La storia del Duomo di Messina, più volte ricostruito a causa di eventi naturali e bellici che non corso dei tempi lo hanno danneggiato: quel che all’apparenza potrebbe sembrare una austera e spoglia cattedrale novecentesca in cemento armato, altro non è invece che un enorme reliquiario, emblema di una città dal passato nobile e che spera sempre in una rinascita fiorente
Il Duomo di Messina, chiamato anche Basilica di Santa Maria Assunta, è certamente uno dei simboli della città. Noto fino alla rivolta antispagnola del 1678 come “Chiesa di Santa Maria la Nuova”, è la cattedrale madre dell’arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela. Sorge proprio nel centro storico del capoluogo siciliano dello Stretto, la sua facciata e lo splendido campanile prospettano sull’omonima piazza. La sua storia è molto affascinante e inizia addirittura nell’anno 530 quando, durante l’Impero bizantino di Giustiniano I e sotto il pontificato di Bonifacio II°, il tempio protometropolitano fu eretto per opera del generale Belisario. Grazie al rinvenimento di alcune monete d’oro sepolte alla base di una delle due torri è stato possibile determinare l’anno della prima edificazione. Tra il 900 e l’anno 1000, quando vigeva l’emirato islamico di Sicilia, la costruzione fu miseramente devastata, verosimilmente per essere trasformata in moschea, una pratica che avvenne per molte altre chiese, come ad esempio la cattedrale metropolitana della Santa Vergine Maria Assunta di Palermo. Soltanto nel 1072 il gran conte Ruggero conquista Messina, sottraendola al dominio islamico, e restituisce la chiesa al culto cristiano avviando di fatto l’inizio della costruzione di quello che diventerà il potente Regno di Sicilia governato dai suoi successori dinastici. La solenne riconsacrazione avviene il 22 settembre 1197 sotto il pontificato di Papa Celestino III, presieduta dall’arcivescovo Bernardo di Masio, presenti l’imperatore e Re di Sicilia Enrico I, figlio di Federico Barbarossa, e la regina Costanza d’Altavilla ultima principessa degli Altavilla, a lui andata in sposa portando in dote il Regno di Sicilia.
Le strutture originarie del sacro edificio sono state oggetto di frequentissime trasformazioni nel corso dei secoli, a causa soprattutto di eventi catastrofici e terremoti. Una vera e propria distruzione avvenne nel 1254, provocata da un furioso incendio durante i funerali di re Corrado I di Sicilia, la lenta ricostruzione e l’arricchimento durò per moltissimi anni. Si arrivò al Risorgimento per vedere l’introduzione di numerosi elementi decorativi di grande rilievo: furono apportate ventisei colonne di granito, mosaici policromi, una profusione di marmi mischi, le decorazioni del soffitto, gli splendidi portali, il rivestimento marmoreo a fasce bicrome della facciata, una selva di altari e altarini addossati alle colonne e alle superfici parietali. Mense, steli, cappelle, tombe e sepolcri furono numericamente ridimensionati a partire dalla realizzazione dell’imponente complesso dell’apostolato, il cui autore, Giovanni Angelo Montorsoli, discepolo e collaboratore di Michelangelo Buonarroti, costruì contemporaneamente alla meravigliosa fontana di Orione che si può ammirare in piazza del Duomo.
All’alba del 28 dicembre 1908, alle prime scosse del terremoto che colpì Messina e Reggio Calabria, l’edificio resistette ma subì gravissimi danni, tra cui il totale collasso del tetto, la perdita di buona parte delle absidi e il crollo totale della parte superiore della facciata. La ricostruzione, operata negli anni venti, riportò il tempio alle linee originarie. Grazie a pazienti opere di restauro fu inoltre possibile recuperare quasi tutte le opere d’arte. La ricostruzione fu avviata nel 1923 da Aristide Giannelli ex novo sul modello medievale. Una nuova distruzione, e per certi aspetti più grave, la causarono gli eventi della Seconda Guerra Mondiale: la notte del 13 giugno 1943 due spezzoni incendiari sganciati nel corso di un’incursione aerea alleata trasformarono in un rogo la cattedrale, inaugurata appena 13 anni prima. Restarono solo le strutture perimetrali, mentre ciò che era stato recuperato dopo il terremoto fu quasi del tutto ridotto in cenere. Toccò all’Arcivescovo monsignore Angelo Paino, che aveva già fatto risorgere il tempio dalle macerie del terremoto, provvedere alla nuova ricostruzione. Il 13 agosto 1947 la Cattedrale è riaperta al culto e da papa Pio XII° per essere insignita del rango di Basilica. Le statue, i marmi ed i mosaici sono quasi tutti pregevoli copie degli originali perduti.
