Francesco Saverio Vollaro fu un avvocato, patriota e deputato di Reggio Calabria che partecipò a grandi lotte politiche del nostro paese sempre con una onestà intellettuale fuori dal comune
Francesco Saverio Vollaro nacque a Reggio Calabria nel 1827 da Marino e Maria Conforti, dotato di un’intelligenza brillante, compì gli studi a Catanzaro dove conobbe molti patrioti che lo portarono ad aderire alla Giovane Italia, un’associazione politica insurrezionale fondata a Marsiglia nel luglio 1831 da Giuseppe Mazzini. L’ obiettivo era quello di trasformare l’Italia in una repubblica democratica unitaria, secondo i principi di libertà, indipendenza e unità. Terminati gli studi di Legge, iniziò la professione di avvocato e fu molto attivo nelle organizzazioni di gruppi cospirativi calabresi. Si contraddistinse per il forte tratto anticlericale e per un’onestà intellettuale fuori dal comune, è manifestò nel corso degli anni un forte senso del dovere e spirito di sacrificio. Questi aspetti della sua personalità furono un tratto distintivo che lo portarono a vivere in prima persona la I Guerra d’Indipendenza contro gli austriaci. Il 6 ottobre 1847, a seguito della sua partecipazione al moto del 2 settembre 1847 a Reggio Calabria, sotto la guida del canonico Paolo Pellicanò, e fu condannato dalla Corte marziale a ventisei anni di detenzione per il reato di lesa maestà e per avere attentato e cospirato contro il Governo. Trasferito nella prigione dell’isola di Procida presso Napoli, anche se fu scarcerato grazie ad una amnistia. Recatosi a Napoli, riprese l’attività politica e mobilitò tutte le sue risorse per sostenere i gruppi patriottici reggini e calabresi presenti nella capitale. Nel marzo 1848, Francesco Saverio Vollaro fu al comando della IV Compagnia con oltre duecento uomini che salparono da Napoli diretti al porto di Genova per raggiungere Milano e partecipare alla I Guerra d’Indipendenza. Il Battaglione si stabilì a Curtatone, nei pressi di Mantova dove egli organizzò un ufficio stampa per la propaganda e la comunicazione. Il 28 gennaio 1849 Vollaro fu promosso sul campo, Capitano della fanteria in linea del Governo Veneto. Il 27 maggio 1849 circa ventimila austriaci occuparono Marghera dopo un pesante bombardamento e il successivo 18 giugno, Mestre fu nuovamente occupata dagli austriaci con un grande dispiegamento di mezzi di artiglieria per assediare Venezia, che finì per capitolare il 22 agosto 1849. Francesco Saverio Vollaro espatriò prima ad Atene, poi a Malta e a Costantinopoli. Passato da Smirne, sbarcò ad Alessandria d’Egitto. Qui sposò Caterina Schembri e avviò uno studio legale che acquisì grande notorietà. Rientrò in Italia nel 1859 per partecipare al conflitto contro l’Austria, ma fece ritorno ad Alessandria d’Egitto dopo la pace di Villafranca, e lì operò per la raccolta di fondi, per l’acquisto di armi e munizioni da spedire in Italia. Dopo l’Unità, nel 1863, ritornò a Reggio Calabria dove si affermò nel campo forense e rivestì le funzioni di consigliere comunale e provinciale, componente della Giunta Provinciale e della Camera di Commercio e Arti della città. Nel 1864 guidò il periodico reggino “Imparziale”, giornale di area democratico-radicale.
Nel 1866 fu eletto deputato del collegio di Bagnara Calabra per la IX legislatura, mandato che fu confermato per nove legislature. Dalla XV alla XVII legislatura fu tra i deputati del collegio di Reggio Calabria che parteciparono attivamente ai lavori dell’Assemblea e delle varie giunte e commissioni. Inoltre fu promotore di un contro-progetto avverso al progetto di legge per una tassa sulla macinazione dei cereali, e intervenne frequentemente, anche con toni accesi, per sostenere la costruzione di strade e ferrovie in Calabria e in Sicilia, si batté per importanti opere di bonifica sul territorio calabrese e fu protagonista di vari progetti di legge sul servizio di navigazione nello stretto di Messina. Proprio su questo punto l’avvocato Vollaro intervenne durante la tornata alla Camera dei Deputati del 26 giugno del 1889 in modo diretto sulla discussione parlamentare: ” mi sono inscritto ha parlare su questo capitolo per ritornare su questioni, che ci riportano a 10 anni fa. Io ho pregato fin d’allora di mettere un faro, un fanale magari sulla punta della Campanella a Scilla (nella foto). Quando avvengono traversie, siccome si scansano i navigli che entrano nel faro, perché c’è il lume sulla punta estrema di Cariddi, allora appoggiando naturalmente sulla costa di Calabria, non essendoci un altro faro, che indichi la strada da seguire, finiscono col rompersi sulle secche di Scilla. Di questi bastimenti rotti ce ne sono stati parecchi nei 10 anni, che sono passati dopo la mia raccomandazione”. Secondo il deputato Vollaro, infatti, la zona calabrese ai margini dello Stretto, era sprovvista di segnali luminosi e le imbarcazioni ingannate dall’unico faro della zona, quello di Messina, andavano a sbattere nelle poco visibili o addirittura “invisibili” secche di Scilla, guidate in modo subdolo dalle forti correnti di “montante” della zona, soprattutto durante le mareggiate. Ma le cose andarono diversamente, fu costruito il porto sacrificando i maestosi faraglioni di Scilla (nella foto) e il faro fu poi istallato sopra la rocca del Castello Ruffo nel 1913 e non come lui sosteneva sopra punta Pacì, nove anni dopo la sua morte. Francesco Saverio Vollaro fondò la loggia massonica «Aspromonte» e malgrado fosse di famiglia agiata, incrementò le sostanze familiari e le profuse per l’Unità d’Italia tanto da ridursi, negli ultimi anni, a vivere in ristrettezze. Morì il 10 Agosto del 1904 a Pellaro, Reggio Calabria.
Enrico Pescatore
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