La Torre Cavallo costruita dall’università di Scilla nel 1559 è una delle più antiche torri d’avvistamento dello Stretto di Messina [FOTO]

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Nel Medioevo anche in Calabria era forte il pericolo delle scorrerie tra bande con l’intento di saccheggiare città e i centri marittimi. Per questo motivo, intorno al 1559, venne costruita dall’università di Scilla, una torre d’avvistamento che fu chiamata “Torre Cavallo”

Durante il medioevo anche in Calabria era forte il pericolo delle scorrerie tra bande, compiute prima dai pirati saraceni e poi dai turchi, con l’intento di saccheggiare città e i centri marittimi. Per questo motivo, intorno al 1559, venne costruita dall’università di Scilla (comune), una torre d’avvistamento che fu chiamata “Torre Cavallo”. Nella torre erano sistemati delle sentinelle, pronte a dare l’allarme, appena all’orizzonte si profilava una vela sospetta e rappresentavano la prima difesa del sistema difensivo dello Stretto di Messina. La città di Scilla per la costruzione della torre, dovette sottoporsi ad un tributo per la concessione edilizia dell’epoca, “dazio sulla seta della città di Reggio”, grazie anche alla disponibilità degli abitanti a non opporsi a questo tipo di pagamento, dato che si realizzava per la propria incolumità, preservando gli atti improvvisi e altamente pericolosi. La scelta di costruire la torre nel promontorio di Torre Cavallo, probabilmente, fu perché su queste rupi s’inerpicò Ottaviano dopo la disfatta navale nelle acque antistanti a Scilla, intorno al 36 a. C. prima della decisiva vittoria contro Sesto Pompeo. Il sistema di difesa era completato tra le comunicazioni con le altre torri: ricevuto l’avviso di presenze estranee dalla Torre di Pezzo, la notizia veniva comunicata alla vedetta posta sul promontorio di San Gregorio, che allertava quella posta a Capo Paci. In breve tempo venivano sollecitamente avvertiti i cittadini a mettersi al riparo e in salvo nella campagna retrostante, mentre i soldati armati dei principi Ruffo correvano verso il mare a guarnire le difese. La presenza dei Ruffo determinò le varie ricostruzioni della torre e delle modalità di utilizzazione nel tempo. Infatti in tempi più recenti e meno cruenti, la Torre Cavallo venne utilizzata anche per l’avvistamento del pesce spada, nel periodo di pesca fra la primavera e l’estate, fin quando le imbarcazioni non furono dotate di passerelle in ferro. La difficoltà di questa straordinaria pesca, dipendeva dalla distanza che intercorreva tra il lanciatore o arpioniere che stava sulla barca e il “bandiaturi”, la vedetta affacciata, appunto, dalla Torre Cavallo. Il bandiaturi non appena avvistava l’adorato pesce, iniziava a sventolare freneticamente la banderuola bianca e ad urlare con voce concitata, ma chiara con lo scopo di dare la giusta posizione e direzione del pesce verso la barca il “luntre”. Con questo tipo di imbarcazione lunga dai 5 ai 7 metri, senza chiglia, alla quale veniva richiesta la massima stabilità, l’equipaggio, composto da quattro rematori, riusciva ad arrivare a grandi velocità in modo da consentire una pesca del tutto eco sostenibile. Oggi la Torre Cavallo è una delle più antiche torri d’avvistamento cinquecentesche che sorgono nel circondario di Reggio Calabria e si erge sulle scogliere a strapiombo della sponda calabra nella zona nord del comune di Villa San Giovanni.

Enrico Pescatore

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