L’Architettura del Duomo di Messina: i tesori, il Campanile e l’Orologio astronomico più grande e complesso del mondo
Da un punto di vista architettonico, la facciata della Basilica di Santa Maria Assunta presenta tre portali tardo gotici originali, il più importante è sicuramente quello centrale, opera del Piperno (1412), ricco di decori che rimandano al sacro e al profano, sovrastato infatti da un medaglione raffigurante l’incoronazione della Vergine, di Pietro de Bonitate (1465), mentre nella lunetta vi è la stata cinquecentesca della Madonna in trone, del Mazzola, immersa in un affresco con angeli musicanti di Letterio Subba. I due portali laterali invece, più piccoli, sono anch’essi datati fra il ‘400 e il ‘500 e presentano nelle lunette le immagini della Madonna (quello sinistro), e di san Placido, compatrono della città (quello destro). Degni di nota anche gli accessi laterali alla chiesa, con portali cinquecenteschi opera di Rinaldo Bonanno e Polidoro Caldara; l’ingresso a sud presenta anche un corpo aggiunto con eleganti bifore tardo-gotiche quattrocentesche. L’interno del Duomo di Messina ripropone la tripartizione già visibile esternamente, le tre navate sono scandita da una doppia fila di 13 colonne che sorreggono archi a sesto acuto, dettagli che danno un senso verticistico all’edificio. La chiesa ha tre absidi, ciascuna delle quali è decorata interamente da mosaici in stile bizantino, databili fra il XIV e il XV sec. L’unico sopravvissuto interamente è quello dell’abside di sinistra, raffigurante la Madonna in trono fra angeli; interamente ricostruito è quello grande dell’abside centrale, col maestoso Cristo Pantocratore, riproduzione di quello trecentesco. Le 12 cappelle sono occupate dalle statue degli apostoli, copie delle originali andate perse durante i bombardamenti. Tra le particolarità spicca sicuramente l’organo polifonico a cinque tastiere, secondo in Italia, solo a quello del duomo di Milano. L’altare maggiore è dedicato alla patrona di Messina, la Madonna della Lettera, un’opera maestosa a cui contribuirono Juvarra e Guarini.
Nella cattedrale oggi è conservata una collazione di opere d’arte di carattere sacro legate al culto della Madonna della Letta. L’opera più preziosa è la Manta d’oro, che richiama all’uso comune in Oriente e in Russia di coprire le immagini sacre con vesti in argento e oro, in modo da lasciare scoperti ed esaltare il viso e le mani. Essa è adoperata solo nelle grandi feste, in occasione della feste della Madonna del 3 giugno: al quadro che viene posizionato al centro della chiesa, solitamente rivestito da un mantello argento, viene fatta indossare la Manta d’oro. L’opera è stata creata dell’orafo fiorentino Innocenzo Mangani, incaricato dal Senato messinese e completata nel 1668 dopo ben sette anni di lavoro: “il professore di scoltura, si obbligava anche a nome del figlio Ottaviano di realizzare una manta di rame per l’immagine della Madonna della lettera da ricoprire in seguito d’oro per il prezzo di onze 70 (…); di fare la manta di ramo di quella grandecza, larghecza, modo et forma conforme al modello di cera rossa, quale dovrà cesellare lavorare polire et redurla ad ogni perfecto fine in modo tale però che si possa coprire d’oro”. Ingenti somme di denaro furono impiegate per questo splendido capolavoro d’arte orafa, che complessivamente costò trentamila scudi, di cui dodicimila solamente per l’acquisto dell’oro. Molti contribuirono a sostenere le spese e persino i laureandi universitari furono coinvolti dal Senatus Consulto a pagare una tassa di dodici tarì. Inoltre, nel corso dei secoli è stata impreziosita da gioielli donati da regine, arcivescovi e nobili.
Di particolare pregio è la corona della Madonna, creata precedentemente alla Manta e adattata ad essa, arricchita di gioielli, catene in oro e smalti, pietre preziose. Presumibilmente l’opera può ricondursi a Pietro Iuvara e Mario d’Angelo che si erano impegnati con il tesoriere della cappella della Lettera a realizzare una corona per la Madonna e di mettere i gioielli come gli sarà ordinato; la raggiera del Bambino venne invece eseguita dallo stesso Mangani, come si rileva da documenti di archivio inediti. Risulta di raffinata lavorazione l’esecuzione delle vesti, i cui profili sono regalmente adornati ancora da collane preziose. Il disegno presenta stilemi della moda tessile dell’epoca, secondo l’impaginazione di un tessuto serico damascato con moduli a griglia e infiorescenze centrali.
