Coronavirus, i DATI che dimostrano il fallimento del ministro Speranza: tra lockdown e mappe a colori, impietoso il confronto dell’Italia con Svezia e Germania

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Svezia e Germania non hanno mai adottato un lockdown rigido come quello italiano, eppure le statistiche sui decessi sono nettamente inferiori: l’ennesima prova che il contagio e i morti non si fermano chiudendo ristoranti e teatri ma rinforzando il sistema sanitario

Se errare è umano, perseverare è diabolico. L’Italia è senza dubbio tra i peggiori Stati al mondo ad aver affrontato la pandemia del Coronavirus ed ecco l’ennesima statistica che lo dimostra. Da ormai un anno i cittadini del Paese sono costretti a vivere pesanti restrizioni, tra i mesi di marzo e maggio 2020 hanno affrontato uno dei lockdown più duri del pianeta, eppure ciò non è bastato ad evitare un dramma unico. Un anno dopo lo scoppio dell’epidemia sulla Penisola infatti è stata superata la soglia tragica dei 100mila decessi. Una visione sbagliata durante il Governo Conte e una continuità che persevera anche ora con la linea di chiusure del ministro Roberto Speranza, e a pagarne lo scotto più caro sono Regioni come Calabria e Sicilia che, nonostante una situazione epidemiologica tutt’altro che preoccupante, devono subire le stesse restrizioni di territori in cui i contagi non accennano a scendere.

Come si può notare chiaramente dal grafico proposto in basso (clicca per ingrandire l’immagine), l’aumento della percentuale dei morti del periodo gennaio 2020-ottobre 2020 rispetto alla media dei cinque anni precedenti è in aumento negli Stati in cui sono garantiti meno posti letto. In questo il Regno Unito, la Spagna e appunto l’Italia sono degli esempi emblematici e seguono il trend della linea blu. Il confronto risulta impietoso se si prendono in considerazione la Germania (ben 8 posti letto ogni 1.000 abitanti) e la Svezia: in quest’ultimo caso, nonostante la nazione scandinava possegga circa 2.4 posti letto ogni mille cittadini e al tempo stesso non abbia mai adottato alcun lockdown, il tasso di mortalità resta nettamente inferiore a quello italiano. E’ la prova più evidente di come la diffusione del Covid-19 dipenda da fattori quali l’età media, le abitudini di vita, il clima, e non può essere frenato chiudendo ristoranti, palestre e limitando le libertà dei cittadini. Lo studio condotto da Anaao-Assomed (sindacato medico italiano) mostra la netta correlazione tra i decessi durante la prima ondata della pandemia e i posti letto disponibili: la saturazione delle terapie intensive e dei ricoveri rende difficile non solo curare i malati di Covid, ma anche tutti i pazienti che soffrono di altre patologie.

chi ha meno posti letto ha più vittime di covidIl secondo grafico invece mostra il numero di decessi giornalieri ogni milione di persone. Anche in questo caso il paragone dell’Italia con Germania e Svezia mette i brividi: tranne in un picco di morti verificatosi tra gennaio e febbraio 2021, la linea dei due Paesi non si avvicina mai a toccare quella italiana. Lo Stato scandinavo addirittura fa attualmente meglio di quello tedesco senza aver mai aver imposto la chiusura di cinema, teatri, asili o scuole primarie. E’ sinonimo questo di un totale fallimento del sistema con mappe a colori adottato dall’Italia e dal ministro Speranza, che ora decide anche di abolire la zona gialla almeno sino alle festività di Pasqua. Suona davvero strano come qualcuno al governo non si sia accorto che il numero di nuovi casi e di decessi non coincida con la rigorosità delle limitazioni adottate. La salvezza sarebbe potuta essere quella di incrementare il numero di posti letto negli ospedali, ma nel nostro Paese la soluzione è sempre stata quella di chiudere i bar e imporre un assurdo coprifuoco alle 22. Ma se si considera che il ministro della Salute ha dovuto censurare il proprio libro perché il suo testo metteva in imbarazzo il governo, poco dopo investito dalla violenta seconda ondata di contagi, allora non bisogna sorprendersi proprio di niente.

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