Il Natale in carcere non è di certo il più bello del mondo, anzi. Lo racconta in prima persona l’ex Sindaco e Governatore Giuseppe Scopelliti nel suo libro “Io sono libero”
Questo Natale sarà diverso. Lo abbiamo sentito pronunciare tantissime volte nelle ultime settimane, purtroppo. Per via della pandemia, chiaramente, che impedisce la creazione di assembramenti riducendo i momenti tradizionalmente sociali di queste festività. In carcere, però, a prescindere dal Covid, ogni Natale è triste. A raccontare l’esperienza in prima persona è l’ex Sindaco e Governatore Giuseppe Scopelliti nel suo libro “Io sono libero“, pubblicato da Luigi Pellegrini editore, scritto dal giornalista Gianfranco Attanasio e in vendita dal 10 dicembre.
“Com’è stato trascorrere il primo Natale tra queste mura? In carcere tutte le feste sono dolorose, amare. Anche le domeniche – dice Scopelliti – È tutto diverso dalla vita delle persone libere. Se si fa eccezione per la Santa Messa, non è prevista alcuna attività. Gli uffici sono chiusi, i colloqui con le famiglie e gli avvocati non sono consentiti. Non resta che attendere i dieci minuti previsti il fine settimana per sentire telefonicamente i propri cari. È l’unico rimedio per sopravvivere. Se il tempo è bello, è possibile concedersi una passeggiata nel cortile del carcere o raggiungere altri detenuti per condividere qualche ora di socialità”.
Nonostante ciò, però, i detenuti provano a fare del tempo un elemento prezioso per sperimentare idee cimentandosi, magari, nel cibo. Ed un Natale, per l’ex Sindaco e Governatore, è stato da ricordare a tal proposito: “In occasione di un Natale ci siamo superati, preparando un pranzo pantagruelico, dall’antipasto al dessert – prosegue Scopelliti specificando il menù – Abbiamo iniziato con il pane crostato su salsa tonnata allo zafferano e cannella; poi siamo andati avanti con un risotto ai carciofi, vongole e olio all’aglio; filetti di platessa al pistacchio su un letto di carotine all’essenza di pomodoro ciliegino; frutta fresca di stagione e, per finire, ricotta affogata nel miele con buccia di pera e polvere di cioccolato fondente. Un pranzo coi fiocchi, anche se è stato comunque difficile non pensare alle feste trascorse in famiglia, godendo della magia di quei giorni, addobbando l’albero e allestendo il presepe”.
Non manca, ovviamente, la nostalgia ricordando i periodi natalizi degli anni precedenti: “Negli ultimi quindici anni, poi, a ridosso del 25 dicembre – specifica – con un gruppo ristretto di amici eravamo soliti acquistare beni di prima necessità, panettoni e pandoro per regalare un sorriso alle famiglie più indigenti. Casa mia diventava una catena di montaggio. Ognuno faceva la sua parte, fino a quando, chiuso l’ultimo pacco regalo, una colonna di auto partiva per raggiungere i destinatari di quei piccoli doni. Come dimenticare quei meravigliosi momenti?”