Nel 1743 l’equipaggio di un mercantile genovese fermo nel porto di Messina aveva trasmesso la peste in tutte e due le sponde dello Stretto e Scilla si salvò grazie ad un intervento divino

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Nel marzo del 1743 l’equipaggio di un mercantile genovese approdato nel porto di Messina, aveva contratto la peste durante il viaggio e Scilla si salvò grazie ad un intervento divino

Nel marzo del 1743 l’equipaggio di un mercantile genovese approdato nel porto di Messina, aveva contratto la peste durante il viaggio, una malattia infettiva molto grave che nel 1720 aveva provocato un grandissimo numero di morti a Marsiglia. Il morbo letale che in quel periodo non aveva rimedi medici, presto si diffuse nelle città dello Stretto, poiché nella zona di Villa San Giovanni era forte il commercio del contrabbando e alcuni marinai della zona non cessarono le loro attività in nero. Questi contatti resero inutili i tentativi di circoscrivere l’epidemia, che si propagò velocemente alla vicina Reggio Calabria, anche se le autorità calabresi, avevano preso delle precauzioni vietando i contatti con la sponda siciliana. Si provò a isolare la zona del focolaio, istituendo dei cordoni sanitari che non permettevano lo spostamento delle persone e lo svolgimento delle attività di ogni genere, ma per il ritardo accumulato, il contagio si era ormai già trasmesso in città. Furono costruite delle barriere caratterizzate da fossati e palafitte, presidiate da soldati armati del Regno e personale civile degli enti locali. Durante il 1743, mentre a Reggio Calabria le strade erano deserte, si contavano per la prima ondata della malattia quasi cento decessi al giorno, tra morti di fame, di peste o giustiziati dalle autorità. Infatti non furono tollerati le violazioni al cordone sanitario pubblico e le autorità di polizia furono molto zelanti nel mantenere l’ordine. A Reggio Calabria dal luglio del 1743 ai primi del 1744 si registrarono poco più di 3.500 decessi che rappresentava quasi il 25% della popolazione totale, anche se la città non subì carestie gravi, grazie ai piani di approvvigionamento dei viveri garantiti dalle misure governative per il contenimento dell’epidemia. Le dure conseguenze della malattia portarono a violente proteste da parte della cittadinanza, rovinata economicamente dalla chiusura dei commerci e dai continui disagi che sfociarono in rivolte armate anche se immediatamente furono represse delle autorità preposte. Nel 1746 le autorità Centrali del governo borbonico ordinarono lo “spurgo” che due anni prima era stato negato dalle autorità cittadine e dopo alcuni mesi di disinfestazione, il 2 luglio del 1746 fu dichiarata idonea la salute pubblica e libero il commercio interno ed esterno, con l’annuncio solenne della fine dell’epidemia. Secondo alcune stime la peste iniziata nel 1743 portò alla morte di seimila cittadini di Reggio Calabria. A Messina anche se la situazione di mortalità fu molto più grave, poiché in sei mesi la cittadina perse quasi il 70% della sua popolazione, l’epidemia di peste fu debellata nel 1745 grazie al repentino intervento di sanificazione di alcuni operatori medici veneziani. A Scilla la virulenta epidemia di peste del 1743 portò la morte a due soli cittadini, grazie al risoluto intervento di Gaetano Minasi, in qualità di Sindaco del paese e Marittimo, come Funzionario straordinario e Commissario di guerra. Il Minasi chiuse le strade esterne e del traffico marittimo, ampliò la strada mulattiera tra Scilla e Melia e fece riparare i due ricoveri di Contrada San Giovanni e di Contrada Boccata, che ebbero tanto giovamento a tutti i cittadini scillesi. Qualche anno prima, precisamente nel 1738 iniziarono a Scilla, i lavori per la costruzione della nuova chiesa di San Rocco, in onore al santo che dedicò la sua vita all’assistenza degli ammalati che si distinse soprattutto, durante la terribile peste nera che colpì l’intera Europa alla metà del XIV Secolo. Per questo motivo nel 1745 San Rocco fu dichiarato patrono principale della città di Scilla, poiché si attribuiva la grazia di aver tenuto lontano dal paese la virulenta epidemia di peste del 1743, evento per il quale venne coniata a Reggio Calabria una medaglia di commemorazione. I lavori della nuova chiesa di San Rocco terminarono nel 1751, fu ricostruita con maggiori dimensioni degli edifici precedenti e la facciata principale fu spostata a ridosso della nuova Piazza San Rocco.

Enrico Pescatore

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