Nel 1812 un fulmine colpisce i depositi delle polveriere francesi nel castello di Scilla e fa un strage. Da quel momento inizia la crisi di Napoleone Bonaparte
Nel 1806, dopo che i Borbone erano dovuti fuggire nuovamente da Napoli a causa dell’invasione francese, sul trono di Napoli andò il fratello di Napoleone, Giuseppe Bonaparte e non appena il papa Pio VII rifiutò di aderire all’embargo nei confronti dell’Inghilterra, unica potenza ancora in armi contro la Francia, Napoleone fece occupare Roma dal generale Miollis e il 7 maggio 1809 ne ordinò l’annessione dello Stato Pontificio. In effetti solo quattro anni dopo, Napoleone riuscì a strappare l’approvazione di un nuovo Concordato con il pontefice ed il blocco fallì anche perché molti paesi europei, per motivi di convenienza economica, non vi aderirono completamente, continuando a mantenere scambi commerciali con l’Inghilterra. Nel 1810 la Francia arrivò alla sua più grande espansione in Europa, che era definitivamente ridisegnata secondo il volere napoleonico. Infatti i territori sotto il diretto controllo francese si erano espansi ulteriormente fino alla Calabria, ma questa gloria ben presto finì, con la “Battaglia di Waterloo”, il 18 giugno 1815, quando le truppe francesi furono sconfitte dagli eserciti britannico-olandese-tedesco-prussiano. Fu una delle più combattute e sanguinose battaglie delle guerre napoleoniche. In questo contesto storico europeo, il 12 Luglio del 1812, un fulmine caduto nel Castello di Scilla, espugnato qualche anno prima dai francesi, produsse una forte esplosione nel deposito delle polveriere. Questo spiacevole episodio divenne uno spartiacque per l’impero di Napoleone, poiché da quel momento sprofondò in una crisi senza ritorno, tre anni dopo infatti, l’ultima battaglia persa da Napoleone lo costrinse ad esiliare a Sant’Elena. A seguito della forte esplosione nel Castello di Scilla, persero la vita 21 soldati del Battaglione francese del Reggimento Real Corso, tra i quali il Capitano Buonavita e il Sottotenente Emanuele, ed una giovinetta del luogo.
A ricordo di tale avvenimento fu posta una lapide nel Castello di Scilla, caratterizzata dal timpano che ricorda il classico copricapo a forma di tricorno dei seguaci di Napoleone, su cui vi è la prima dicitura del testo “Con permissione del Signor Tenente Generale Manhes come capo il corpo di armata delle Due Calabrie e aiutante di campo di S.M. – A.D. X 1812”, mentre la parte finale è costituito dal teschio con tibie incrociate e la data, e sottostante narra i versi della tragica dipartita dei due ufficiali corsi “Questo sasso lettor t’insegna e addita come trisulca folgore stridente il prode Capitano Bonavita e il bravo Emanuel Sottotenente. In questo forte ambo privò di vita il di 12 Luglio anno corrente commosso il Real Corso Reggimento gl’erge in memoria questo monumento”. Il testo lascia all’interpretazione del passante la possibile vera causa della deflagrazione, anche perché verosimilmente non si trattò di una disgrazia, visto che lo stesso evento fu ripetuto nel Gennaio del 1815 e che in breve tempo funestò per la seconda volta il Castello di Scilla. Rimangono dubbi sui motivi del tragico evento e nel corso degli anni, furono prese in considerazione delle ipotesi sulla strage del 18 Gennaio 1812 al Castello di Scilla. La tesi sostenuta dagli storici più contemporanei, considera il tragico evento una manovra ordita da spie al soldo degli Anglo-Borbonici, che si erano infiltrate all’interno dei reggimenti francesi e in tutti i presidi militari del meridione d’Italia. Anche perché sembra inverosimile che la polveriera sia stata ubicata per errore nello stesso posto. Questo episodio, pur non avendo una grande valenza storica, può essere considerato un ulteriore prova delle numerose falle della organizzazione militaresca dell’Esercito Napoleonico.
Enrico Pescatore