A Domenico Modugno lo spettacolo a Scilla rimase sempre nella sua mente e nel suo cuore e ne parlò ripetutamente ai suoi cari
Domenico Modugno nacque a Polignano a Mare il 9 gennaio 1928 da Vito Cosimo Modugno e Pasqua Lorusso e sin da piccolo in famiglia viene chiamato “Mimì”. Durante l’adolescenza impara a suonare la chitarra e la fisarmonica, grazie agli insegnamenti del padre mentre nel 1945 compone le sue due prime canzoni e nel frattempo frequenta l’Istituto di Ragioneria a Lecce. Nel 1949, dopo il servizio militare a Bologna, ritorna al paese e si lascia crescere i baffi e si esibisce come suonatore di fisarmonica. Ma presto decide di andare a Roma, dove vince un concorso per attori dilettanti che gli consente di iscriversi alla Scuola per attori del Centro Sperimentale di Cinematografia. Qui conosce una giovane aspirante attrice siciliana, Franca Gandolfi, che diventerà poi sua moglie nel 1955 e avrà tre figli. Ottenuto l’Attestato del Centro Sperimentale nel 1953, continuò a fare la comparsa in alcuni film e a esibirsi come musicista alla radio. Alla fine del 1953 Modugno ottenne un contratto discografico con la RCA Italiana, per la quale cominciò a pubblicare i primi dischi, con canzoni composte in dialetto salentino e siciliano, per i quali si ispira al folklore di queste due regioni con brani che verranno riscoperti in seguito, come “La donna riccia”, “La sveglietta”, “Lu pisci spada” e “Vecchio frac”. Diviene uno dei protagonisti della musica leggera italiana e internazionale quando, con “Nel blu dipinto di blu”, trionfa al Festival di Sanremo del 1958 insieme con Johnny Dorelli.
La fortuna della canzone è dovuta oltre al testo e all’arrangiamento melodico, alla interpretazione di Modugno che, durante l’esibizione, accompagna con la mimica la sua voce per arrivare, nel celebre ritornello, a una liberatoria apertura delle braccia. Si esibisce al Ed Sullivan Show, il programma televisivo più popolare degli Stati Uniti, e poi comincia un lungo tour che tocca, tra le tante città, Boston, Buffalo, Los Angeles e New York e in questo frangente venne soprannominato “Mister Volare”. Con la canzone “Piove”, meglio conosciuta col nome di “Ciao ciao bambina” ripete il trionfo della precedente, vincendo il suo secondo Festival di Sanremo del 1959. Vinse altri due Festival nel 1962 in coppia con Claudio Villa con “Addio… addio” e nel 1966 con “Dio, come ti amo” assieme a Gigliola Cinquetti. Poi altri successi come “Meraviglioso”, “La lontananza” e “Piange… il telefono”. Nel Agosto del 1981 Domenico Modugno viene invitato ad esibirsi a Scilla e sarà il più importante evento dal vivo della storia del paese della Costa Viola. Il palco fu posto nel quartiere di Marina Grande in prossimità della battigia in direzione della scuola elementare, quest’ultima utilizzata come camerino dello spettacolo. Il grande Domenico Modugno fu accompagnato con una barca, “il luntre”, dal porto di Scilla al palco e iniziò il concerto con la famosa canzone “Lu pisci spada” che iniziò così: Chist’è ‘na storia d’un pisci spada, storia d’amuri. Daje, daje, lu vitti, lu vitti, lu vitti, pigghja la fiocina, accidulu ahh’! Te pigghiaru la fimmineddha, drittu drittu ‘ntra lu cori, e chianciu di duluri. Modugno si esaltò nel cantare l’amore della “paricchia”, cioè della coppia dei pescespada proprio a Scilla, nella patria dell’antica pesca e fu veramente galvanizzato di fronte ad una cornice di pubblico sensazionale. La scaletta proseguì con le canzoni “Piove”, “Meraviglioso”, “La lontananza”, “Piange… il telefono”, “Vecchio Frack” e il finale fu entusiasmante con “Nel blu dipinto di blu” e il concerto si concluse con un lungo e caloroso applauso dei numerosissimi spettatori. A Domenico Modugno lo spettacolo a Scilla rimase sempre nella sua mente e nel suo cuore e ne parlò ripetutamente ai suoi cari. Accanito fumatore per oltre trent’anni, fu colpito da un ictus il 12 giugno 1984 durante la registrazione di una trasmissione televisiva. Lo stesso artista attribuì il malore alla moltitudine di sigarette al giorno fumate per anni e rimase con un lato del corpo paralizzato. Nel 1993 incise con suo figlio Massimo la sua ultima canzone, “Delfini Sai che c’è”. Morì il 6 agosto 1994 nella sua casa di Lampedusa, per un infarto cardiaco all’età di 66 anni. Venne seppellito nel Cimitero Flaminio di Roma. Dopo la sua morte gli venne dedicato un lungomare con annessa statua nel paese nativo a Polignano a Mare e ancora a Scilla rimbomba la sua voce “Volare ohhhhhh, Cantare oooooohooo nel blu dipinto di blu felice di stare lassù con te.
Enrico Pescatore
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