Nel 1745 San Rocco fu proclamato patrono di Scilla, al Santo si attribuiva la grazia di aver tenuto lontano l’epidemia di peste

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Scilla: la devozione per San Rocco si è fortemente radicata tra gli scillesi, mantenendo con gli anni un legame spirituale indissolubile

Gli scillesi fin dal Medio Evo intrattenevano rapporti commerciali con Venezia, trasportando olii e tessuti artigianali e acquistando dipinti, marmi e oggetti preziosi dai migliori artisti veneziani, commissionati dai prelati per le decorazioni delle chiese calabresi. I marinai di Scilla erano molto religiosi e quando nel 1489, si decise a Venezia di erigere una chiesa nella zona chiamata sestiere di San Polo, in onore a San Rocco, furono felici di poter partecipare all’evento. Da allora ogni volta che si trovavano nella stupenda città lagunare frequentavano questo luogo di culto con molta ammirazione e devozione. In effetti i lavori di costruzione della nuova chiesa a Venezia, vennero finiti in tempi rapidi e l’edificio venne inaugurato nel 1494 mentre la cupola venne terminata nel 1507. Qualche anno prima, nel 1478, era nata a Venezia “La Scuola Grande di San Rocco” come sede di una confraternita di laici, dediti ad opere benefiche e grazie al considerevole aumento dei confratelli, fu qui recata nel 1485 l’insigne reliquia del corpo di San Rocco che dedicò la sua vita all’assistenza degli ammalati e si distinse soprattutto durante la terribile peste nera che colpì l’intera Europa alla metà del XIV Secolo. Il Santo veniva raffigurato in veste di pellegrino, in atto di mostrare il bubbone pestilenziale da cui era stato colpito, durante il suo pietoso ufficio a Piacenza e da cui era stato miracolosamente guarito. Infatti San Rocco era stato curato da un angelo in un bosco, in cui si era ritirato in compagnia del suo fedele cane che quotidianamente gli recava il cibo necessario. La presenza della reliquia a Venezia, fu successivamente la spinta spirituale che gli scillesi colsero per elevare San Rocco a patrono principale della loro città. Infatti quando Monsignor Annibale D’Afflitto, arcivescovo di Reggio Calabria, arrivò a Scilla per la sua prima visita pastorale nel 1594, visitò tra le tante chiese anche quella di San Rocco che era anche sede di una confraternita dedicata al Santo pellegrino, seguendo l’esempio veneziano.

La sede della confraternita di San Rocco era ubicata con buone possibilità nel Largo Piano a poca distanza della odierna Piazza San Rocco, cioè tra la via San Marcellino (ora via Umberto I) e la via San Raffaele (ora via Raffaele Piria), che erano in quel periodo le due strade principali del rione San Giorgio. Nel 1738 iniziarono i lavori della nuova chiesa di San Rocco che terminarono nel 1751, ricostruita con maggiori dimensioni degli edifici precedenti e con la facciata principale posta su Piazza San Rocco. Nel 1745 San Rocco cui si attribuiva la grazia di aver tenuto lontano da Scilla la virulenta epidemia di peste del 1743, fu dichiarato patrono principale della città di Scilla, evento per il quale venne coniata a Reggio Calabria una medaglia di commemorazione. La nuova chiesa fu costruita col patronato del comune ed il contributo dei cittadini. Sull’altare maggiore della nuova chiesa fu collocata l’antica statua marmorea creata precedentemente da artisti veneziani che raffigurava San Rocco, presente anche nelle due costruzioni precedenti e oggi sovrasta il maestoso altare maggiore della nuova chiesa. La chiesa dotata di un imponente campanile continuava a essere legata alla confraternita i cui statuti furono approvati nel 1778. La chiesa di San Rocco subì gravi danni durante i terremoti del 1783 e del 1908, e fu costruita nuovamente nel 1991. Al suo interno spicca la stupenda statua lignea utilizzata in processione e per il famoso “trionfino”. La devozione per San Rocco e anche per queste continue disgrazie si è fortemente radicata tra gli scillesi, mantenendo con gli anni un legame spirituale indissolubile.

Enrico Pescatore

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