Il quotidiano “Times” di Londra mercoledì 12 settembre 1934 nella sezione “Imperial and Foreign” raccontò dell’inaugurazione della statua della Madonna della Lettera posta all’entrata del Porto di Messina: attraverso un impianto radio ad onde ultracorte, messo a punto da Guglielmo Marconi, il monumento fu benedetto ed illuminato da Papa Pio XI° in collegamento da Castel Gandolfo. La storia della nascita del culto e tutte le leggende intorno al simbolo tanto amato dai messinesi
Nessuno tocchi ad un messinese la Madonna della Lettera. Simbolo della città siciliana dello Stretto, un biglietto d’accoglienza per chi arriva dal mare e la scritta “Vos et ipsam civitatem benedicimus” (dal latino, “Benediciamo voi e la vostra città”) significano quel che di più rappresentativo possa esistere per gli abitanti di Messina. La benedizione nasconde una storia molto affascinante e per conoscerla bisogna tornare indietro al I secolo d.C, precisamente all’anno 42: secondo un’antica tradizione, in quell’anno San Paolo, durante il suo viaggio verso Roma, fece una sosta nell’allora chiamata Messana (così ribattezzata dai romani nel 241 a.C.), dove raccontò della vita e delle opere di Gesù. Fu così che un nutrito gruppo di messinesi si convertì al Cristianesimo e inviò subito dei rappresentanti a visitare i luoghi del Salvatore e a rendere omaggio a Sua Madre, ancora vivente in Terra Santa. L’incontro con Maria avvenne il 3 giugno a Gerusalemme: Ella accolse con piacere i messinesi, felice per la loro conversione e scrisse per l’intera popolazione una lettera in ebraico, arrotolata e legata con una Sua ciocca di capelli (ancora oggi custoditi presso il Duomo di Messina). L’8 settembre i delegati fecero ritorno in città in un clima di festa con la preziosa missiva. Proprio alla fine di questa lettera si sarebbe trovata la famosa frase (“Vos et ipsam civitatem benedicimus”) che sancisce la benedizione perpetua di Maria su Messina, nonché il forte legame che da allora unisce il luogo e Colei che ne è divenuta la Protettrice, con il noto appellativo di Madonna della Lettera.
Tante leggende ovviamente circolano intorno alle origini. Si narra che la lettera originale sia stata subito nascosta e messa in sicurezza dai messinesi, per proteggerla dalle persecuzioni che in quegli anni dovettero subire i cristiani. Successivamente, però, andò distrutta per cause incerte (probabilmente in un incendio o in uno dei tanti terremoti che hanno colpito la città). Il culto mariano non fu comunque scalfito dagli eventi, e si affermò definitivamente solo nel 1716: in quell’anno, il monaco Gregorio Arena portò a Messina una traduzione dall’arabo della lettera di Maria. Da allora la città celebra la ricorrenza liturgica ogni 3 giugno con una processione molto sentita dagli abitanti. Negli anni ’30 fu poi costruita all’ingresso del porto, per volontà del 106° arcivescovo di Messina, Angelo Paino, la stele con la statua in bronzo dorato della Madonna, rivolta verso la città, a protezione della stessa e di chi fa ingresso. Il monumento, ideato dall’ingegnere Francesco Barbaro e modellato dallo scultore Tore Edmondo Calabrò, fu inaugurato il 12 agosto 1934 ed illuminato con un particolare meccanismo: attraverso un impianto radio ad onde ultracorte, messo a punto da Guglielmo Marconi, fu benedetto ed illuminato da Papa Pio XI° in collegamento da Castel Gandolfo. Una copia della stele, riprodotta fedelmente in scala, realizzata in cristallo, fu regalata al Pontefice subito dopo la sua inaugurazione. Il suo successore, Papa Pio XII°, la restituì alla città, che la custodisce presso la biblioteca Painiana del Seminario arcivescovile “San Pio X” di Giostra. L’avvenimento dell’inaugurazione fu considerato di così eccezionale portata per Messina e per il mondo interno, se si pensa anche ai suoi aspetti tecnici e che in quegli anni la radiotecnica era ancora ai suoi albori. La notizia superò i confini dello Stretto, addirittura delle Alpi e fu esaltata in tutta Europa. Ecco ad esempio cosa scrisse a pagina 12 il quotidiano “Times” di Londra mercoledì 12 settembre 1934 nella sezione “Imperial and Foreign”:
