La storia e le origini di una delle strutture più belle e affascinanti di Messina: la Fontana di Orione, il cacciatore che fondò la città peloritana
Una delle opere più belle, grandi e affascinanti di Messina è la Fontana di Orione, quest’ultimo considerato il fondatore della città peloritana nonché gigante dalla sua triplice paternità generato dall’orina di Giove, Nettuno e Mercurio. L’opera, che si trova in piazza Duomo, fu realizzata nel 1553 da Giovanni Angelo Montorsoli (allievo di Michelangelo) insieme a Domenica Vanello. Venne definita, dallo storico d’arte Bernard Berenson, “la più bella fontana del Cinquecento europeo“.
La storia e la struttura della Fontana di Orione
L’imponente opera nasce per volere del Senato messinese nel 1547, a puro scopo celebrativo, affinché si ricordasse a posteriori la costruzione del primo acquedotto della città – che avrebbe convogliato le acque dei torrenti Camaro e Bordonaro – i cui lavori iniziarono nel 1530 e vennero ultimati nel 1947. Per realizzare l’opera, il Montorsoli si fece procurare marmi da Carrara e chiese la collaborazione di numerosi scultori locali. Per far spazio alla fontana, venne demolita la chiesa medievale di San Lorenzo Martire – su permesso di Papa Paolo III – e fatta ricostruire poco più lontana dallo stesso Montorsoli (poi crollata nel terremoto del 1783). Di questo evento c’è traccia sulla lapide in marmo che si trova sotto la fontana. La traduzione in latino recita la seguente descrizione:
“Al tempo di Carlo V Augusto – Re di Sicilia, Giovanni Vega Vicerè – Magistrati di Messina – Francesco Marullo, Cola Mazza – Cola de Calcis, Pantaleone Cinico – Geronimo Romano, Stefano da Messina – Edili all’acqua – Antonino Ghoto, Francesco de Castellis – Scultore e architetto dell’opera – Giovanni Angelo Montorsoli Fiorentino – Qui nel vecchio tempio di San Lorenzo – distrutto veniva costruita la fontana – nel 1553”.
La struttura dell’opera presenta una forma piramidale. Orione si trova nel punto più alto con il cane Sirio in basso, ai suoi piedi. Sotto, quattro naiadi e quattro tritoni, a cui segue alla base una grande vasca a dodici lati con quattro statue che raffigurano i fiumi Nilo, Tevere, Ebro e Camaro. Le braccia e i corpi femminili, incrociandosi, danno l’idea di leggerezza, di una sorta di danza. Sotto le quattro statue di queste divinità fluviali, Francesco Maurolico – matematico e umanista messinese che aiutò Montorsoli nella realizzazione dell’opera – compose dei distici in latino. Questa la descrizione tradotta:
- sotto il fiume Nilo
“Io Nilo in sette foci diviso/Qui, o Zancle, nel tuo grembo reclino il capo”; - sotto il Tevere,
“Per merito della (tua) antica fede o Messina perenni/Acque a te versa l’urna del grande Tevere”; - sotto l’Ebro,
“Io Ebro re delle esperidi acque (qui) vengo/Né fra le sicule regioni vi fu luogo (a me) più gradito”; - sotto il Camaro,
“Sgorgato dall’acquoso Camaro, sono servo della Patria/Per opera mia scorrono copiose le acque”.
Come Orione fondò la città di Messina
Quest’opera, il cui significato “materiale” è già stato espresso, ne ricopre anche tanti altri dal punto di vista emotivo: si sviluppa infatti come una grandiosa epopea figurata che ha il compito sia di glorificare Messina e sia di regalare un omaggio indiretto all’imperatore Carlo V, il quale aveva varato una serie di iniziative in favore della città messinese, tra cui l’ampliamento delle mura difensive. In ambito storico, invece, anche quest’opera si va ad inserire all’interno della più ampia storia del Mediterraneo in cui a farla da padrone è il mondo della mitologia greca, le cui origini sono state tramandate ai giorni nostri proprio attraverso tali realizzazioni. A tal proposito, lo storico del I secolo A.C. Diodoro Siculo racconta come Orione fondò la città di Messina. Orione, cacciatore di origini divine, progettò e presiedette i lavori della costruzione della città siciliana di Zancle, che prenderà poi il nome – appunto – di Messina. Zanclo, primo re di Messina, venne aiutato proprio da Orione nella costruzione del porto della città, per arginare le frequenti mareggiate che si abbattevano sulla costa.