Cellino, ora al Brescia, ai tempi di Cagliari si trovò a deporre per i fatti di Calciopoli: chiamata in causa la Reggina, che sabato ritroverà da avversaria
Massimo Cellino è un personaggio sui generis. Spavaldo, originale, a volte scorbutico e spesso incazzato, ma “con stile”. E’ stato presidente del Cagliari per circa vent’anni, lo è del Brescia da tre. Dalle parti di Reggio Calabria, quindi, è già abbastanza conosciuto, e ritroverà il Granillo a distanza di qualche stagione.
Tante sono state, in Serie A, le partite tra gli amaranto e i rossoblu, spesso favorevoli alla compagine del club dello Stretto. Ma ce n’è una in particolare che lo stesso imprenditore sardo ricorda bene. E’ quella del 12 dicembre del 2004, 12 anni fa quasi esatti: finì 3-2, allora, con il difensore De Rosa bomber a sorpresa. Gol, ribaltamenti di fronte, errori difensivi, spettacolo, espulsioni e tensione finale. L’arbitro era De Santis, che di lì a poco – insieme alla Reggina – terminò all’interno del grande vortice di Calciopoli.
Qualche anno dopo, nel 2009, Massimo Cellino si trovò a deporre in tribunale per parlare di alcune sfide “incriminate” arbitrate da De Santis e riguardanti il suo Cagliari, tra cui appunto quel 3-2 del 2004. Tra le domande dei pm, anche quelle relative a una telefonata in cui il presidente disse: “sappiamo benissimo di che colore è la Reggina”. La sua “giustificazione” fu accompagnata da un “si diceva che”. “Si diceva che la Reggina fosse vicina a Moggi, ma oggi tante di quelle cose non le direi”, specificò Cellino. C’era una sorta di antipatia, da parte sua, nei confronti dell’arbitro De Santis, che più volte – a detta del presidente – penalizzò il Cagliari. In una di queste, dunque, e cioè in quella del 2004, Cellino “ritrattò” quelli che erano i suoi “sfoghi” post partita.