La Reggina vince e, oggi, l’importante è questo: non il come, non il perché, non la prestazione né gli aspetti tecnico-tattici. Quelle, in questo momento, sono tutte cazzate, fuffa, aria fritta, chiamatela un po’ come vi pare
Diagonali, sovrapposizioni, equilibrio, compattezza difensiva, verticalizzazioni. CAZZATE! Oggi, queste, per la Reggina, sono tutte cazzate, aria fritta, fuffa, chiamatela un po’ come vi pare. L’unica cosa che contava realmente era la vittoria, inutile girarci attorno. Lo sapeva la società, lo sapeva Toscano, lo sapevano i calciatori. Per uscire fuori da un momento del genere, vincere è il toccasana principale. Non il come, non il perché, ma vincere. E basta. Vincere ad ogni modo e con ogni mezzo: in maniera sporca, soffrendo, rischiando e mandando al diavolo tutto il resto, tutto ciò che non contava e tutto ciò per cui non aveva senso – al momento – sforzarsi.
“Ho ancora i brividi a ripensare al discorso di mister Lippi prima della finale: disse i nomi di chi andava in campo e si mise a parlare di tattica. ‘State attenti qua, state attenti là, mi raccomando questo…’, poi all’improvviso, cambia espressione, si ferma e fa: ‘Ragazzi, queste sono tutte cazzate, siamo venuti per vincere, andiamo a vincere cazzo!’. E ha strappato il foglio con gli schemi dalla parete con un’energia pazzesca. Noi siamo esplosi in un grido fortissimo. Ci ha dato una carica incredibile…”. Questo è l’aneddoto che Mauro German Camoranesi racconta parlando del discorso di Marcello Lippi prima della finale dei Mondiali del 2006. Ora, ovviamente, paragonare squadre, momento e contesto è folle, ma l’esempio di cui sopra lo riprendo giusto per far capire il significato della gara del Granillo di oggi.
Perché quando le sconfitte si susseguono – tra episodi sfortunati, frustrazione, tanti errori tecnico-tattici, paura, infortuni ed espulsioni – il rischio è di non uscirne più. Lo abbiamo detto nelle ultime settimane, anche in rapporto alla stranezza del campionato di Serie B. Essersi sbloccati oggi, quindi, non può che fare bene. Per la consapevolezza della squadra, per il morale e per guardare al pazzesco tour de force di dicembre con più tranquillità.
Certo, non è tutto rose e fiori. Resta da capire il perché degli errori nelle ripartenze del Brescia, il perché di un primo tempo a luci alterne e di tutta una serie di situazioni che abbiamo già visto nelle partite precedenti e che si sono ripetute. Ma a quello, magari, è meglio pensarci da domani. E – ora che la situazione è un po’ tranquilla – diagonali, sovrapposizioni, equilibrio, compattezza difensiva e verticalizzazioni tornano ad avere un senso. E’ un’importanza. Ma prima di oggi no. Oggi contava solo vincere e tutto il resto è aria fritta.