Il grande paradosso dei politici calabresi che protestano contro la zona rossa ma fanno a gara ad adottare chiusure (completamente insensate) ben oltre quelle previste appunto dalla stessa zona rossa!
Protestano a squarcia gola, da dieci giorni, contro la “zona rossa” che il Governo ha decretato per la Calabria la scorsa settimana in modo palesemente ingiusto e arbitrario. Protestano e fanno bene, perchè la scelta è senza ombra di dubbio inadeguata alla reale situazione epidemiologica e ospedaliera della Regione: il Presidente Spirlì ha fatto ricorso al Tar contro l’ordinanza del Ministro Speranza, mentre il Sindaco di Reggio Falcomatà ha organizzato la sommossa dei Sindaci che il 19 Novembre faranno un sit-in a Palazzo Chigi per lamentarsi con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, chiedendo la fine del commissariamento della sanità calabrese. Protestano e fanno bene contro un’ingiustizia che dalla scorsa settimana ha portato migliaia di persone in piazza in tutte le città della Regione, scatenando proteste dure e rabbiose rispetto a quello che viene comprensibilmente percepito come un sopruso. Perchè la Calabria ha la più bassa incidenza d’Europa da Covid-19; perchè il tasso di occupazione dei posti letto disponibili è di gran lunga inferiore alle soglie di criticità e a tutte le altre Regioni d’Italia; perchè rispetto al picco di fine Ottobre, da due settimane la situazione sta migliorando con il contagio che dapprima ha rallentato la scorsa settimana e poi è addirittura calato questa, tanto che l’indice Rt è sensibilmente diminuito.
Ma mentre si lamentano contro la zona rossa, cosa fanno i nostri eroi? La gara a chi chiude di più! Addirittura ben oltre le limitazioni imposte dalla “zone rosse” decretata dal Governo. Prima sono stati alcuni Sindaci a chiudere le scuole (Occhiuto a Cosenza, Abramo a Catanzaro, Mascaro a Lamezia Terme, Falcomatà a Reggio, Ranuccio a Palmi), stasera è arrivata l’ordinanza di Spirlì che chiude persino gli asili. E ha avuto il coraggio di farlo citando la scienza, quando in realtà è la scienza a dimostrare che la chiusura delle scuole non aiuta a rallentare il contagio. L’ultima ricerca pubblicata su Nature in merito risale ad appena al 29 ottobre e spiega che “le scuole non sono hotspot per le infezioni da coronavirus SARS-CoV-2” e che “le infezioni da Covid-19 non sono aumentate quando le scuole e gli asili nido hanno riaperto“. A tal proposito, giova ricordare che in tutt’Europa (tranne che in Italia) le scuole avevano già riaperto lo scorso maggio, e tutti gli scolari europei concluso lo scorso anno scolastico di presenza frequentando le classi per 6-7 settimane regolarmente dopo il lockdown, senza alcun incremento del contagio.
Provano a fare a gara – Spirlì e Falcomatà – a chi riesce a conquistare il secondo posto della Compilation Lockdown d’Oro, dopo il ritiro di Leoluca Orlando che da Sindaco di Palermo aveva prima chiuso le scuole, ma poi ha fatto marcia indietro e ha deciso di lasciarle aperte. Evidentemente l’hanno fatto ragionare.
Ma soprattutto, quello che questi eroi evidentemente chiusi nei loro palazzi non riescono a capire, chiudendo le scuole ci saranno migliaia di bambini che verranno inevitabilmente lasciati dai nonni. Con sofferenza atroce, col fiato sospeso, con incubi e paure per la salute dei propri cari messa a repentaglio da Istituzioni totalmente Inette. Ma senza alternative, in molti non avranno altra scelta. Non saprebbero come fare altrimenti.
Un Paese serio, in tempi di pandemia, lascerebbe i bambini a scuola dalla mattina alla sera. E’ il luogo più sicuro, più controllato e anche più sano affinchè possano crescere meglio con il rischio di contagio ridotto al massimo. In Campania le scuole sono chiuse da un mese e il contagio è aumentato più velocemente in queste 4 settimane che nelle precedenti: un’evidenza chiara anche a chi non sa leggere una rivista scientifica.
Pensa tu come siamo ridotti se in Calabria ci troviamo a dover rimpiangere e guardare con ammirazione le scelte di Conte, Azzolina e Fontana.
A Falcomatà ce lo dobbiamo tenere altri cinque anni perchè l’alternativa era quella che era; a Spirlì ce lo dobbiamo tenere chissà quanti altri mesi perchè con la pandemia non si può andare a votare.
E Jole Santelli – che assistendo a questo scempio si starà rivoltando nella tomba – il Signore ce l’ha strappata via prematuramente. Ma se doveva venire in Calabria a toglierci l’unica figura che si stava impegnando per tutelare i diritti dei calabresi, non poteva rimanere fermo a Eboli?
Chi ci libererà, adesso, da questa melma?
* E’ stato lo stesso Spirlì a dichiarare pubblicamente che è corretto usare questi termini, “Dico ricchione e guai a chi me lo vuole impedire, dirò negro, frocio e ricchione fino alla fine dei miei giorni”, e allora noi lo identifichiamo come preferisce precisando, per rispetto di tutti gli altri omosessuali, che è nell’occasione un epiteto rivolto esclusivamente al personaggio e non certo alla comunità LGBT che merita ben altro lessico