziona, al contrario, dipende dal fatto che sono mancati mezzi, strumenti e opportunità che in altre parti d’Italia e vengono offerti. Un esempio per tutti: l’idea che l’ASP di Reggio Calabria pensi di risolvere il problema con l’asusnzione a tempo determinato di medici per appena 6 mesi, è un’idea folle. Ci sono centinaia, migliaia di medici che lavorano al Nord e pagherebbero per venire qui a lavorare, ma non lasceranno mai un lavoro stabile per lavorare per 6 mesi con la certezza che poi perderanno il lavoro o molto difficilmente verranno confermati“.
“I commissari – prosegue Amodeo – sono rimasti chiusi nella loro torre d’avorio, gestendo tutto con l’unica finalità di tagliare le spese e perseguire le persone che ipoteticamente in qualche maniera erano state coinvolte nei brogli precedenti. Andava fatto, e io mi auguro che venga fatto in maniera compiuta, ma fare soltanto i commissari di polizia non basta, è più importante fare i commissari della sanità. E’ mancato il dialogo e un altro aspetto che mi ha toccato personalmente e che denuncerò in tutti i modi è l’idea che per il fatto di aver contestato l’operato dell’ASP io sia stato deferito al consiglio di disciplina perchè qui ormai nessuno ha più il diritto di dire ciò che pensa. Socrate diceva che chi dice la verità viene odiato da tutti. Io preferisco essere odiato da chi immagina che la verità non viene detta, ma preferisco essere apprezzato da chi ritiene che dire e perseguire la verità – vecchio detto gramsciano – è il primo compimento della rivoluzione. Chi ha il cervello di gallina non sarà nelle condizioni di amministrare la sanità in Calabria“.
Nel merito del commissariamento, Amodeo chiarisce: “I commissari hanno solo prodotto ulteriore disavanzo e hanno messo in ginocchio la Calabria, i calabresi e tutti gli addetti ai lavori. Anche come ordine dei medici abbiamo già ipotizzato con i nostri avvocati di fare una denuncia precisa nei confronti degli amministratori, dai commissari calabresi a quelli dell’ASP 5, per incapacità gestionale, omissione degli atti di ufficio e danni economici e morali portati alla classe medica e ai cittadini calabresi. E io personalmente sto preparando un dossier sull’ASP di Reggio Calabria, si chiamerà “Sotto i grembiulini niente”.