Finalmente, con il giuramento davanti al Capo dello Stato, il nuovo esecutivo è entrato nel pieno delle due funzioni
C’è voluto parecchio tempo. Oltre un mese da quando il 13 gennaio 2021 Matteo Renzi ha ritirato le due Ministre e il Sottosegretario di Italia Viva dal governo. Ma adesso, finalmente, con il giuramento davanti al Capo dello Stato, il nuovo esecutivo è entrato nel pieno delle due funzioni. Quando Italia Viva è uscita dalla maggioranza, di fatto si era aperta la crisi di governo. Giuseppe Conte dapprima ha resistito, ha cercato attraverso i cosiddetti “Responsabili o Costruttori” di trovare quel numero di onorevoli per riuscire ad avere la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento. Ha provato anche a chiedere la fiducia ma se alla Camera i numeri erano sufficienti, al Senato, invece, ha ottenuto solamente la maggioranza relativa. Dopo alcuni giorni di riflessione e di ulteriori tentativi principalmente nell’area di centro si è arreso, è salito al Colle e ha rassegnato le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato.
Dopo un incarico esplorativo affidato al Presidente della Camera Fico per verificare se ci fossero i numeri e le condizioni per proseguire la legislatura attuando un Conte Ter, tentativo andato a vuoto, Mattarella, dopo aver spiegato che a causa della pandemia non era possibile in questo momento andare al voto e perdere ulteriori mesi nella campagna elettorale ha assegnato l’incarico a Mario Draghi. Chiedendo, altresì, un governo il più possibile rappresentato da tutte le forze dell’arco costituzionale e che fosse di alto profilo per affrontare gli enormi problemi che assillano l’Italia in questo 2021. Alla fine il governo è stato composto ed ha giurato davanti al Capo dello Stato. E’ un governo tecnico-politico. Precisamente è composto da otto tecnici e quindici politici di tutto l’arco costituzionale ad eccezione della sola F.lli d’Italia che ha scelto di restare all’opposizione.
Draghi, quindi, economista di fama mondiale con trascorsi alla Banca d’Italia e soprattutto presidente per otto anni della BCE ha mescolato tecnici di fama internazionale a politici di primo piano ma escludendo volutamente i segretari di partito proprio per voler rimarcare, se mai ce ne fosse stato bisogno, che le scelte finali erano a lui ascritte e togliendo ai leader dei partiti politici la suggestione di poter davvero essere loro i protagonisti. Quindi accanto a figure come Daniele Franco già direttore generale di Bankitalia, Vittorio Colao, già Amministratore Delegato di Vodafone, Roberto Cingolani, scienziato, e che dovrà gestire la transizione ecologica dell’Italia, Marta Cartabia, già Presidente della Corte Costituzionale, ed ancora Cristina Messa, Enrico Giovannini, Luciana Lamorgese, Patrizio Bianchi ed il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, tutti tecnici di grande spessore, abbiamo tutta una serie di politici, validi, ma non i numeri uno dei vari partiti.
In pratica Draghi per affrontare immediatamente la grave situazione in cui ci troviamo ha voluto accanto a sé personalità che sappiano prendere decisioni e che risolvano prontamente le varie problematiche che si presenteranno. E anche per quanto riguarda le figure politiche proprio per essere celeri nelle scelte da fare ha mantenuto il più possibile i vari Ministri del vecchio governo Conte e scelto tra le nuove forze politiche dell’esecutivo personalità che già avessero svolto l’incarico di Ministro e che pertanto conoscessero già la macchina organizzativa. Questo per non perdere un minuto di tempo in quanto i problemi che attanagliano l’Italia sono tantissimi. Abbiamo una pandemia in corso con oltre 2.700.000 contagi e oltre 93.000 decessi, un piano vaccinale che stenta a decollare e che rischia di durare tutto l’anno 2021, l’enorme problema della scadenza del blocco dei licenziamenti che avverrà il 31 marzo, con inevitabile ulteriore aumento dei disoccupati. Infine, ultimo ma non meno importante, dovrà immediatamente mettere in atto quei progetti necessari per ottenere i famosi miliardi del Next Generation Eu che l’Italia aspetta per potersi finalmente rilanciare a pieno titolo come una delle maggiori potenze economiche europee. Dopodiché Draghi dovrà farsi da parte in modo che i cittadini italiani andando alle urne sceglieranno in piena serenità, e si spera con una situazione economica migliore, da chi vorranno farsi rappresentare nei prossimi cinque anni.