Reggina-Cremonese, la prima (e unica) volta in cui una città intera vinse nonostante una sconfitta [VIDEO]

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Reggina-Cremonese, il pareggio più inutile (e doloroso) della storia amaranto. Ma solo sul campo, perché quel giorno vinse una città intera…

Reggina-Cremonese. Silenzio. Bocconi amari. Brutti ricordi. Di nuovo silenzio. RegginaCremonese, da leggere così, tutta d’un fiato. Il sottoscritto non c’era, quel giorno, non era ancora nato, ma le testimonianze dirette e quelle multimediali che si trovano in rete “trasportano” immediatamente a quella lontanissima giornata di fine giugno.

Reggina-Cremonese è una ferita ancora aperta per tutti coloro, familiari e non, a cui domando di quella partita. Un po’ come quell’argomento di cui non si vuole discutere: “cambiamo discorso, per favore, che papà non vuole”.  E così, per il quieto vivere, lascio perdere. Reggina-Cremonese, in realtà, quel giorno, era “la città di Reggio Calabria tutta” contro Cremonese. Era un intero popolo, un’intera mentalità, un’intera cultura, un intero modo di vivere e di fare.

Poteva essere “la prima voltA”. Anzi lo era, difatti. Perché per ogni tifoso della Reggina in viaggio verso Pescara, fisicamente ma anche solo col cuore, la Serie A era cosa fatta. C’era convinzione, totale. Perché si credeva a quel grande gruppo di uomini, perché si credeva al destino, perché si pensava che prima o dopo “sarebbe toccato anche a noi” e che tutto un muro amaranto festante e chiassoso avesse potuto battere da solo quel piccolo spicchio di supporters grigiorossi “nascosti” in curva. Il muro tutto amaranto all’Adriatico, già. Poi le trombette, il caldo, le imprecazioni, il sudore, la tensione, un risultato che non si schioda. Uno 0-0 che non serve a nessuno, un pareggio che – per la Reggina – sarà il più inutile, triste e doloroso della storia. Perché Attilio Lombardo la mette dentro e la Cremonese va in Serie A, spezzando sogni, convinzioni e illusioni di quel popolo intero.

Quel giorno la Reggina pareggiò sul campo dopo 120 minuti e perse poi ai rigori, ma in realtà vinse. Vinsero tutti. Vinse la squadra, un gruppo di uomini veri che a distanza di 30 anni viene ancora ricordato come uno dei migliori della storia amaranto. Vinsero i tifosi presenti sugli spalti, facendo sentire comunque la propria voce nonostante delusione e sconfitta. Perché “noi siamo più forti, siamo di più e dobbiamo farci sentire“. Vinse la città intera, anche chi il calcio non l’aveva mai “calcolato” ma quel giorno era eccitato e seguiva con trepidazione. Vinse chi seguiva la Reggina dagli albori, chi aveva vissuto la grande Guerra, aveva visto la prima B con Granillo e sognava una A che non aveva mai visto e che purtroppo non rivedrà più, perché quella era “l’ultima possibilità”.

“Va bene papà, non parliamo di Pescara, cambiamo discorso. Mi racconti meglio di quella volta a Torino nel ’99?”. Ecco, ho trovato il modo per ricucire la ferita aperta. Ma quella volta c’ero anch’io. Ero piccolo, ma qualcosa ricordo…

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