“Ai popoli nordici potrebbe riuscire difficile immaginare la scena che si svolse durante la cerimonia dell’inaugurazione. Apparecchi radiofonici adattati per ricevere le onde ultracorte della speciale Stazione Vaticana impiantata a Castel Gandolfo, sotto la direzione del Senatore Marconi, furono posti lungo il mare costeggiante, che era gremito di vapori mercantili, provenienti da Oslo e New York e altri porti, di spettatori che ingombravano le strade, le piazze e i moli. Essi erano accorsi da tutti i punti della Sicilia e d’Italia, per vedere il faro illuminato da un pulsante premuto a centinaia di miglia sul continente. Per parecchi minuti prima dell’ora stabilita il silenzio della folla era intenso. Quando la radio annunciò: “Attenzione! parla il Papa! […] dalla sua Villa di Castel Gandolfo la benedizione in latino: “Beneditio Dei Omnipotentis descendat super Vos et maneat semper”, dopo un breve momento la colonna fu illuminata e come sarà d’ora in poi ogni notte”.
La stele si innalza sull’estremità del Forte San Salvatore, facente parte del sistema di fortificazioni realizzato nel 1546 dall’imperatore Carlo V. La statua di sezione ottagonale, raggiunge allo stellario posto in capo alla Vergine Maria, su un’altezza di circa 60 metri dal livello del mare. La sommità ospita un piccolo basamento marmoreo sul quale poggia un globo di 2.60 m di diametro, su cui poggia la statua della Madonna della Lettera riprodotta in bronzo dorato, alta 7 metri. La Beata Vergine è raffigurata nell’atto di benedire con la mano destra la Città e regge nella mano sinistra la lettera consegnata ai messinesi con su scritto il saluto rivolto dalla Vergine alla Città di Messina, riportato sulla parete circolare del bastione dell’antica fortezza: “Vos et ipsam civitatem benedicimus”. Danneggiata durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, la stele fu prontamente restaurata. Papa Pio XII° solennizzò la conclusione dei lavori di restauro, con una identica cerimonia d’inaugurazione via etere, il 14 agosto 1947. Il 16 settembre 1954, 20 anni e 4 giorni dopo, la statua fu incoronata dall’arcivescovo di Palermo Cardinale Ernesto Ruffini nella ricorrenza del 383º anniversario della partenza della flotta cristiana comandata da don Giovanni d’Austria, riunitasi nel Porto di Messina per affrontare la flotta ottomana di Alì Pascià nelle acque di Lepanto il 7 ottobre del 1571. In epoca contemporanea sono stati effettuati nuovi interventi di restauro, precisamente nel 1998, in previsione del Giubileo dell’anno 2000, quando è stato contemplato il ripristino dell’intonaco del bastione Sant’Anna, il recupero dell’iscrizione latina, l’installazione di un moderno e potente impianto d’illuminazione sui bordi del capitello, la realizzazione di una robustissima corona circolare di massi frangiflutti onde prevenire la pericolosa erosione provocata dal moto ondoso alla base del bastione, l’integrazione della preziosa doratura delle superfici metalliche, il consolidamento dell’armatura interna, il corretto funzionamento dell’aureola – stellario.
