Titty Siciliano: “il commissario della sanità non può venire qui e isolarsi, non deve difendersi dalla Calabria e dai calabresi ma deve difendere la Calabria e i calabresi”

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Sanità in Calabria, intervista a Titty Siciliano: il focus con l’avvocato manager sanitario sulle esigenze del territorio

Tra i più votati nel sondaggio spontaneo “Il Commissario lo scegliamo noi!”, che ha superato le 10 mila risposte, c’è una donna calabrese molto apprezzata per le attività svolte negli anni proprio nel settore sanitario: si chiama Titty Siciliano, è un avvocato esperto in anticorruzione e managment dei servizi sanitari, docente universitario e ricercatore in diritto amministrativo. Dopo Gratteri, Bertolaso, e Gino Strada, è tra i più votati con 396 preferenze, vicinissima a Carlo Tansi, l’unico a precederla. Con garbo e modestia ci tiene a sottolineare più volte che non ha alcuna ambizione di diventare commissario alla sanità calabrese ne’ è in cerca di nomine e incarichi, ma al tempo stesso è “molto orgogliosa della rete di amici e contatti che hanno espresso questa preferenza. Conosco la dott. ssa Dominella Quagliata che ha promosso il sondaggio e ho sempre apprezzato la sua professionalità. Quando mi hanno mandato il sondaggio e ho visto il mio nominativo sono rimasta perplessa sul fatto che mi avessero indicato tra i candidati, poi ne ho capito la finalità: è la ricerca, all’interno di un campione, per comprendere se in un momento così difficile si possono individuare delle risposte professionali per fare squadra e affrontare meglio questa situazione di difficoltà sanitaria nel nostro contesto territoriale, tanto che i nomi sono tutti di indiscussa professionalità. I primi più votati sono grandi eccellenze, uomini onesti per i quali io stessa esprimo la mia preferenza perchè sono al di fuori di qualsiasi opinabilità, sono persone eccellenti e oneste che hanno già dato segno della loro esperienza, forse non tutti in ambito sanitario, ma comunque nel sistema di relazioni. Credo che il motivo per cui ci sia stata questa preferenza per me è perchè io ho operato in Calabria e sono anche donna, quindi questo ha intercettato il bisogno di onestà e intransigenza reputazionale, e al tempo stesso capacità tecniche e relazionali. Chi mi conosce sa che il mio motto è che non ci si salva da soli; bisogna fare rete e salvarsi insieme improntando il proprio lavoro nell’ambito della comunità in cui viviamo, nel concetto del dono e del bene comune. Fuori di questo non c’è salvezza per nessuno in nessun ambito: è un criterio etico a cui ho orientato il mio lavoro professionale nelle pubbliche amministrazioni, dove ho sempre fatto sempre quello che dovevo e anche molto di più, guardando fuori dalla finestra e confrontandomi con chi rivestiva altri ruoli e altri incarichi. Senza fare rete diventa complicato trovare soluzioni in un territorio che presenta gravi lacune nei servizi. Occorre essere onesti, avere competenze, essere esperti, ma anche l’entusiasmo e la forza morale ed etica di uscire fuori dal proprio contesto e dalla propria dimensione, facendo rete e costruendo sistemi basati sulla collaborazione“.

Foto StrettoWeb / Salvatore Dato

Rispetto alle vicissitudini amministrative della sanità calabrese, Titty Siciliano confessa di aver provato nei giorni scorsi “un grandissimo dolore, avendo lavorato nella sanità in un momento difficile da manager del primo periodo di risanamento e del piano di rientro del commissariamento con il generale Pezzi, ma anche da semplice cittadino e da tecnico, ho sofferto molto, mi sono rammaricata di vedere un uomo dello Stato così profondamente onesto come il Generale Cotticelli messo in difficoltà anche da se stesso. Quello che vedo è che nuovamente la politica torna ad essere divisa sulla sanità, e su questo si perde tempo. Ma il tempo è prezioso, a maggior ragione durante una pandemia. La gestione del tempo in sanità è estremamente preziosa, se non c’è efficenza il sistema impazzisce. Mi sembra che c’è incertezza sulle nomine e si litiga sulle indicazioni politiche, perdendo tempo. Io lo dico da esterna, non ho ambizioni personali, esisto nella misura in cui la mia figura può essere utile a fare squadra rispetto a un obiettivo comune. Invece assistiamo a una sfida in cui la nomina è diventato l’obiettivo da raggiungere, invece è l’esatto contrario, la nomina di una o più figure dirigenziali dovrebbero essere il punto di partenza per raggiungere l’obiettivo di una sanità migliore. E dovrebbe essere un obiettivo unico, comune a tutte le forze politiche e sociali, da perseguire con un percorso chiaro, fatto di regole chiare, semplici, condivise e trasparenti. Regole che richiedono l’impegno non di un uomo solo al comando ma di tutte le forze sane del territorio. Solo se le regole sono condivise e partecipate, vengono accettate dalla cittadinanza. Ogni regola impone limitazioni, ma se non c’è chiarezza bensì divisione, allora le regole non saranno accettate. E’ un grande principio della democrazia. E la sanità calabrese necessita di un’esigenza organizzativa, dando risposte ai bisogni di salute dei cittadini calabresi che non sono solo di Covid-19. Bisogna fare in fretta perchè oltre alla pandemia qui di emergenze ce ne sono tante, e bisogna fare sistema, regole chiare e trasparenti con una collaborazione e sinergia tra uomini e donne che siano onesti, competenti e di diversi ambiti. Non basta solo il medico o la figura sanitaria così come non basta solo l’esperto di organizzazione aziendale o economico. Serve un pool di competenze, da indicare in un sistema organizzativo. Dal manager al barelliere tutti devono conoscere le regole dell’organizzazione in cui lavorano. E devono essere regole semplici, altrimenti non sono condivisibili perchè diventano incomprensibili“.

