Il ripascimento delle spiagge a Scilla è una delle priorità del paese a forte vocazione turistico-balneare ma le azioni politiche storicamente al riguardo sono state sempre complesse
Il ripascimento delle spiagge è un intervento molto importante per ripristinare le condizioni naturali o preesistenti dei tratti sabbiosi che tendono a sparire per l’erosione marina. L’intervento artificiale attraverso l’azione di riporto di volumi di sabbia considerevoli, è spesso vitale per salvaguardare il turismo delle località balneari. Il ripascimento artificiale è un’azione molto delicata e complessa e deve rispettare severe norme di attuazione a carattere giuridico e scientifico nel settore delle opere civili marittime, molto più stringenti rispetto al passato. Infatti il sito interessato deve avere le stesse caratteristiche, quindi lo stesso colore, granulometria e tipologia del materiale, generalmente quarzo, granuli di conchiglie e coralli frantumati che vengono levigati dall’azione delle onde. Il primo sindaco ad interessarsi al problema della salvaguardia delle spiagge fu la dottoressa Paladino, infatti appena insediatasi nel 1952, si adoperò per richiedere alla Cassa Depositi e Prestiti una serie di finanziamenti per effettuare opere pubbliche a Scilla. Uno dei progetti più ambiziosi era la realizzazione di due scogliere, da sistemare davanti la battigia della “Spiaggia delle Sirene” di Marina Grande, come frangiflutti. Quando nel 1953 iniziarono i lavori di messa in posizione delle scogliere, l’amministrazione comunale era convinta che questo notevole sforzo sarebbe stato utile per contrastare la forza impetuosa del mare, in una zona quella tra “Scilla e Cariddi”, particolarmente difficile alle avversità climatiche. Ma il “petrame” che fu solamente “appoggiato”, alle prime mareggiate non mantenne la sua posizione di difesa e fu sparso lungo la spiaggia. Successivamente il ripascimento dell’arenile fu ottenuto grazie l’intervento politico dei due sindaci più importanti dell’epoca, il dottor Pietro Panuccio e l’avvocato Rocco Minasi, quest’ultimo era anche onorevole. Il deposito di terra da risulta fu di grande proporzione, proveniente dalla costruzione del doppio binario alla fine degli anni ’50 e dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria alla fine degli anni ’60, grazie a leggi non ancora stringenti. La grande quantità di terra coprì completamente la scogliera creata dalla amministrazione Paladino, creando da subito uno strato abbastanza spesso di spiaggia, che parzialmente ancora resiste dopo più di 40 anni. Gli scogli ancora oggi sono sotto la sabbia e ogni tanto riaffiorano quando il mare sbranca l’arenile. In questa foto del 1970 scattata dal belvedere del quartiere San Giorgio, si nota lungo Punta Pacì un accumulo di terra (evidenziato dal cerchio tondo rosso) proveniente dai lavori dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. L’ammasso portato sulla Punta Pacì fu spostato dalle prime mareggiate invernali che distribuirono bene il terriccio formando da subito delle spiaggette (evidenziato nella seconda foto) lungo le scogliere e soprattutto la “Spiaggia delle Sirene” di Marina Grande diventò straordinariamente spessa e lunga. A distanza di 50 anni l’azione continua del mare sta riportando tutto alla naturalezza: le spiaggette lungo le scogliere non esistono più e la spiaggia di Scilla sta resistendo con difficoltà ed è molto assottigliata. Gli ultimi lavori per ampliare l’autostrada Salerno-Reggio Calabria da poco tempo terminati, purtroppo, non hanno portato neanche un granello di sabbia in più sulla costa scillese.
Enrico Pescatore