All’interno del Duomo di Messina inoltre esiste una parte che è chiamata come la cripta, ancora sconosciuta per molti. Si tratta infatti di una chiesa sotterranea, scoperta soltanto nel 2009, che possiede uno scolatoio di cadaveri, in cui si facevano essiccare i defunti, attraverso un processo di mummificazione naturale. Fu costruita contestualmente alla Chiesa Madre, a cui in origine era collegata. Fu realizzata nel 1081, su commissione del re normanno Ruggero II. All’inizio era un unico grande vano indifferenziato, retto da numerose colonne. Sulle colonne si sviluppano le volte che sostengono il pavimento del Duomo. In questo spazio si celebravano messe e si tenevano le riunioni dei vescovi della Diocesi. Sopravvissuta a terremoti e alluvioni, la cripta è l’unica struttura originale rimasta dell’antico impianto chiesastico quasi interamente ricostruito dopo il sisma del 1908 e gli incendi causati dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Il grande ambiente rettangolare è oggi diviso in tre sezioni da nuovi muri in cemento e conserva la base di un altare a gradini. È ancora evidente la decorazione a stucco settecentesca, che copriva l’ambiente e l’abside centrale. Nelle cappelle laterali gli stucchi consistevano soltanto di motivi foliacei lungo i costoloni, mentre maggiore spazio era riservato agli affreschi.
Il Campanile del Duomo di Messina e l’Orologio astronomico più grande e complesso del mondo
Tra le meraviglie del Duomo di Messina è necessario soffermarsi sull’imponente campanile dotato di un sofisticato orologio meccanico e astronomico progettato dalla ditta Ungerer di Strasburgo e inaugurato nel 1933; a mezzogiorno il complesso sistema meccanico permette alle statue di bronzo dorato di muoversi. Sono presenti il carosello dei giorni della settimana, composto da divinità pagane portate su un carro trainato da diversi animali: ogni carro cambia alla mezzanotte (Apollo guidato da un cavallo, Diana da una cerva, Marte da un cavallo, Mercurio da una pantera, Giove da una chimera, Venere da una colomba e infine anche Saturno da Una chimera). Segue il carosello delle età, composto da quattro statue che rappresentano le fasi della vita (infanzia-bambino, giovinezza-giovane, maturità-guerriero, vecchiaia-vecchio, morte-scheletro). Dopo di che è rappresentata la chiesa di Montalto, luogo in cui secondo la tradizione apparve la Madonna in sogno a fra’ Nicola chiedendo la costruzione della chiesa. Si prosegue con una serie di scene bibliche, che variano in base al calendario liturgico, tra cui l’adorazione dei pastori e dei re Magi, la risurrezione di Gesù e la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli. Terminate le scene bibliche il posto è ceduto alla patrona di Messina, la Madonna della Lettera. La parte relativa all’orologio è il luogo di un’altra coppia di statue, Dina e Clarenza, che battono le ore e i quarti, due eroine che difesero la città dall’assalto delle truppe Angioine. Il gallo, alto 2.20 metri rappresenta il risveglio che a seguito dei tre ruggiti del leone, alto 4 metri e simbolo della provincia di Messina, di mezzogiorno, batte le ali e solleva la testa cantando il classico chicchirichi per tre volte. Infine sono presenti anche i quadranti delle ore, il calendario perpetuo, il planetario e la luna. Allo spettacolo offerto dal campanile si può assistere liberamente dalla piazza. Tutti i giorni, allo scoccare di mezzogiorno, per una durata di 12 minuti, si muovono in successione cinque delle scene rappresentate nei sette riquadri. Durante la giornata, ogni quarto d’ora si muovono le sue statue a lato del gallo battendo le campane. Più lenti i movimenti nel carosello dei giorno dove il cambio di scena avviene con una rotazione completa che dura 24 ore, mentre nella rappresentazione degli episodi biblici la rotazione avviene alla vigilia degli eventi corrispondenti (Natale, Epifania, Pasqua e Pentecoste). Insomma, sono sicuramente tante le meraviglie all’interno e all’esterno del Duomo che meriterebbero attenzione: quel che all’apparenza potrebbe sembrare una austera e spoglia cattedrale novecentesca in cemento armato, altro non è invece che un enorme reliquiario, in cui è racchiuso il grande passato di una città che, nonostante tutte le avversità e le catastrofi, ha sempre continuato, e continua ancora, a sperare nella sua resurrezione.