Reggina, un “palo” che cambia molte cose: oggi è un segnale, e significa tanto…

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La Reggina ha vinto, cancellando – almeno per oggi, ma si spera che sia cosa frequente – i rimpianti legati ad un risultato che sarebbe stato per l’ennesima volta troppo stretto (e inutile ai fini della classifica) per quanto creato. Ma c’è un palo che cambia tutto e che significa davvero tanto…

Parliamoci chiaro: se Reggiana-Reggina fosse finita 0-0 saremmo stati di nuovo qui a recriminare per le occasioni fallite, i tanti rimpianti, la supremazia e il dominio territoriale, i pochi (anzi, ci sono stati?) pericoli subiti. Sarebbe stata un’altra Chiavari, un’altra Vicenza. Almeno. E purtroppo, lo abbiamo detto e ridetto specie nell’ultima settimana, pareggiare dopo aver giocato così è come perdere. Per la classifica e per il morale.

Lo abbiamo pensato, a maggior ragione dopo l’espulsione nei confronti di Stavropoulos. A proposito. “Il greco”, come lo chiamano un po’ tutti perché hanno difficoltà a pronunciarne il cognome, potrebbe aver beneficiato della stessa “cura” Baroni utilizzata per Folorunsho. Ma aspettiamo ancora qualche altro match (e qualche altro “Cionek”) per capire se da cura momentanea si sia passati a… “vaccino” (restando in tema attualità) e se quindi il difensore abbia iniziato ad eliminare le paure e le timidezze almeno per un po’ di tempo. Ciò che è certo è che, nel momento in cui sono gli attaccanti a diventare i primi difensori – con la squadra cortissima e il baricentro alto – questi ultimi rischiano di meno, un po’ come accadeva l’anno scorso. Non per niente la porta è rimasta inviolata (è la seconda volta in stagione) e Guarna non ha rischiato nulla. Ah, secondo fattore, piccolo e impercettibile: non sono stati commessi errori grossolani (quello legato all’espulsione non lo è, o comunque non è completamente volontario). In B basta questo, anche. E, seppur non ci fosse la controprova, sembra abbastanza evidente come – senza diverse sviste individuali, prima dell’uno e poi dell’altro – i punti sarebbero stati sicuramente di più.

Ma è inutile tornare indietro, non serve a nulla. Serve guardare avanti, serve pensare positivo. Le prove convincenti adesso sono due consecutive, perlomeno per quanto riguarda la prestazione. E con una fiducia che pian piano si sta ritrovando, i prossimi due scontri diretti non possono che essere affrontati da un’altra prospettiva. I rimpianti rimangono e sono quelli di una squadra che purtroppo si avvale di pochissime alternative. Lo aveva detto Baroni nel post Vicenza, lo ha confermato difatti oggi. E sapete come? Basta andare a guardare i tre calciatori che hanno fatto il proprio ingresso in campo dalla panchina: Cionek, Rolando, Bellomo. Da uno parte, dall’altro passa e dall’altro ancora viene finalizzata l’azione gol. L’ennesima dimostrazione che, specie per un gioco così dispendioso come quello che il tecnico sta mettendo in mostra in queste partite, le risorse siano importantissime e debbano garantire quel cambio di passo necessario a dare una sterzata alla partita.

Al momento, le stesse, latitano. Chi c’è, viene utilizzato col contagocce da Baroni, che avrebbe sicuramente fatto carte false per avere a disposizione almeno Menez e Denis. Le occasioni fallite da Rivas lo dimostrano. L’honduregno, per pericolosità, vivacità, partecipazione alla manovra, imprevedibilità, al momento non può stare in panchina. Ma lui punta non è, non lo è mai stato. E con un vero 9, o comunque anche con uno che la sappia mettere dentro (Menez punta non è ma difficilmente sbaglia due gol di fila), la partita di oggi sarebbe potuta finire 0-3. Questo, ovviamente, non fa che rendere il successo di oggi ancor più importante, perché si è vinto praticamente senza attaccanti. Certo, il pallone colpito da Bellomo, dopo il palo – ieri, l’altro ieri o un mese fa – probabilmente sarebbe andato fuori. Oggi, invece, è tornato in campo, dandogli un’altra possibilità. Così come quella concessa alla Reggina.

Morale della favola? Poco e nulla di diverso rispetto a qualche giorno fa. Se martedì c’era stato il segnale, oggi è arrivata una piacevole conferma. Pur rimanendo nell’equilibrio, e preservando sempre la solita parolina d’ordine (“continuità”), questa sembra la strada giusta da seguire. Due gare – ora – in cui trarre il massimo, sperando di recuperare qualcuno nel breve (Denis?) e ponendo le basi per un 2021 all’insegna dell’entusiasmo e del ritorno – in tutti i sensi – alla normalità.

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