Per non dimenticare l’attività di un grande prete come don Giovanni Zampaglione

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Don Giovanni Zampaglione si affida alla preghiera e con questo dialogo interiore si rafforza

Quella del Covid 19 è una esperienza inaspettata e terribile, traumatica. Che ha acuito non solo le distanze tra ricchi e poveri, Ma anche tra deboli e forti in tutti i sensi. Tra chi ad esempio sa stare da solo e dialogare con se stesso e con tutto ciò che risuona in lui,  e chi costretto in casa viene preso dallo sconforto e resta tutto il giorno davanti alla TV.  Tutti però, in modi diversi, abbiamo bisogno dell’Altro, e degli Altri. L’essere umano è per natura socievole. Vive naturalmente in Comunità. Don Giovanni Zampaglione ha dalla sua, in questo contesto, un suo punto di partenza: si affida alla preghiera e con questo dialogo interiore si rafforza. Ma non basta. Bisogna riuscire a comunicare con gli altri, a non farli sentire soli e persi. Ad aiutare. A dare conforto. Ma dato che la prima trincea da difendere è la salute, e il virus vive e prospera solo nell’organismo umano, o animale, ecco l’uso della tecnologia, informatica e non solo. Forse questo è il punto più bello del libro: la necessaria ripulsa della chiesa come edificio ricorda l’importanza della Chiesa come Comunità. E poi… la fantasia al potere! Vari tipi di “flash mob”, di essere vicino ai fedeli. Calcio, canzoni, preghiere, sono tutti mezzi con un unico fine. E infine, un nuovo inizio. Siamo cambiati? Nulla è come prima? Il mondo è migliore? Purtroppo non tutte le speranze si sono attuate. Ma continua in questo duro inverno la battaglia di sempre: per dare speranza a tutti gli esseri umani e non lasciare nessuno solo. Se riusciremo a migliorarci in questo, anche il vaccino avrà contribuito a farci migliori. Don Giovanni Zampaglione non smette di crederci.

Olga Balzano Melodìa

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