Madonna della Lettera: i reperti conservati al Duomo di Messina, il legame con Palmi e la Calabria
La lettera è un elogio ai cittadini di Messina e in essa Maria lodava la loro fede, diceva di gradire la loro devozione ed assicurava loro la sua perpetua protezione. Scritta in ebraico, arrotolata e legata con una ciocca dei suoi capelli che oggi è custodita presso il Duomo di Messina ed esposta nel giorno del Corpus Domini incastonata nell’albero di un piccolo galeone costruito in argento, uno degli esempi della protezione della Madonna per la città. Il testo della lettera consegnata alla delegazione di messinesi recita:
“Umilissima serva di Dio,
Madre di Gesù crocifisso,
della tribù di Giuda,
della stirpe di Davide,
salute a tutti i messinesi
e Benedizione di Dio Padre Onnipotente.
Ci consta per pubblico strumento che voi tutti con fede grande
avete a noi spedito Legati e Ambasciatori,
confessando che il Nostro Figlio,
generato da Dio sia Dio e uomo
e che dopo la sua resurrezione salì al cielo:
avendo voi conosciuta la via della verità
per mezzo della predicazione di Paolo apostolo eletto
per la qual cosa benediciamo voi e la vostra città
della quale noi vogliamo essere perpetua protettrice.Da Gerusalemme, 3 giugno anno 42 di Nostro Figlio. Indizione 1 luna XXVII”.
E’ importante ricordare un’altra grande curiosità: il culto della Madonna della Lettera si è diffuso nel tempo non solo in Sicilia, ma anche in varie zone della Calabria. Se a Marcellinara (Catanzaro) e Randazzo (Catania) sono custodite alcune Sacre Reliquie della Vergine Santissima, è in particolare proprio nella cittadina calabrese di Palmi che si nutre un culto molto forte, tanto quanto possa essere quello messinese. E’ stato tramandato infatti che nel 1575 una terribile pestilenza si abbatté sulla città peloritana; l’epidemia, proveniente da Oriente, dopo la battaglia di Lepanto (1571), provocò decine di migliaia di vittime. I palmesi mandarono aiuti (in prevalenza generi alimentari) a Messina e accolsero quanti fuggivano da essa. Una volta finita l’emergenza, i messinesi vollero sdebitarsi e inviarono a Palmi uno dei capelli della Vergine. Da quel momento anche nella cittadina della Piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, cominciò ad essere venerata Maria con l’appellativo di “Madonna della Sacra Lettera”. Si adottò la sua Effigie nera racchiusa in una manta d’argento a somiglianza di quella venerata nella città peloritana. La Sacra Congregazione dei Riti, con Decreto del 12 settembre 1733, elesse la Madonna della Lettera quale patrona principale della città, fissandone l’Ufficio Divino e la Santa messa nell’ultima domenica di agosto.
Curioso sapere, inoltre, che sia a Messina che a Palmi, ad agosto, si tiene la “Vara” (o “Varia” per i palmesi): una festa popolare-religiosa, durante la quale viene portato in processione un maestoso carro raffigurante l’Assunzione in Cielo di Maria. La differenza, però, tra Messina e Palmi non sta solo in quella “i” letterale in più: infatti, a Messina i figuranti sono di cartapesta (fino a metà Ottocento erano bambini, ma si preferì sostituirli con delle statue dopo vari incidenti più o meno gravi); a Palmi, invece, i figuranti sono umani. Sopra il carro, avente un’altezza di 16 metri e trasportato a spalla da 200 portatori (mbuttaturi), trovano posto i personaggi che rappresentano la Madonna (chiamata “Animella”), il Padreterno, gli Apostoli e gli angeli. Ad ogni modo questa festa attrae ogni anno migliaia di fedeli e turisti curiosi, provenienti da ogni parte d’Italia: Addirittura la Varia di Palmi nel 2013, quando la manifestazione raggiunse addirittura 180mila spettatori, è stata inserita nel Patrimonio orale e immateriale dell’umanità dell’Unesco. Una storia in comune che riempe d’orgoglio entrambe le città che affacciano sullo Stretto, tanto da arrivare a intraprendere un percorso di gemellaggio, ufficialmente iniziato nell’anno 2000 e tuttora in vigore.