Scusaci tanto, Massimiliano Mirabelli

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Alzi la mano chi non aveva insultato in ogni modo possibile l’ex dirigente di Cosenza e Milan Massimiliano Mirabelli. Chi a parole, chi sui social, chi semplicemente con un bel “vaffa” nella sua mente. Ma forse, lui, aveva ragione…

“Io capisco l’entusiasmo di una piazza che ha raggiunto la Serie B dopo qualche anno, ma non bisogna arrivare affogati per avere la fretta di fare le cose in grande sin da subito. C’è bisogno di tempo e di pensare innanzitutto a mantenere una categoria difficile. Quindi per quest’anno, secondo me, ci sono almeno quindici squadre sopra la Reggina. Poi magari la squadra va in campo, mi smentisce e vince, e me lo auguro, ma bisogna guardare la realtà e stare coi piedi per terra. Ovviamente il mercato dura un mese e ancora si può intervenire. Più che i nomi serve gente che corra tanto e con qualità. E’ un campionato lungo”. Alzi la mano chi, dopo aver letto queste parole, non aveva insultato in ogni modo possibile l’ex dirigente di Cosenza e Milan Massimiliano Mirabelli. Chi a parole, chi sui social, chi semplicemente con un bel “vaffa” nella sua mente.

Scusaci tanto, Massimiliano Mirabelli. Scusaci tanto se avrai sentito le tue orecchie fischiare in quel lontanissimo settembre (sì, perché sono passati solo tre mesi ma sembra passata una vita). Nessuno, forse pochi, aveva creduto in quella frase. Parlasti del bisogno di gente che corra e lo faccia con qualità, ma noi – tutti, me incluso, lo ammetto – eravamo “offuscati” dal roboante mercato, dai nomi dal passato importante. Avevamo, così, all’improvviso, scordato dei numerosi infortuni che hanno colpito tanti di loro negli ultimi anni. Avevamo, così, all’improvviso, scordato che tanti di loro venissero da campionati “difficili” e che, vista la giovane età, potessero anche pagare alle prime difficoltà in termini di fragilità mentale. Avevamo, così, all’improvviso, pensato che tante “scommesse” potessero crescere al fianco di alcuni campioni e di un gruppo consolidato.

Niente, niente di tutto ciò. Fragilità fisica di qualche esperto, fragilità mentale di alcuni giovani, esordienti in B o “scommesse”, limiti tecnici di tanti altri, che si rispecchiano negli errori individuali ieri sera smascherati in maniera evidente. E passi anche “l’incidente” tra Stavropoulos e Plizzari, ma gli errori di Lafferty (leggasi distrazioni che hanno portato ai rigori subiti) e Liotti si erano già visti più volte quest’anno. Ma si sono ripetuti. E così, l’ennesima squadra quest’anno ha battuto la Reggina senza fare assolutissimamente alcun tipo di sforzo. Era già successo alla Spal, al Monza, al Pisa, al Venezia. E forse ne dimentico qualche altra.

Ora, non che questo voglia realmente dire che la Reggina debba concludere il campionato per forza dal 16° posto in poi. Probabilmente, ma questo si è detto e ridetto e non è necessario ribadirlo, pensare alla A era forse esagerato, così come ai playoff o anche solo a “un fallimento” in caso di parte destra della classifica. Così come pensare che la squadra possa essere da retrocessione diretta, anche per la caratura di qualche nome, per la sua esperienza e tecnica, al netto degli infortuni. Il tempo c’è, la situazione inizia a farsi grave ma non è tragica, guardando la classifica e le giornate ancora da disputare. Confidiamo in un concetto base, già espresso dopo la vittoria contro il Brescia: perlomeno fino alla sosta, si pensi alla praticità e alla concretezza, si pensi alla semplicità, si pensi a sfruttare corsa, cuore, impegno limitando al minimo gli errori. Vadano al diavolo gli aspetti tecnico-tattici, le sovrapposizioni, le diagonali, gli inserimenti e tutto questo. Serve fare di necessità virtù, serve sfruttare le armi che si hanno a disposizione. E, poi, dopo la sosta, ricaricare le pile, recuperare gli infortunati, intervenire con oculatezza sul mercato, evitando gli stessi errori.

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