Scuola, la ragazza dello striscione a StrettoWeb: “Mi accusano di essere l’untrice, ma lottiamo per la libertà: non finiremo obnubilati e comandati a distanza”

StrettoWeb

Scuole, la ragazza dello striscione per le aperture affisso sul corso Garibaldi ha scritto alla nostra Redazione una lettera molto toccante che pubblichiamo integralmente

Ciao redazione di StrettoWeb.

Sono la stessa ragazza che vi ha mandato la foto del lenzuolo con la scritta “La scuola è chiusa come i nostri cuori, senza emozioni”

Sono quella ragazza che ha avuto l’idea di tutto ciò, stanca di tutto quello che succede giorno dopo giorno, appoggiata dai suoi amici. Io, da parte di tutta la mia generazione, mi sento indignata e accusata di essere la colpevole di questa seconda ondata per aver osato vivere un po’ di vita questa estate. Accusata dagli stessi che questa estate erano a mare a prendere il sole o in vacanza in qualche luogo desolato, ma l’importante è che c’era il mare

Stiamo vedendo il peggio del peggio. Stiamo vedendo la morte della sensibilità e dell’umanità. Siamo accusati di qualcosa di cui tutti hanno colpa.
Sotto il post dell’articolo di StrettoWeb pubblicato sulla pagina Facebook ci hanno definiti “Intelligenti come un nastro magnetico”, “Ridicoli”, “Scienziati scappati di casa”, “Invasati”. Ci hanno accusato di voler fare solo scena anche perché “a noi di studiare non ce ne frega niente”, ma loro non ci conoscono. Persone dalla mentalità chiusa sono arrivate ad insultare le mamme che in questo contesto non centrano nulla. Accusandole di voler la scuola aperta per aver aperto anche altro che non nomino per rispetto delle donne, me compresa. Hanno accusato noi giovani di non rispettare le regole. Bene, qua si sbagliano. Abbiamo visto più adulti in giro, a fare l’aperitivo davanti a pub, per una passeggiata sul corso senza mascherina, mentre i nostri futuri ballerini, che ballavano nelle scalinate del “Kilometro più bello d’Italia”, ora ballano sui tetti dei palazzi aspettando di tornare a farsi vedere. Ci hanno accusato di essere i figli di quelli che hanno fatto ricorso alla Tar o peggio ancora essere i genitori stessi. Ma siete sicuri che noi siamo così?
Mi presento: Sono una ragazza di 22 anni. Vivo probabilmente nel peggior quartiere di Reggio Calabria. Nonostante la mia età vado ancora a scuola, ma lo faccio per il mio futuro, per i miei sogni. Frequento il serale dell’istituto tecnico Panella-Vallauri. Nonostante le difficoltà che riscontro a collegarmi, io tutti i giorni mi collego. Io faccio i compiti, li mando, studio ancora e ancora…

Non ho i genitori, non ho nessuno con cui confidarmi e di cui fidarmi, solo me e i miei amici. Nonostante ciò vado avanti per me stessa. Io ho un ruolo fondamentale nella mia classe e nel comitato studentesco della scuola. Ogni mio compagno sa che se avrà bisogno di appunti e ripetizioni può contare su di me, e se chiedeste a loro di me vi direbbero che “sono la prima della classe, molto sognatrice e ambiziosa”.

Ho visto ragazzi rovinarsi per colpa di queste strade, senza avere un punto fisso. Ho visto ragazzi, come il mio amico, che grazie alla scuola è riuscito a scappare da questa sorta di fine. Lui ha 20 anni e abita anche lui in questo quartiere dimenticato da Dio. Prima della pandemia lavorava, ne andava molto fiero. Non si fermava davanti a nessuno. Queste sono le sue parole: “Grazie per l’appoggio. Io la scuola “l’ho finita”. Questo contributo l’ho dato solo perché è vero che manca la libertà. Abbiamo preso come primo spunto la scuola perché in pochi sanno che è il posto dove c’è più libertà di parola, dove ci sono le conoscenze acquisite dall’infanzia ma anche quelle con un semplice saluto. In realtà i commenti che lasciate poco importano a me, per chi dà una risposta o meno sappiate che lo abbiamo fatto solo perché non ci piacciono le catene a noi che siamo fuori, figuriamoci alle persone in cella che sono dovute evacuare tutti per un virus. Ci ha buttati tutti a terra ,siamo nelle mani dello stato e nemmeno loro credo che sappiano cosa fare in realtà. Le persone e questo che adorano fare: impicciarsi di uno striscione, mettersi in testa che quello che facciamo e solo perché vogliamo tornare a scuola a fare i burattini. È vero, la scuola è importante per tanti punti di vista, per le discipline, per gli insegnamenti quotidiani, ecc…ma da un altro punto di vista, o almeno per quelli che la odiano, è solo un campo di applicazione giochi. Ed è per questo che per un paio ne vanno di mezzo sempre tutti. L’unione fa la forza ma l’ignoranza fa la debolezza. Speriamo che finirà bene almeno tireremo tutti un sospiro di sollievo di nuovo e non tramite una mascherina morendo del nostro stesso ossigeno.”

Ci sono ragazzi che hanno passato già tanto per la loro età. Lei ha 18 anni e sta studiando. È all’ultimo anno di superiori e a settembre partirà per l’università a Firenze. Non è mai stata una studiosa ma per il suo futuro sta lottando.
Queste sono le sue parole: “Molti si sbagliano, non siamo solo noi ragazzi che non sappiamo rispettare le regole. Queste non sono giustificazioni da dare. Che sia chiaro noi non siamo tutti uguali, quindi se volete aprire la bocca almeno apritela per dire cose sensate non queste cavolate. Purtroppo la gente non capisce nulla. Gli basta giudicare senza sapere. Ovviamente loro non sanno che vuol dire studiare da casa perché non lo vivono, ma a noi non interessa niente. Noi lotteremo per tornare. Infatti come avete detto voi ci hanno tolto tutto, libertà, amici e poi la cosa più importante: la scuola. Io frequento il quinto anno all’istituto Tommaso Gullì. Non sono una ragazza che ama studiare, ma lo faccio per il mio futuro, però quando è incominciata questa pandemia ho capito tante cose e a me di quello che dice la gente non me ne può fregar di meno. Io penso che quello che abbiamo fatto è stato un gesto carino verso tutti noi ragazzi. Noi con questo striscione abbiamo voluto esprimere quello che stiamo provando, quello che stiamo subendo. Ovviamente non tutti la pensano come noi però faremo il possibile per tornare e torneremo più forti di prima. Per noi, per il nostro futuro.”
Torno a ripetere che ci hanno tolto tutto: libertà, amici, scuola, contatto umano. Sotto il post su Facebook dell’articolo hanno messo un commento alquanto incoerente. Diceva che anche agli adulti era stato tolto tutto: abbracciare i figli, vedere gli amici e viaggiare. Ai ragazzi invece manca l’affetto, manca qualcuno che li capisca, qualcuno di cui fidarsi. Tirando le somme vedo solo tante bugie di tutti sti adulti, di questo stato, incoerenze. Dite che tra le pareti domestiche ci sentiamo male, ma come facciamo a stare bene se soltanto sui social dite che vi manca abbracciare i figli? L’apparenza delle cose e delle parole spesso inganna, quindi voi non pensate che i giovani siano tutti uguali, non fate di tutta l’erba un fascio. Se i nostri diritti, di noi giovani, non ce li riprendiamo ora non li riavremo più e finiremo obnubilati e comandati a distanza.

Grazie per l’ascolto.

Elena Crudo

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