Foto StrettoWeb / Salvatore Dato

Sull commissariamento, Titty Siciliano chiarisce che “è un organo che determina un depauperamento delle funzioni della Regione che si consuma dal 2009. Sono passati 11 anni e abbiamo visto enormemente ridimensionato il nostro Dipartimento Salute regionale. Adesso il primo obiettivo della Calabria deve essere quello di uscire dal piano di rientro e, progressivamente, riaccreditarsi rispetto al commissariamento. Significa che dobbiamo chiudere con i debiti del passato e contestualmente programmare la presa in carico da parte del sistema sanitario di tutti i cittadini calabresi, dagli adulti ai bambini, con programmazione seria. Avere un piano di rientro significa che la Regione ragiona con i numeri relativi, cioè con un debito già sulle spalle. Nonostante la Regione Calabria abbia eccellenze professionali sia in ambito sanitario che in ambito amministrativo, si è dovuta scontrare con un piano di rientro che nel suo primo ciclo ha imposto il blocco del turn-over. Andavano in pensione primari e medici e non potevamo avvicendarli nelle organizzazioni aziendali, perchè era tutto bloccato. Quindi ci troviamo con carenza di organico e risorse umane. Finchè la Calabria è in piano di rientro la necessità è quella di far funzionare il sistema, e non è tanto importante se il commissario sia di nomina governativa o regionale, l’importante è che corrisponda al profilo giusto“.

Foto StrettoWeb / Salvatore Dato

Mi ha colpito molto nell’intervista del generale Cotticelli – aggiunge Titty Sicilianouna persona che si è messa a nudo e che ritengo davvero molto onesta, che lui ha detto di aver vissuto questo periodo di commissariamento in estrema solitudine, isolandosi completamente dai territori e dalla gente. Un comportamento che corrisponde a quello di un magistrato che comprensibilmente, per via del ruolo, deve filtrare le relazioni e mantenersi sempre imparziale. Anche un pubblico ufficiale, un uomo dello Stato deve fare questo; ma se bisogna gestire i servizi della salute non si deve fare confusione tra l’integrità della persona e la sua capacità di relazionarsi con il contesto per percepire i bisogni e individuare i fabbisogni. La sua condizione di imparzialità ed assenza del conflitto di interessi deve essere comunque garantita, ed è possibile farlo anche stando tra la gente. Mantenere le distanze da determinate dinamiche non vuol dire mantenere una distanza di relazioni che consentano di capire quel territorio e individuarne le esigenze, ovviamente mantenendo l’imparzialità della scelta, sapendo di avere a che fare con risorse pubbliche e di doverlo fare in assoluta trasparenza. Il distacco dal territorio e la solitudine di Cotticelli lo hanno portato a lavorare con dei gap di comunicazione che sono quelli che hanno determinato credo il risultato finale. Credo che si può essere anche “friendly” senza per questo perdere l’imparzialità e, chiuso il momento del confronto, la valutazione potrà e dovrà comunque essere imparziale e intransigente. Il commissario alla sanità della Calabria non può avere timore del territorio, chiunque esso sia non deve difendersi dalla Calabria e dai calabresi ma deve difendere la Calabria e i calabresi. Deve avere conoscenza del territorio, affinchè la logica lineare dei numeri sia contemperata con la storia e i bisogni effettivi della gente“.

Titty Siciliano conosce molto bene la Calabria e si chiede “come si può immaginare la rete di stroke e hub senza considerare il contorno, le strade, le infrastrutture, le distanze? La sanità corre su un territorio che va messo in qualità, anche per far funzionare la stessa sanità. Sul commissario il problema non è se è calabrese o arriva da fuori, l’importante è che non si chiuda in se stesso come a difendersi dalla Calabria. Deve essere consapevole che i calabresi sono onesti, sono dalla sua parte. Il malaffare esiste in Calabria come altrove, e i calabresi stessi hanno bisogno di difendersi dal malaffare. In questo le regole devono essere chiarissime. La necessità è che un sistema così complesso possa garantire la sicurezza sanitaria sia ai pazienti che agli operatori. Oggi purtroppo il tema della responsabilità sanitaria terrorizza gli operatori. Dobbiamo quindi implementare i sistemi di gestione del rischio che siano attenti, coerenti e adeguati al contesto. Il tema della sicurezza e quello della salute sono estremamente vicini e vanno di pari passo” conclude l’esperta.

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