Reggina, quando le alternative ci sono (così come gli attaccanti). E quella “strigliata” di Baroni…

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Oggi la Reggina ha vinto con le stesse armi con cui finora aveva spesso perso: cambi e attaccanti. E la strigliata di Baroni può fare solo bene

La Reggina oggi ha vinto grazie ai cambi e grazie a Baroni. O grazie ai cambi di Baroni. Inutile girarci attorno: fino alle sostituzioni, e fino al vantaggio, la partita era bloccata (e lo 0-0 scritto). Il Pescara gestiva e ripartiva, gli amaranto non riuscivano a dar seguito in concreto al dominio territoriale. Ma il fatto che si sia vinto così, mica è un male. Anzi. In tutto il girone d’andata, praticamente, Menez e compagni hanno perso proprio in questo modo. La marcia in più che dalle avversarie arrivava dalla panchina, per la Reggina rimaneva ferma ad inizio gara. E si perdeva. Partite e punti importanti per strada.

E Baroni lo sapeva. Lo avevamo detto. Agli infortuni si sono aggiunte alternative non ritenute funzionali dal nuovo tecnico, ma i nuovi innesti dal mercato e qualche recupero avrebbero sicuramente cambiato le carte in tavola. Lo sapeva, dicevamo. E oggi è arrivata la conferma. E’ arrivata la conferma che in “questo calcio” (inizio in ritardo, calendario ristretto e 5 cambi) – e a maggior ragione in una categoria come la Serie B in cui si deve correre tanto e bene – chi entra dalla panchina è forse addirittura più importante e determinante di chi parte dall’inizio. Ma, anche, è arrivata la conferma che quando gli attaccanti ci sono (nel senso che sono disponibili e in palla) le partite si vincono. In una partita la Reggina è riuscita ad eguagliare quasi completamente il girone d’andata, in cui i gol provenienti dall’attacco erano stati soltanto quattro (non considerando Bellomo e Liotti).

Oggi è stata la prima vera partita, come scritto ieri, in cui Baroni – dal suo arrivo – ha potuto contare su tanti elementi e sull’imbarazzo della scelta. Lo ha sfruttato, alla perfezione. E com’era quella storia che se le partite si chiudono poi è più facile gestire e non andare in affanno? Per la seconda gara di fila, gli amaranto non hanno chiuso con l’ossigeno. Anzi, hanno pure alzato i giri del motore. Grazie ai cambi. Questione di testa (come diceva Baroni) o si è anche lavorato sulle gambe? Presto per sbilanciarsi, anche perché l’avversario di oggi – bisogna ammetterlo – ha dimostrato di meritare la classifica attuale. Atteggiamento troppo remissivo, gioco in verticale e in appoggio all’unica punta Odgaard – che rimaneva alta – e poche soluzioni offensive.

La Reggina doveva vincere non solo perché era necessario per la classifica, ma anche perché non farlo a queste condizioni sarebbe stato l’ennesimo rimpianto. E un mese fa, con tanti infortuni e poche alternative, non è detto che sarebbe accaduto. Ora l’obiettivo è guardare già al prossimo match e raccogliere il massimo negli altri due scontri diretti. Chi sta sotto o nei paraggi forse (era ora) sta iniziando a correre, com’era prevedibile. E per certi versi, nonostante le belle parole, i cambi, gli attaccanti e una potenziale rinascita, “qualcuno deve darsi una sveglia“. Parola di Baroni, che quando parla non lo fa mai per caso. E ha dimostrato di avere sempre ragione…

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