Reggina, la lettera a Mimmo Toscano: chi non ha la memoria corta sa cosa hai fatto per Reggio, mister, e te ne sarà per sempre grato. Grazie di tutto
Caro Mimmo, perdonami.
Perdonami se mi arrogo il diritto di chiamarti, confidenzialmente, così. Non l’ho mai fatto, non ho abbastanza confidenza. Ti ho sempre chiamato “mister“, ti ho sempre dato del lei, ma la verità è che sei sempre stato Mimmo, per tutti. Lo sei a maggior ragione questa mattina, dopo la prima notte da non allenatore della Reggina. Non avrai dormito, Mimmo. Tu come tanti tifosi. Non avrai dormito perché tu sei il primo, di tifoso, e soffri come tutti. Reggino puro sangue, nemo propheta in patria, mi sento di dirti soltanto una cosa: grazie.
Grazie di tutto, Mimmo. Grazie per le vittorie, grazie per la splendida cavalcata della scorsa stagione, per le gioie, per i canti emozionanti e con gli occhi lucidi sotto la curva, per il tuo amore incondizionato verso Reggio che ti ha portato a non mollare fino all’ultimo istante, anche quando ormai la strada sembrava segnata.
Sì, Mimmo. La separazione, purtroppo, era ormai diventata inevitabile. Non lo avrei detto dopo Reggina-Brescia, dove – nonostante si fossero perse certezze rispetto ad inizio stagione – la vittoria avrebbe potuto sistemare le cose. Lo pensavo però dopo Verona, partita in cui la squadra ha deciso di non seguirti più e si è “concessa” totalmente all’avversario, travolta dalla paura di sbagliare, dalla pressione del risultato a tutti i costi e dall’ansia di subire gol. La conferma, ieri, dopo l’inspiegabile atteggiamento remissivo dopo il gol del vantaggio. Aveva stupito, la partenza sprint, ma poi non si è giocato più. Si è deciso di non giocare più. Si è persa la bussola, è saltato tutto. E purtroppo, in queste situazioni, l’unico modo per risollevare le sorti del gruppo è una “scossa“.
Quando si pareggiano ad inizio stagione partite che si dovevano stravincere, quando si susseguono infortuni a raffica, quando si rimane sistematicamente sulle gambe ogni partita dal 70′, c’è qualcosa che non va. E si comincia ad entrare in un vortice sempre più grande e profondo in cui è difficile uscire, se non subito. Queste sono le tue “colpe”, Mimmo. Anche tu ne hai, ma non sei il solo. Già dopo Monza scrissi su queste pagine di colpe condivise. Non sei stato il solo a sbagliare, gli errori sono di tutti. Non ne ho mai fatto una questione tattica o tecnica, ma piuttosto fisica e – col tempo – mentale. L’agitazione degli ultimi giorni negli ambienti amaranto è stata solo il preludio alla decisione finale, quella dell’esonero, che la dirigenza maturava già da qualche giorno.
Sei stato sfortunato, Mimmo. Tutti avremmo voluto vederti gioire quel pomeriggio dell’8 giugno, quando era ormai ufficiale la notizia del ritorno in Serie B dopo 6 anni. Tutti avremmo voluto vederti saltare e cantare insieme alla squadra tra le vie del centro cittadino per un traguardo che – in quel caso sì – era tutto meritato. Per te, per la squadra, per la dirigenza. Ci è rimasto solo il tuo sorriso quasi piangente a Reggina Tv, pochi minuti dopo la notizia. La pandemia non ha permesso a te di essere acclamato per come era giusto che fosse. Ora, purtroppo, non lasci da eroe invincibile. Ma, chi non ha la memoria corta, sa bene cosa hai fatto (di nuovo) per Reggio, ha ancora ben impressi nella mente quei momenti belli e gioiosi. E ti sarà sempre grato.
Grazie di tutto, Mimmo.